domenica 21 giugno 2015

Spettacoli in scena Roma Fringe Festival dal 21 al 27 giugno


Quarta settimana per il Roma Fringe Festival, classico appuntamento con 9 spettacoli a sera fino a venerdì 26. Sabato, come di consueto ci sarà l'eventone gratuito e i tre spettacoli semifinalisti da cui si sceglierà il quarto spettacolo per la finale del 5 luglio. Questo il dettaglio degli spettacoli in corcorso questa settimana:



www.testamento.eacapo / Palco C - 21 giugno h. 20,30 - 22 giugno h. 22,00 - 25 giugno h. 23,30: Un testamento per trapanarsi l’anima con suggestione e ironia. Un mettere un punto e ripartire. Morire e rinascere in 60 minuti. Il tutto con molta ‘emoticon’. Dialoghi da chat e lettura lirica...http://romafringefestival.net/spettacoli-roma-fringe/www-testamento-eacapo

33 / Palco A - 21 giugno h. 20,30 - 22 giugno h. 22,00 - 23 giugno h. 23,30: Il messaggio cristiano in quattro quadri: le parole dell’ultima cena, i pensieri sulla guerra e sulla solidarietà in uno scenario distorto. I fedeli, spesso incapaci di comprendere fino in fondo le parole della loro guida, ne tradiscono il messaggio rivoluzionario. Un’opera techno-pop in cui il teatro e la danza si uniscono.http://romafringefestival.net/spettacoli-roma-fringe/33

Point of view / Palco B - 21 giugno h. 20,30 - 23 giugno h. 23,30 - 25 giugno h. 22,00 Risate, bugie e tradimenti si mescolano in un puzzle in cui l’ultima tessera è il pomo della discordia. Tre donne, tre amiche, tre visioni sull’amore. La verità è una questione di punti di vista.http://romafringefestival.net/spettacoli-roma-fringe/point-of-view

Album Toi, Mon Miroir / Palco A - 21 giugno h. 22,00 - 22 giugno h. 23,30 - 23 giugno h. 23,30 Danza e interazione digitale si fondono per interpretare i temi del doppio e del rapporto con la propria immagine fedele e reale e quella costruita o “virtuale”. http://romafringefestival.net/spettacoli-roma-fringe/album-toi-mon-miroir-7

Condannato a morte. The Punk Version / Palco C - 21 giugno h. 22,00 - 22 giugno h. 20,30 - 23 giugno h. 23,30 Parigi, carcere di Bicêtre. Da “Ultimo giorno di un condannato a morte” di Victor Hugo, il testo di Davide Sacco restituisce la modernità di una grande opera, datata 1829, decontestualizzandola nella struttura, senza mai tradire l’originale per l’intrinseca attualità che la caratterizza. Lo spettacolo è patrocinato da Amnesty International e dal Giffoni Film Festival. http://romafringefestival.net/spettacoli-roma-fringe/condannato-a-morte-the-punk-version

Xenofilia / Palco B - 21 giugno h. 22,00 - 22 giugno h. 23,30 - 25 giugno h. 20,30 Una notte, Margherita è finita fuori strada in seguito a un incidente stradale. Lì, nella nebbia, lo ha visto. Per la ragazza è un alieno venuto a salvarla, la creatura osserva Margherita, la decifra e ne impara la lingua. Improvvisamente gli oggetti nella cameretta, a contatto con l’alieno, si tramutano nei ricordi della ragazza. http://romafringefestival.net/spettacoli-roma-fringe/xenofilia-2

1915 Ortigara. La legge della sopravvivenza / Palco B - 21 giugno h.23,30 - 22 giugno h.22,00 - 23 giugno h. 20,30 Si perde tutto nella guerra? Qualsiasi valore, scopo, sogno?
In occasione del centenario della prima Guerra mondiale lo spettacolo ricorda il sacrificio di migliaia di uomini con una storia di coraggio e paura in trincea e d’amore spezzato, nell’altopiano di Asiago. La crudezza della battaglia momenti si alterna a momenti più leggeri e ilari. Un coro Alpino dal vivo crea un’atmosfera lontana, densa e toccante. http://romafringefestival.net/spettacoli-roma-fringe/1915-ortigara-la-legge-della-sopravvivenza

La prova del topo / Palco A - 21 giugno h. 23,30 - 22 giugno h. 20,30 - 23 giugno h. 22,00 Un gioco rocambolesco in cui personaggi dalla personalità sbilenca, esasperati oltre il pensabile, presentano se stessi in un delirio di apparente non senso. Spesso è più facile restare schiavi che ammettere una propria mancanza, ma, intanto, ci divertiamo. http://romafringefestival.net/spettacoli-roma-fringe/la-prova-del-topo


Maredentro / Palco C - 21 giugno h. 23,30 - 23 giugno h. 22,00 - 24 giugno h. 20,30 La brutale follia dei sopravvissuti della nave Méduse e il folle genio dell’artista Théodore Géricault che ne ha dipinto l’orrore. Una zattera rimasta in balìa delle onde e della follia per la sopravvivenza, e il folle genio di un pittore che ha condiviso la spaventosa esperienza fin nelle cavità più buie...http://romafringefestival.net/spettacoli-roma-fringe/maredentro

L’una dell’altra / Palco B - 22 giugno h. 20,30 - 24 giugno h. 22,00 - 26 giugno h. 23,30 In una discoteca due donne trentenni ripercorrono oniricamente le loro vite. L’una ha trascritto al dettaglio le regole da seguire per campare. L’altra è una gatta che si struscia al mondo, cercando di trattenere le persone. Figlie del “vorrei ma non posso”. Cresciute con sogni di gloria, si ritrovano alla periferia della speranza, a desiderare d’esser qualcos’altro, a un soffio dall’esplosione.http://romafringefestival.net/spettacoli-roma-fringe/luna-dellaltra-3

Promemoria. Monologo per persona sola / Palco C - 22 giugno h. 23,30 - 25 giugno h. 22,00 - 26 giugno h. 20,30 In una cucina dove gli oggetti si muovono senza apparente spiegazione, un orologio sembra scandire un tempo tutto suo, tra passato e presente, visioni e realtà, minuti cancellati e ripetuti.http://romafringefestival.net/spettacoli-roma-fringe/promemoria-monologo-per-persona-sola

Tuoni / Palco C - 23 giugno h. 20,30 - 24 giugno h. 23,30 - 26 giugno h. 22,00 Due personaggi terrorizzati dai tuoni: non è solo pioggia quella che sta arrivando. Una tragedia moderna, senza spargimenti di sangue. Un dramma fatto di ombre, di incubi mal celati. In scena delle colpe dell’umanità.http://romafringefestival.net/spettacoli-roma-fringe/tuoni-4

Barrique - Premier chapitre / Palco B - 23 giugno h. 22,00 - 24 giugno h. 23,30 - 26 giugno h. 23,30 Cosa significa essere donna se non diventi madre? Cosa sono disposta a fare per essere riconosciuta in quella natura pro-genitrice? E quando non è possibile, chi sono? Quando non accade, per quanto devo provarci? http://romafringefestival.net/spettacoli-roma-fringe/barrique-premier-chapitre

Bestiario / Palco B - 24 giugno h. 20,30 - 25 giugno h. 23,30 - 26 giugno h. 22,00 Tre Maschere si offrono al pubblico senza inibizioni o censure. Il Lupo, il potere economico, L’Aquila, il potere religioso, Il Drago, il potere politico e militare. Personaggi e storie della fine dei tempi. Le ultime parole di un’era, l’estremo banchetto in tempi di carestia. L’ultima arroganza prima del silenzio.http://romafringefestival.net/spettacoli-roma-fringe/bestiario-3

L’orda oliva / Palco A - 24 giugno h. 20,30 - 25 giugno h. 20,30 - 26 giugno h. 22,00 Una barca sospesa tra cielo e mare. Dal racconto ‘Il lungo viaggio’ di Sciascia, L’orda oliva nasce dalla riscrittura dei detenuti-attori della Casa di Reclusione di Civitavecchia. Passato e futuro. In carcere non si parla mai al presente. http://romafringefestival.net/spettacoli-roma-fringe/lorda-oliva

Bignè. L’amore è Cechov / Palco C - 24 giugno h. 22,00 - 25 giugno h. 20,30 - 26 giugno h. 23,30 Tratto da L’orso di A. Cechov, un sogno buffo in cui i personaggi sono maschere e le maschere gabbie, dove i ruoli diventano etichette e le battute epitaffi. Tre bignè che s’agitano sulla scena. Vuoti, senza crema. http://romafringefestival.net/spettacoli-roma-fringe/bigne-lamore-e-cechov-3

Les aimants / Palco A - 24 giugno h. 22,00 - 25 giugno h. 23,30 - 26 giugno h. 20,30 Le poesie di Prévert si confondono in uno spettacolo dolce, mischiando teatro gestuale, danza e poesia.http://romafringefestival.net/spettacoli-roma-fringe/les-aimantes

Que solo quiero despertarte / Palco A - 24 giugno h. 23,30 - 25 giugno h. 22,00 - 26 giugno h. 23,30: La storia dei desaparecidos argentini, torturati e gettati nell’Oceano dalla dittatura del 1976. La storia delle Madres di Plaza de Mayo, che ancora oggi non smettono di lottare per fare emergere la verità. È un inno al coraggio delle madri e dei figli e una presa di posizione decisa contro l’autoritarismo e l’abuso del potere, di oggi e di ieri. http://romafringefestival.net/spettacoli-roma-fringe/que-solo-chiero-despertarte

Per maggiori informazioni: http://romafringefestival.net/
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La vera vita del cavaliere mascherato - Fringefestival 2015 | Recensione

All’interno della cornice di Castel Sant’Angelo, presso il parco Adriano, dove si svolge la rassegna teatrale del Roma Fringe Festival, è andato in scena lo spettacolo, diretto da Alessandro De Feo, La vera vita del Cavaliere Mascherato. Sulla scena Tiziano Caputo, Matteo Cirillo, Angelica Ferraù, Fabrizio Milano, Gioele Rotini e Duilio Paciello. Allestimento: Valentina Cristofari. Musiche: Chopin, Beethoven, Liszt, Debussy, Nino Rota- Compagnia Azzèro Teatro. Teatro sociale.
Un Uomo e la sua professione, un uomo e le sue storie, un uomo e i suoi due mondi. Tutto inizia in un albergo della periferia berlinese dove un cameriere, il nostro protagonista, ci rende partecipe sia del suo vissuto quotidiano che di quello immaginifico. Un sogno ad occhi aperti. Dal binomio sogno/realtà prendono vita, sul palco, due storie che procedono in parallelo. La realtà è una storia di degrado, una storia di umiliazioni, una storia dove il protagonista è il primo a subire ed anche colui che assiste, senza fare un gesto, senza dire una parole, senza agire, alle sofferenze altrui. Il sogno è una storia dove fa un gesto, dove dice una parole, dove agisce. Una storia che lo trasforma in un cavaliere mascherato paladino della giustizia. Una storia dove non subisce ed impedisce che gli altri subiscano. Un uomo in bilico tra il dovere e il proprio tornaconto personale. Due storie ben tratteggiate. Un buon equilibrio scenico. Un uso totale dello spazio ben gestito modellato per quadri scenici. Una scena che esce dalla scena, una scena che invade l’esterno. Il mondo della realtà vive di colori cupi, di corpi in chiusura, di sguardi spenti, di voci “sottotono”. Il mondo del sogno vive di corpi in apertura, di sguardi fieri e vivi, di voci piene e squillanti, di colori. Nel mondo-sogno anche gli oggetti di scena prendono vita trasformandosi/trasformando la scena. Gli oggetti vengono riabilitati (come il protagonista) mutando in una forma più nobile. Uno spettacolo in bilico tra sogno e realtà. Un uomo.
Francesca Cipriani
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Frammenti | #impossiblethings

 (Wife Portrait - Zdzisław Beksiński)

Mi son fottuto il cervello!
E il cuore, la pancia, la vita
l'integrità.
Deflagro

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giovedì 18 giugno 2015

Fäk Fek Fik: quando il teatro diventa deflagrazione interiore | Fringe Festival 2015

« Ero giunto a quel livello di emozione dove si incontrano le sensazioni celesti date dalle arti ed i sentimenti appassionati. Uscendo da Santa Croce, ebbi un battito del cuore, la vita per me si era inaridita, camminavo temendo di cadere. »
- Stendhal -


Come certi fenomeni astronomici rari, capita che anche nel firmamento teatrale a volta si produca una reazione chimica, una collisione tra varie forze, vari pianeti, asteroidi, comete e forze oscure e misteriose. Questo raro impatto produce un evento dalle conseguenze a volte disastrose, ma decisamente affascinanti. I corpi hanno seguito ellittiche traiettorie nella variegata galassia teatrale, fino ad incontrarsi, collidere, sprigionando energia atomica. Le forze in gioco sono quelle di Dante Antonelli, ideatore, regista, quelle di tre attrici portentose quali Martina Badiluzzi, Arianna Pozzoli e Giovanna Cammisa, quello della drammaturgia di WERNER SCHWAB e de "Le Presidentesse", l'ambiente sonoro conturbante di Samovar. Una collisione avvenuta forse anni luce da qui e solo ora ne cogliamo i bagliori: Fäk Fek Fik è il risultato stravolgente di questo forte impatto. 

E' domenica, ci aggiriamo come fantasmi tra i giardini di Castel Sant'Angelo dove si svolge il Roma Fringe Festival; la scelta è tra Palco A, Palco B, Palco C. Si attende lo spettacolo delle 22.00 e siamo indecisi tra Panic, una performance di teatro danza e Fäk Fek Fik. Alla fine optiamo per quest'ultimo. Forti di brucianti e pluriennali esperienze, non ci accomodiamo con troppe aspettative, anzi, c'è persino scetticismo perché tante volte titoli e sinossi accattivamenti, dietro la patina lucida di un'affabulazione pubblicitaria, ci hanno restituito ricerche deludenti, tanto rumore e poco in tasca da portarsi dietro come bagaglio di emozioni: "fuffa". Ignoravamo ancora che ciò a cui avremmo assistito ci avrebbe sconvonto e coinvolto così profondamente, tanto da ridisegnare un nuovo equilibrio nel nostro universo interiore.

Questo lavoro, nato dalle ceneri de "Le Presidentesse" di W. Schwab, ovvero laddove "Le Presidentesse" finisce e con la stessa violenza s'incunea nella fragile tela che protegge la contemporaneità e la squarcia ripetutamente, con esasperata, cinica, urlata energia. Tre leonesse, i loro artigli, parole che escono come fendenti, affilate da una drammaturgia spietata: un coltello su cui non c'è impugnatura, ma solo lama e stringiamo forte per ferirci le mani facendo defluire il composto fluido del nostro sangue, l'urlo di una follia generazionale che non trovava valvole di sfogo. Il tappo è saltato, scivoliamo, non c'è voglia alcuna di trovare un comodo appiglio, Fäk Fek Fik scava una pozzo profondo nelle emotività contemporanee e noi tutti ci tuffiamo in caduta libera. Gratta la scorza ruvida di una modernità assuefatta dagli stimoli, impigrita, resa oggetto dai campanelli di un'esistenza globalizzata e stantia, imbruttita: ne fa cumuli di macerie da incendiare. Una ricerca forsennata tra le piaghe del contemporaneo, non un azzardo - come molti altri lavori - ma uno studio pesato in ogni suo aspetto, drammaturgico, recitativo, scenico. Non c'è assolutamente niente - a parte tre tazze e tre buste di plastica - ci sono tre corpi celesti attoriali, luminosi, accecanti, che ruotano magistralmente in quell'universo che è il palco, da soli bastano a riempire le crepe scricchiolanti del precariato, del consumismo, della green economy, delle relazioni, demolendo le pareti già pericolanti con una recitazione asciutta, aggressiva, senza respiro, che attiva il detonatore e non lascia scampo.

Un successo meritato, sentiamo le mani prendere fuoco dalla forza con cui le battiamo, ma è una necessità incontrollabile, nasce da dentro, come quella di altri, qualcuno si alza in piedi. Tre corpi che ci han messo a nudo, che si son spogliati spogliando noi tutti. Cestinati, azzerati, riciclati e rinnovati. Dipendenza e assuefazione. Un piccolo capolavoro - non crediamo di esagerare - che rivedremo con piacere più e più volte. Un prodotto esplosivo che in tutto e per tutto si eleva come uno dei favoriti per la semifinale di sabato del Roma Fringe Festival e crediamo anche di più, perché vi è poco spazio alla soggettività, c'è una quasi concorde bellezza oggettiva in questo lavoro. E qualsiasi cosa vedremo dopo Fäk Fek Fik, avrà il peso di doverci far cessare le vibrazioni e il senso di vertigine che ancora non si attenuano. Lacerante. Viscerale. Da vedere - e rivedere.


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martedì 16 giugno 2015

La sottilissima arte di innamorarsi

Soprattutto a colei che vibra
e fa vibrare

Non so quando precisamente decisi di attraversare la vita con un unico ideale: vivere un perenne stato di sogno. Provare lo sforzo sovrumano di mutare un sogno in realtà tangibile è un orribile suicidio. Lo impari facendone le spese, mai e poi mai la vita potrebbe eguagliare il tuo sforzo creativo nel creare situazioni incantevoli. Il mio cuore è cartaccia, è spazzatura riciclata, è un fiore di carta ritagliato con cura e caduto in una pozza di fango: dissolto. Dell'ignoto ora son vorace. Imparo ad amare, non come uomo, ma come poeta. Amo le immagini che la realtà alla mente ispira, amo l'intangibile mio pensiero che orna di ghirlande il paesaggio visto dai miei occhi. I colori in me risuonano come arpe. Amo finché il tocco del reale non sgretola i muri altissimi delle illusioni. Amo senza parlare, senza addentrarmi in forme, senza sfiorare. E delle tante muse io m'innamoro, ed esse son mie fintanto che io le adoro. Esse non sanno, né sapranno. M'innamoro, d'ogni fanciulla che ha gli occhi in un libro, che ha un vento fantastico che scorre sotto le sue ciglia. Il loro sguardo di fiaba mi rimanda in altri tempi che vissi e che dimenticai. Secoli fa, mai più li vidi. Non vivono: esistono in quel fugace scorcio di esistenza che ci ha portato ad incrociarci. E m'innamoro d'ogni folta chioma, d'ogni viso che io non sia costretto a guardare nelle sue storture, nelle sue bruttezze: sono io il pittore dei loro tratti e assai più angelica è la mente mia che la natura. Camminate dunque, due, cinque, dieci mentri innanzi al mio cuore e i vostri volti avranno i tratti delle Dee. E di ciò che è fuori moda io amo il frugale sentirsi fuori da ogni tempo, passato indefinito, perché solo fuori dalla linea del presente potremo amarci indefinitivamente: in qualsiasi luogo noi sapremo danzeremo. Di colei che è ancora pura di cuore io m'immamoro, perché suo è il rossore che accende le guance e non conosce del mondo la corruzione; dove lei lascia cadere il passo sorgono margherite e tupilani. E di coloro che san pizzicare le corde dell'anima con un canto, un violino, una chitarra, un basso, di coloro che han sogni in musica e la realtà è di semplice orpello. Di costoro e tant'altre che evocano sogni privi di realtà. Perché il sogno ha un ritmo incalzante e la realtà tempi morti; il sogno ha una drammaturgia originale e la realtà si trascina in forme trite; perché il sogno ha sempre una colonna sonora e la realtà rumore; perché il sogno è in ogni luogo, perché il sogno è potenzialmente infinito e parla il linguaggio indefinito delle emozioni. Non v'è linguaggio alcuno e azzerate sono le incomprensioni. Io sogno. 

E infine, c'è colei la quale al sogno da consistenza, lo incarna, lo dipinge su una tela composta dalle singole cellule del corpo: ella è attrice e le più soavi fantasie possono cogliermi di fronte ad un corpo che sa sbocciare nuovo, trasformarsi, percorrer vite, materializzare la poesia, la massa e l'aria, veicolo delle più fulgide emozioni; tu, Sole del mio sistema incentrato sui sogni, il mio pianeta desertico ha bisogno di abbeverarsi alla tua fonte di luce. Di fronte a te è massimo il mio ardore, "che non finisca con la commedia!" mi ripeto, "che non finisca con la commedia!". Ma tu sei già lontana evanescenza poetica, già te stessa nei camerini e resti viva nei miei occhi solo spettatori, indelebile miraggio in attesa di una nuova replica. E se tu tendessi la mano al di là della quarta parete, la mia, cavalleresca, con un guanto t'accarezzerebbe e con le labbra un bacio appena accennerei senza violarti. Nessuno vuol questo sogno e va allora, sii vita terrena, finita, mentr'io inventerò per noi la nostra eternità. Tu ignara mi ricambierai con un saluto, ma sei un semplice tutto e non lo sai. T'amero da una platea. Se amerai, amerò. Se riderai, riderò. Se morrai metterò il lutto. T'amerò. Da una platea. Io son semplice carta, stracciami.

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domenica 14 giugno 2015

Roma Fringe Festival 2015 | Recensione "Cute" a cura di Francesca Cipriani


Presso il palco di Castel Sant’Angelo all’interno della rassegna teatrale del Roma Fringe Festival, è andato in scena Cute. Ideazione, scenografia e coreografia : Lisa Rosamilia. Musiche e sonorizzazioni: Giada Bernardini Tecnico alla scenografia: Fabio Sabaino. Compagnia matroos – Associazione Pescatori di poesia. Spettacolo di teatro-danza.

Sulla scena una parete…una tela, no, è la nostra pelle, il nostro tessuto epidermico che riempie tutta la scena. La cute che ti protegge, ti accoglie in un abbraccio totale e totalizzante, ti nasconde allo sguardo esterno, nasconde ciò che senti, dentro, fino a quando la forza dirompente dei sentimenti cerca di uscire dalla tua stessa pelle e nello sforzo la cute si lacera, crea dei solchi, sanguina. Un corpo che risponde a stimoli esterni reagendo con collera, stupore, esitazione. Tutto inizia con delle piccole parti di se, si intravedono le dita di una mano, poi quelle di entrambe le mani, che escono, da una piccola fessura (ferita). Le dita creano lo spazio per le mani che a loro volta lo creano per le braccia che finalmente possono uscire e quando si trovano in accordo riescono persino ad abbracciarsi. Si allungano, si ritraggono, si cercano, si trovano, per poi sparire sottraendosi nuovamente ai nostri occhi. Altra ferita ed ecco un’ altra parte di se che fa la sua comparsa, i piedi. Piedi, che diventano gambe, piedi che si sono sentiti presi in causa perché anche loro sono curiosi, irritati, riflessivi, tentennanti proprio come gli arti superiori facenti parte dello stesso corpo. Parti del proprio corpo che ancora non si toccano, che ancora sono distanti. Appaiono e scompaiono prima l’una poi l’altra ma non vanno mai insieme. Un volto si intravede dietro un velo (cute) proprio come era successo in precedenza a mani e piedi, ogni parte del corpo che compie il suo viaggio è sempre avvolta da uno strato di tessuto color ocra metafora della nostra epidermide. Ogni parte del nostro corpo (perché il corpo che intravediamo/ vediamo diventa il nostro corpo) ha il suo luogo designato in cui si muove e da cui tutto vede nelle diverse prospettive. Mani, braccia, piedi, gambe, faccia, ed ora, una schiena, dei seni, un corpo che va verso la sua interezza. Lo spettacolo si conclude nella sua nascita. Il volto, il collo, le spalle, il petto, l’intero corpo si fa strada attraverso una fessura(utero materno). Esce, ma è ancora bloccato da uno strato di tessuto (placenta) che ha creato un tunnel in cui l’intero corpo è ancora avvolto. Un ultimo sforzo ed ecco un corpo, libero, che pulsa all’unisono. Un corpo, a pezzi, che a livello drammaturgico compie un percorso di riappropriazione di se attraverso il ricongiungimento di tutte le proprie parti.
Francesca Cipriani

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giovedì 11 giugno 2015

Presentazione web serie | WELCOME TO ITALY regia di Terry Paternoster







WELCOME TO ITALY
web serie 8x10' online da giovedì 18 giugno
SIGLA https://www.youtube.com/watch?v=1lYYz8nyXBs


Martedì 16 giugno (h. 20.30), presso il Centro Policulturale Baobab (via Cupa 5 – ​Roma) sarà presentata al pubblico e alla stampa WELCOME TO ITALY, la nuova web serie in 8 puntate di 10 minuti dedicata alla realtà dell'integrazione degli immigrati. Online da giovedì 18 giugno su Youtube sul canale Welcome to Italy.

E' la storia, raccontata con umorismo pungente e tanta poesia, di un gruppo di ragazzi 'stranieri' che apre a Roma una radio indipendente, Radio Baobab. Protagonisti sette giovani attori straordinari: Emanuel Caserio è Giorgio (Italia), Irma Carolina Di Monte è Milagros (Sud America), Maziar Firouzi è Bashir (Iran), Daniele Monterosi è Assad (Palestina), Amin Nour è Jamal(Eritrea), Ania Rizzi Bogdan è Luba (Ucraina), Benjamin Vasquez Barcellano jr è Jeffrey (Filippine).

Realizzata all'interno del progetto InfoFilieraRoma.it - nato per dare voce alle comunità straniere presenti a Roma, e finanziato dal Ministero dell’Interno sul Fondo Europeo per l’Integrazione dei Cittadini dei Paesi Terzi - la serie WELCOME TO ITALY è diretta da Terry Paternoster, al suo debutto sullo schermo, dopo il successo nazionale dello spettacolo Medea Big Oil vincitore della XIV edizione del Premio Scenario per Ustica, con il Collettivo teatrale Indipendente Internoenki. “Non parliamo di immigrazione ma di integrazione.” - dichiara la regista - “Oggi i figli di genitori stranieri sono circa 400 mila, non si può far finta di nulla, fra una decina d’anni saranno circa un milione: sono le seconde generazioni di immigrati, anche loro nuovi italiani, un’armata che non dimentica le proprie origini ma che desidera crescere qui, con gli stessi doveri e gli stessi diritti di tutti. Abbiamo scelto le seconde generazioni come protagoniste del racconto con il fine di raccontare le dinamiche di integrazione reali, inserite in uno dei possibili scenari italiani: un centro culturale che sta per chiudere e Radio Baobab diventa metafora di libertà. Desideriamo dar voce a chi come noi cerca un terreno fertile, per piantare nuove radici, in una società multietnica e multiculturale. La storia che raccontiamo nasce proprio all'interno della nostra attuale residenza artistica, il Centro Policulturale di via Cupa” - continua Terry - “e deriva dall'esperienza diretta vissuta nei centri sociali e dalla voglia di raccontare a tutti cosa vuol dire gestire, con fantasia e con entusiasmo, uno spazio che poi, per varie ragioni, ti viene tolto. Un'esperienza che in Italia è condivisa da molti giovani in cerca di futuro”. Sul progetto dei nostri protagonisti, infatti, incombe un serio pericolo: il posto dove sorge la loro Radio (in comodato d'uso comunale) è nel mirino di alcuni speculatori, che vorrebbero demolire tutto per costruire un bel parcheggio a pagamento. Nel frattempo, gli equilibri del gruppo vengono turbati anche dall’arrivo di un ragazzo italiano. Giorgio è stato arrestato in seguito ad una sassaiola contro lo stabile della radio, e un giudice illuminato ha deciso di commutare la sua pena in tre mesi di lavori sociali proprio all’interno di Radio Baobab. Insieme a lui, gli spettatori scopriranno il paradossale quotidiano di chi deve conquistarsi tutto, ma proprio tutto: persino il naturale diritto di essere considerati allo stesso livello degli altri.

WELCOME TO ITALY segue le vicende personali dei giovani protagonisti, raccontando i loro amori e i loro conflitti, sempre avvitati attorno al destino della radio, che hanno deciso di difendere con le unghie e con i denti.


Tra petizioni, provocazioni, minacce e atti mediatici, Radio Baobab cercherà di mantenere solide le sue radici, come il grande albero che la rappresenta, e per i 'nostri' ci sarà spazio per piccole ma significative vittorie, e mille riflessioni sull’identità che ciascuno si porta dentro: tutti con le proprie radici ma anche in cerca di terreno fertile per piantarne di nuove.

La produzione è stata curata da Etnos 2009, con la coproduzione di Daniel Zagghay e la produzione esecutiva di Intergea, grazie allo studio dei tre partners di Infofilieraroma.it - Virtus Italia Onlus, Etnos 2009, Aduli - e al lavoro dei mediatori interculturali appartenenti alle otto differenti comunità straniere più presenti nell’area romana, le puntate di WELCOME TO ITALYsaranno affiancate da una serie di “pacchetti informativi”, composti da realizzazioni infografiche, video testuali e podcast nelle lingue madri delle comunità coinvolte nel progetto.


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Teatro Dei Conciatori | Stagione 2015/16


TEATRO DEI CONCIATORI
C.U.T. – Contemporary Urban Theatre - 100% TAGLIO CONTEMPORANEO

STAGIONE 2015/2016

Quarta Stagione per il Teatro dei Conciatori eppure non è ancora tempo di bilanci. Vogliamo restare ancora "in Progress" e continuare il nostro percorso. 26 spettacoli quasi 300 giorni di programmazione e un numero imprecisato di artisti si avvicenderanno sullo spazio scenico del Teatro dei Conciatori per presentare le loro ultime creazioni o per riproporre spettacoli dal consolidato successo ottenuto nelle precedenti stagioni.

“Per la stagione 2015/2016 vi proponiamo, come le stagioni precedenti, spettacoli che hanno attirato la nostra attenzione destando in noi forti emozioni – affermano i direttori artistici Antonio Serrano Gianna Paola Scaffidi  -  In un mondo con sempre meno modelli di riferimento, siamo fermamente convinti che la cultura giochi un ruolo estremamente importante, ed è per questo che investiamo senza riserve nella scelta degli spettacoli da inserire nella programmazione.  Sfogliate quest’opuscolo, leggetelo e scegliete gli spettacoli che più vi interessano, lasciatevi sorprendere dai nuovi talenti che scoprirete insieme al piacere di rivedere volti noti. Un grazie a tutto il nostro pubblico che ci segue da tempo e che merita tutte le nostre attenzioni. E ancora grazie a tutti gli artisti che con la loro importante presenza ci supportano in questo entusiasmante percorso professionale che ogni anno si impreziosisce sempre più, consolidando il suo ruolo centrale nel proporre una drammaturgia contemporanea d’autore di grande spessore culturale”.

Maria Rosaria Omaggio aprirà la stagione con OMAGGIO A VOI, una emozionante carrellata di personaggi che l'hanno resa celebre e che l'hanno fatta amare al pubblico. Tra gli autori presentati in stagione l'atteso nuovo testo di Giuseppe Manfridi che lo vede in scena anche nelle vesti di attore, Giuseppe Patroni Griffi, Luigi Pirandello, Jean-Paul Sartre, J. S. Sinisterra, Stefano Benni, Alberto Bassetti, Nicola Zavagli, Patrizio Cigliano col suo nuovo testo che lo vede anche protagonista in scena, Dante Maffia, Mario Grossi, Andrea Saraceni che dal cinema si presta al teatro, Roberta Calandra col suo testo Otto, da cui è stato tratto un romanzo appena pubblicato e la presenza puntuale di Luca De Bei con due spettacoli che lo vedono in veste, oltre che di autore, anche di regista accanto ad altri nomi importanti della regia italiana che hanno legato il loro nome alla drammaturgia contemporanea come Marco Mattolini, Cristina Pezzoli, Nadia Baldi, Mita Medici, Antonio Serrano e poi ancora tanti personaggi amati dal pubblico di ogni età come Enrico Lo Verso, Isabel Russinova, Tiziana Foschi (chi non la ricorda negli esilaranti spettacoli de LA PREMIATA DITTA), Alberto Di Stasio, e ancora straordinari interpreti come Margherita Di Rauso, Marta Bifano, Federica Bern, Gianni De Feo, che vedremo nei panni di Edith Piaf di cui quest'anno ricorre il centenario della nascita, Gianna Paola Scaffidi, Alessandra Fallucchi, Michetta Farinelli, Beatrice Visibelli, Nelly Jensen, Antonella Alessandro, Romano Talevi, Antonio Bonanotte, Igor Mattei, Valentina Pescetto e tanti tantissimi giovani che saranno presentati dal teatro dei Conciatori al suo pubblico in questa fantastica Kermesse Teatrale.

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TEATRO DEI CONCIATORI - Via dei conciatori, 5 – 00154 ROMA
Tel. 06.45448982 – 06.45470031 - info@teatrodeiconciatori.it
TIPOLOGIA BIGLIETTI: Intero € 18,00  -  Ridotto € 13,00   -  Ridotto € 10,00 + tessera obbligatoria di 2 €
ORARIO SPETTACOLI: dal martedì al sabato ore 21,00 domenica ore 18,00


Ufficio Stampa Teatro dei Conciatori
Maya Amenduni - @Comunicazione
+39 3928157943
mayaamenduni@gmail.com

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martedì 9 giugno 2015

Teatro in provincia: al MAT di Viterbo va in scena La Tredicesima Notte


Il 13 giugno alle 21,00 e il 14 giugno alle 18,00 al MAT, spazio off di Viterbo in continuo fermento culturale, andrà in scena La Tredicesima Notte, uno spettacolo che mette insieme 8 personaggi shakespeariani dal destino tragico. In un contesto culturale, quello viterbese, dove manca un teatro di circuito centrale forte e con una programmazione stabile, il suggestivo spazio del MAT offre un ricco palinsesto, teatrale, musicale e artistico, con realtà professionali non solo dalla provincia, ma anche da Roma e altre realtà italiane. Il Teatro si trova in Via del Ganfione 16/18 ( traversa di Via San Lorenzo) per le prenotazioni si può scrivere all'indirizzo email: matviterbo@gmail.com tel: 368 3750512 o 3491591280. Un luogo da scoprire.
Matteo

“LA TREDICESIMA NOTTE”
Testo composto dalla compagnia da Shakespeare


Regia: Imogen Kusch

Re Lear: Raffaella d’Avella
Iago: Paolo Di Giorgio
Gonerill: Maria Borgese
Riccardo III: Marta Iacopini
Ermione: Silvia Mazzotta
Macbeth: Giorgio Santangelo
Rosalinda: Francesca Olivi
Amleto: Beniamino Zannoni

Musiche: Sergio Ferrari/Andrea Mieli/Valentina Criscimanni
Produzione: Klesidra



SINOSSI:
8 personaggi in fuga… l’unico linguaggio che conoscono è quello proveniente dalle loro tragedie e l’unica cosa che hanno in comune è il loro creatore: William Shakespeare.

“La tredicesima notte” nasce dall’esigenza di raccontare una condizione umana che in ogni secolo si ripete e si ripropone in mille forme e manifestazioni: il rifugiato, il profugo, colui che lascia il suo ambiente naturale e familiare per causa di forza maggiore ed è costretto ad entrare in un limbo dove il passato non c’è più, è stato spazzato via e il futuro è solo un’idea alquanto sfocata.

Mettere in questa condizione 8 personaggi di Shakespeare è una scelta fatta per amore.
I personaggi di Shakespeare sono sempre pronti a capovolgere il bene e il male e a disorientare l’animo che ha già fatto le sue scelte etico-morali. E così diventano umani e contemporanei proprio per la loro infinita capacità di indagare la propria psiche e diventare filosofi per necessità.

Durante il nostro lavoro di prove e ricerca ci è diventato sempre più chiaro che stavamo raccontando anche la nostra storia, quella di un gruppo di teatranti che sentono di non avere più uno spazio in questo mondo e che culturalmente e socialmente vivono, se non da rifugiati, comunque da emarginati.
L’esserci autoimposti di usare solo le parole di Shakespeare ci ha permesso di fare un lavoro di comprensione profonda, mirata comunque sempre alla performance di quelle parole.
Solo noi stessi siamo in grado di illuminarci… è per questo che lo spettacolo è interamente illuminato da dentro: sono i personaggi che danno luce al sogno/incubo notturno di un gruppo di attori e di una regista innamorata di Shakespeare e, malgrado tutto, del teatro.
Imogen Kusch

Riferimenti:
MAT | Pagina facebook ufficiale

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Educazione arte della vita: i 15 straordinari compiti per le vacanze del professor Catà

A quest'ora avranno fatto il giro del web, ma sono "compiti" sempre buoni, magari quando si sarà spenta la bolla qualcuno navigando potrebbe incappare in essa: perciò questa lista rimarrà qui e in qualsiasi momento si potrà riaprirla tornando a respirare. Sono i compiti per le vacanze consegnati dal professor Cesare Catà, insegnante al Liceo delle Scienze Umane di "Don Bosco" di Fermo.

Il professore Catà ha colto nel segno, il ruolo che ricopre non solo impone quello di formare culturalmente i giovani, ma dovrebbe comprendere anche il duro lavoro di formare uomini, possibilmente liberi. I quindici compiti che il professore ha assegnato ai suoi studenti non rientrano in nessun programma ministeriale, ma crediamo che se i ragazzi sapranno svolgerli diligentemente si ritroveranno più maturi e maggiormente inclini alla riflessione su se stessi. Esseri pessanti, e non tomi umani ambulanti sembra essere il motto, talvolta - quasi sempre - si impara molto più dalla vita che non dai programm del ministero; andare oltre, anche, quello che c'è a scuola imparando ad approfondire ciò che più ci piace per il proprio piacere personale, è un compito che troppo spesso la scuola si dimentica di impartire ai giovani studenti. Perciò riteniamo che il gesto del professore Catà, sia assimilabile ad una forma artistica e pertanto vogliamo condividerla. L'Arte della Vita, dell'essere uomini, dell'imparare a essere liberi: non fatevi allevare come schiavi. 

Ecco i 15 comandamenti, buoni per tutte le età, non solo per i liceali:

1. Al mattino, qualche volta, andate a camminare sulla riva del mare in totale solitudine: guardate come vi si riflette il sole e, pensando alle cose che più amate nella vita, sentitevi felici.
2, Cercate di usare tutti i nuovi termini imparati insieme quest'anno: più cose potete dire, più cose potete pensare; e più cose potete pensare, più siete liberi
3. Leggete, quanto più potete. Ma non perché dovete. Leggete perché l'estate vi ispira avventure e sogni, e leggendo vi sentite simili a rondini in volo. Leggete perché è la migliore forma di rivolta che avete (per consigli di lettura, chiedere a me).
4. Evitate tutte le cose, le situazioni e le persone che vi rendono negativi o vuoti: cercate situazioni stimolanti e la compagnia di amici che vi arricchiscono, vi comprendono e vi apprezzano per quello che siete.
5. Se vi sentite tristi o spaventati, non vi preoccupate: l'estate, come tutte le cose meravigliose, mette in subbuglio l'anima. Provate a scrivere un diario per raccontare il vostro stato (a settembre, se vi va, ne leggeremo insieme)
6. Ballate. Senza vergogna. In pista sotto cassa, o in camera vostra. L'estate è una danza, ed è sciocco non farne parte.
7. Almeno una volta, andate a vedere l'alba. Restate in silenzio e respirate. Chiudete gli occhi, grati.
8. Fate molto sport.
9. Se trovate una persona che vi incanta, diteglielo con tutte la sincerità e la grazia di cui siete capaci. Non importa se lui/lei capirà o meno. Se non lo farà, lui/lei non era il vostro destino; altrimenti, l'estate 2015 sarà la volta dorata sotto cui camminare insieme (se questa va male, tornate al punto 8).
10. Riguardate gli appunti delle nostre lezioni: per ogni autore e ogni concetto fatevi domande e rapportatele a quello che vi succede.
11. Siate allegri come il sole, indomabili come il mare.
12. Non dite parolacce, e siate sempre educatissimi e gentili.
13. Guardate film dai dialoghi struggenti (possibilmente in lingua inglese) per migliorare la vostra competenza linguistica e la vostra capacità di sognare. Non lasciate che il film finisca con i titoli di coda. Rivivetelo mentre vivete la vostra estate.
14.Nella luce sfavillante o nelle notti calde, sognate come dovrà e potrà essere la vostra vita: nell'estate cercate la forza per non arrendervi mai, e fate di tutto per perseguire quel sogno.
15. Fate i bravi.


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domenica 7 giugno 2015

Questo camaleonte vi stupirà.

Johannes Stötter è un artista, musicista e sorprendente bodypainter. Mi sono imbattuto in questo video, che dapprima m'ha tratto in inganno, mosso dalla curiosità del titolo sensazionalista "non immaginerete mai cosa fa questo camaleonte". Animale meraviglioso e multicolore, in grado di mutare la cromatura della sua pelle e nascondersi nell'ambiente. In questo video si nascondeva molto di più di un'animale straordinario, ma il lavoro di un artista che senza quel titolo sensazionalista non avrei forse aperto. Le vie dell'arte sono infinite



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sabato 6 giugno 2015

Riflessi letterari: solitudine e sogno da "Il grande Gatsby"

  Eppure questo atteggiamento non ci è per nuovo. E per quanti di voi la fantasia domina la realtà riempendola di decorazioni? Ciò rappresenta la delizia ed il supplizio di ogni sognatori: vivere grandi fasti immaginari, morire soli in un castello reale. Riportiamo questi tre estratti tratti da Il Grande Gatsby (recensione), un romanzo del 1925 dello scrittore statunitense F.S. Fritzgerald. Esistono diverse versioni cinematografiche (la più recente delle quali con Leonardo Di Caprio e Carey Mulligan), nonché un allestimento teatrale e persino un'opera musicale.




  "Quando mi avvicinai per salutare vidi che l'espressione scontata era ritornata sul viso di Gatsby, come se fosse stato attraversato da un lieve dubbio sulla sua attuale felicità. Quasi cinque anni! Ci dovevano essere stati momenti, perfino in quel pomeriggio, in cui Daisy non era stata all'altezza dei suoi sogni - non per colpa sua, ma per la colossale vitalità della sua illusione. Era andato oltre lei, oltre tutto. Si era gettato in quella storia con una passione creativa, accrescendola continuamente, ornandola con tutte le piume più colorate trovate sulla sua strada. Non c'è fuoco o gelo che possa sfidare ciò che un uomo può immagazzinare nella sua anima" (...)

(...) "Era James Gatz quello che stava bighellondando sulla spiaggia quel pomeriggio con un vecchio maglione verde e dei pantaloni di tela, ma era già Jay Gatsby quello cheprese in prestito una barca a remi, accostò al Tuolomee e informò Cody che poteva essere sorpreso dal vento e affondare in mezz'ora.
   Immagino che avesse avuto il nome pronto da tempo, perfino allora. I suoi genitori erano contadini incapaci e falliti - la sua immaginazione non li aveva mai accettati come genitori. La verità è che Jay Gatsby di West Egg, Long Island, scaturiva dalla sua platonica concezione di se stesso. Era un un figlio di dio - una frase che, se significava qualcosa, significava proprio questo - e doveva occuparsi degli affari del Padre, servire una vasta, volgare e falsa bellezza. Perciò inventò questa storia di Jay Gatsby che giusto un ragazzino di diciassette anni poteva inventare e vi restò fedele fino alla fine." (...)

 (...) "Ma il suo cuore era in costante e turbolenta rivolta. Le più grottesche e fantastiche ambizioni lo braccavano la notte nel letto. Il suo cervello tesseva un universo di ineffabile lusso mentre l'orologio ticchettava sul lavabo e la luna bagnava di luce i suoi vestiti ammucchiati sul pavimento. Ogni notte accresceva quest'intreccio di fantasie finché la sonnolenza non si chiudeva con un abbraccio incurante su qualche vivida scena. Per qualche tempo questi sogni ad occhi aperti gli procurarono uno sfogo per la sua immaginazione; erano un soddisfacente indizio dell'irrealtù della realtà, una promessa che la saldezza del mondo era di sicuro fondata sulle ali di una fata."




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giovedì 4 giugno 2015

Blue: tra maestria e divertimento continua il successo del musical improvvisato

Premettiamo che non siamo dei grandi estimatori del musical; non ci sono motivi particolari, ma non abbiamo mai sentito una grande affezione per questo genere artistico d'importazione e nella nostra agenda manca sempre la voce musical. Più o meno riusciamo a nutrire un interesse per la gran parte dei generi artistici, ma quando ci invitano a vedere un musical facciamo sempre una smorfia. Magari un giorno supereremo questo blocco psicologico e annovereremo anche il musical nella nostra agenda artistica. Eppure, da quando abbiamo sentito parlare di Blue, l'interesse è stato subito forte. Sì, perché Blue non è un musical come tutti gli altri, ma un musical completamente improvvisato. Avendo già assistito a spettacoli di prosa improvvisati, match e quant'altro, la nostra curiosità è davvero tanta, perché mai, proprio mai abbiamo sentito parlare di un musical improvvisato. Così ci fiondiamo alla Fonderia delle Arti dove da diverse da diverse domeniche la compagnia dei Bugiardini si esibisce, morsi da una sorta di febbrile entusiasmo che solo la novità sa generarti. E qui, tra la calca di gente che riempe il teatro, un sold-out annunciato con molti giorni d'anticipo e che va ripetendosi da diverse settimane, ci accomodiamo ascoltando una musica d'accompagnamento suonata dal vivo dai due musicisti in scena che saranno complici della creazione all'impronta cui assisteremo. 

E' il pubblico che mette in moto la macchina, viene suggerito agli attori un luogo e un titolo, dopodiché lo show ha inizio - perché parlare semplicemente di musical è fors'anche riduttivo. E con nostra indicibile ammirazione, assistiamo alla creazione, personaggio dopo personaggio, canzone dopo canzone, situazione dopo situazione, in un intreccio che dapprima è uno studio un po' per tutti, ma man mano che i ruoli si definiscono agli stessi protagonisti diventa sempre più chiaro e si procede come diretti da un'invisibile mano che riesce a creare un amalgama perfetto tra gli artisti in scena. Se è vero che ogni quadro, ogni canzone - inventate al momento anche quest'ultime - possono giovarsi di intuizioni più o meno forti, è pur vero che il livello di ascolto è massimo, gli ingranaggi rodati nei tempi come se fosse uno spettacolo provato e riprovato per settimane. Non assistiamo ad accavallamenti, non si percepiscono tempi morti, persino i cori vengono eseguiti in perfetta sintonia. Blue mette insieme attori e musici, portando al massimo il rapporto tra gli stessi, l'ascolto è fondamentale: il musicista intuisce quando c'è abbastanza materiale per una canzone, l'attore quando invece i musicisti stanno spingendo la barca verso una canzone. E questa barca dalle vele Blue, attraversa gli oceani senza farti venire il mal di mare e tutti i membri dell'equipaggio riescono a capire insieme qual è la destinazione del loro viaggio. E nonostante si proceda per oltre un'ora, il livello di pulizia è da fare invidia a spettacoli con un testo e una messa in scena studiata al dettaglio. Immaginiamo che anche qui lo studio sia notevole, ma certamente c'è la componente d'imprevedibilità che in altri spettacoli non c'è o c'è meno - e in quel caso viene semplicemente chiamato "incidente". 

Proprio per la sua imprevedibilità, per il fatto che sai che è tutto inventato al momento certe situazioni sono anche più divertenti che se fossero semplicemente scritte. Talvolta sono presi di sorpresa gli stessi attori e una risata si insinua minacciosa sui loro visi. Non sia mai il contrario! La bellezza di questo Show che nasce dal pubblico sta proprio nel coinvolgimento totale di pubblico e artista, una distanza che non deve esserci e difatti non c'è mai: artista e pubblico si divertono insieme, perché tutti sono protagonisti e creatori in Blue, dal pubblico che da l'input all'artista sul palcoscenico. Il pubblico ringrazia con scroscianti applausi, continui sold-out e torna spesso, perché in fondo non ci si annoia e si ha il privilegio di vedere ogni sera uno spettacolo diverso, irrinunciabilmente, immancabilmente a tinte Blue.

Per maggiori informazioni sull'evento:

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martedì 2 giugno 2015

Nessuno muore, Luca De Bei | Recensione


“Nessuno Muore”, spettacolo andato in scena al Teatro della Cometa dal 5 al 24 maggio 2015, testo e regia di Luca De Bei, già vincitore del premio Maschere 2011 come miglior autore di novità italiana, riesce a raccontare con grandissima profondità le difficoltà che ognuno di noi incontra nella vita di coppia.

Un girotondo di otto personaggi, un turbinio di otto anime più o meno sole che combattono le paure ed i disagi della propria vita sentimentale, rifugiandosi nell’amore dell’altro. Amore che però si presenta sotto le più disparate forme: sesso, volenza, fraterna attrazione, amicizia, amore materno, abbandono, tradimento…

Otto mondi diversi che si sforano spesso senza nemmeno esserne pienamente consapevoli. Un cerchio che si chiude dopo 15 quadri, dopo che tutti hanno fatto almeno un passo nella vita degli altri e li hanno cambiati in qualche modo, contagiandoli con le proprie idee ed i loro vissuti. Portandosi dietro, scena dopo scena, qualcosa di nuovo che permette loro di crescere ed evolversi come personaggi.

Una scrittura fluida, come non mi capitava di vedere da un po’: dialoghi incalzanti, ricchi di significato e dove nulla risulta mai scontato e ridondante. Una causalità drammaturgica perfettamente costruita, non solo all’interno dei singoli quadri, ma per tutta la pièce. Ci si rende conto come l’autore Luca De Bei sappia quello che fa e soprattutto come farlo.

I collegamenti tra i vari personaggi non sono mai prevedibili e donano una profondità ulteriore al testo, già di per sé denso di significante, arricchendolo di una sana suspense che catalizza l’attenzione del pubblico fino alla fine.

Gli interpreti (Alessandro Anselmi, Maria Vittoria Argenti, Chiara Augenti, Michele Balducci, Federica Bern, Giulio Forges Davanzati, Alessandro Marverti ed Arianna Mattioli) tutti meritevoli di essere citati, hanno dato vita ad un lavoro interessantissimo, fatto di personaggi complessi, che hanno rappresentato con forza e grandissima chiarezza.

Come sempre le scelte artistiche del Teatro della Cometa non deludono mai, dando vita ogni anno ad un cartellone ricchissimo e molto variegato, che lascia spazio ai giovani più talentuosi. Infatti, lo stesso Direttore artistico, Giorgio Barattolo, introduce questo che è stato l’ultimo spettacolo della 29° stagione, descrivendolo come il più meritevole tra quelli che lo scorso anno sono stati presentati in cartellone al Cometa Off di Testaccio.

Insomma, uno spettacolo da rivedere!


Se siete curiosi di vedere questo spettacolo (credo dobbiate attendere la prossima stagione) vi lascio di seguito i riferimenti:
Ufficio Stampa Maya Amenduni: mayaamenduni@gmail.com

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Senza incrociazioni | Roma Fringe Festivale 2015

Avete mai pensato a come sarà stato il primo funerale di un becchino? Non parlo della vita lavorativa, ma di quella personale, dell’UOMO-becchino.

O a come ci si sente impotenti davanti allo sguardo degli altri quando dici loro che di mestiere fai il “beccamorto”?

Oppure, a come e se un dipendente delle pompe funebri pensa al proprio funerale?

Queste e molte altre le verità che cercano di spiegare con leggerezza ed autoironia i due protagonisti di “Senza Incrociazioni” , del duo romano composto da Francesco Stella e Giuliano Calandra al Fringe Festival di Roma.

I due protagonisti sono per l’appunto due becchini: mestiere certo non facile, soprattutto agli occhi di una società che spesso bistratta chi per necessità, o perché “figlio d’arte”, si ritrova ad avere a che fare con la morte quotidianamente.

Daniele e Nicola, questi i loro nomi: il primo è allegro, un po’ rozzo, appassionato di ciclismo e figlio, a sua volta, di un becchino, mentre il secondo è più pigro, riflessivo. Due caratteri diversi e, dunque, due modi di vivere il proprio mestiere.

Lo spettacolo è ben costruito, il ritmo sostenuto non permette distrazioni ed i cambi di scena non disturbano. Si nota una certa attenzione alla precisione dei movimenti, i quali risultano ben coreografati. La regia, come anche la drammaturgia, sono molto semplici e permettono ,così, una fruizione del testo immediata.

La Morte, il tema centrale dell’intera pièce, viene affrontato un po’ in punta di piedi. A parte alcuni momenti più toccanti, nei quali i protagonisti raccontano il loro rapporto con Essa, lasciandosi andare in confessioni personali; la comicità la fa da padrone. Ci sono tutti i luoghi comuni, sempre veri ed attuali, che descrivono il modo in cui il resto del mondo guarda a questo lavoro.

Uno spettacolo leggero e piacevole, ma allo stesso tempo intriso di una verità e di un disagio profondi che i nostri protagonisti manifestano e vivono quotidianamente sulla propria pelle.

Un mestiere, quello del becchino, che spesso ti relega ai margini della società, la quale non è capace di guardare oltre il vestito nero e non è in grado di capire che in quel oltre c’è un UOMO, con le sue debolezze e le sue paure, che sono quelle di qualunque impiegato, operaio, dirigente...

Un UOMO che non sconfigge la morte solo per il mestiere che fa, ma ci convive solamente, come meglio può. 
Tea Milani

SENZA INCROCIAZIONI vi aspetta ancora al Fringe Festival di Roma sempre al PALCO B: il 4 giugno alle 20.30 

regia di Michela Cangi
con Francesco Stella e Giuliano Calandra

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Monsieur David: a piedi non inquino | RomaFringeFestival 2015


Prima sera per me al Fringe Festival di Roma, quest’anno al suo esordio nella magica cornice del parco di Castel Sant’Angelo: luogo sicuramente che regala un’atmosfera estremamente suggestiva all’intera manifestazione.
Decido di iniziare con “Monsieur David: ‘a piedi non inquino’ ”, uno spattacolo di figura musicale.

Tra il pubblico molti genitori con i propri piccoli, ma mi è chiaro fin dai primi istanti che quello che sto vedendo non è uno spettacolo per bambini.
Monsieur David è un vero artista. Come un intuizione può creare una magia? Lui c’è riuscito.

“Feet fantasy” così ama definire quello che fa, uno spettacolo fatto con fantasia e “con i piedi”, ma in questo caso non c’è nulla di offensivo, anzi!
Un lavoro corporeo ed una gestualità completamente da ritrovare per una parsona che (come è normale che sia) nella propria vita quotidiana parla con la bocca e le espressioni del viso; qui, invece, si ritrova ad esprimere le proprie emozioni ed a descrivere le situazioni con solo piedi e mani.

Ad un pubblico di bambini (e al fanciullo che resta in tutti noi grandi) quelle “maschere” fatte di nasi ed occhi finti ed abiti di scena tirati fuori da quelle valige colorate, diventano personaggi veri e propri che descrivono mondi inaspettati. Quasi fossero burattini, si divertono a creare le situazioni più disparate e , quindi ritroviamo: Jessica Rabbit e il suo coniglio usciti fuori da una lavatrice, un mago un po’ imbranato che tenta di apprendere l’arte della magia, due neo fidanzatini che si innamorano e si odiano…

Ma ad un pubblico di addetti ai lavori non sfugge, invece, il lavoro fisico che c’è dietro, l’attenzione ai dettagli e la fatica di mandenere una posizione totalmente sconosciuta al nostro corpo. I gesti delle mani assecondano perfettamente quelle dei piedi che si comportano esattamente come fossero dei visi: guardano, si arrabbiano e perfino ridono (credetemi). Le dita, poi, (quelle dei piedi) quando coperte e quando no da simpatici parricchini, riescono a dare una vera e propria espressione a quel volto.

Un lavoro di ricerca minuzioso e preciso che porta ad un risultato credibilissimo e geniale.

Ho trovato anche molto interessante, la parentesi che ha visto Federica Gumina esibirsi in una danza espressiva e raffinata, quale è il tango. Tanto più complicata dal danzare da sola. Il tango è fatto di corpi che si toccano e di fiducia reciproca: la ballerina per farsi guidare deve abbandonarsi ed appoggiarsi al suo partner completamente. Ma qui, essendo lei sola, ha trovato una dimensione tutta sua, introversa ed intimista di intendere questo ballo.

Uno spettacolo, insomma, fortemente consigliato, non solo ai più piccoli, ma anche a tutti coloro che per una quarantina di minuti hanno voglia di immergersi in un mondo “fatto con i piedi” e farsi trasportare dalla magia di un’intuizione.


Monsieur David vi aspetta ancora al Fringe Festival sempre la PALCO B:
il 2 giugno alle 23:30 e il 17 giugno alle 22.00

E tenetelo d’occhio qui:


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