mercoledì 11 giugno 2014

Leni R., nuova "biografia teatrale" al teatro dell'Orologio | Recensione

Ha debuttato martedì 10 giugno e resterà nella raccolta Sala Gassman del Teatro Orologio fino a domenica 15, lo spettacolo Leni R - La mansarda di Monaco, testo di Alessandro Staderini Busà, che indaga e porta sulla scena "il caso Riefenstahl". Leni Riefenstahl fu un'attrice, regista e fotografa tedesca - nonché ballerina se le fragili articolazioni non ne avessero ostacolato la carriera - famosa soprattutto per film e documentari girati durante il regime di Hitler che esaltano potenza e forza del regime nazista. Una posizione che le consentì di conquistare una grande notorietà durante la dittatura, ma che decretò la fine della sua carriera di regista nel dopoguerra. Indubbio talento, purtroppo la storia ha rimosso questa figura dai nomi che contano dal cinema post-bellico nonostante nei suoi film, pur contraddistinte da una forte  esaltazione del regime, non emergerà mai un chiaro allineamento alla politica antisemita del Führer, di cui tuttavia apprezzava l'eloquio e la potenza espressiva. Una stima reciproca che l'ha macchiata eternamente, costringendoci a rinunciare ad un'artista che sarebbe stata certamente grande. Purtroppo, a volte, non si può sfuggire, e leggendo la sua biografia possiamo capire quanto difficile possa essere stato combattere o opporsi agli eventi che l'hanno incoronata "regista del Terzo Reich". Lo spettacolo Leni R. ci propone un estratto della vita della Riefenstahl, quello immediatamente successivo alla guerra. Sebbene intorno a lei ci siano altre persone, Leni R. ci appare emotivamente sola con i suoi fantasmi, i tormenti che la lasciano sveglia la notte. Luogo fisico e prigione emotiva, la mansarda di Monaco in cui è ambientata la pièce è il luogo dove scorrono tutte le pellicole di preoccupazioni, paure, le angosce della Riefenstahl ormai artista dimenticata, il luogo dove membri dell'esercito alleato ne decretano la condanna storica e il fallimento cinematografico. Leni saprà rifarsi una vita, lontano dalla Germania, dall'Europa e dalle nebbie, tra le popolazioni indigene dell'Africa. Il testo di Busà non arriva fino a qui, si ferma al suo sguardo lontano e ferito, alla fine della sua carriera nel cinema. Figura di indubbio interesse, Leni Riefenstahl trova spazio e nuova vita dalle macerie della dimenticanza - o dell'ignoranza - come avviene con altre figure storiche, siano esse dimenticate o di fama riconosciuta. Un genere teatrale di cui si ritrovano molti esempi ultimamente, un "teatro biografico", che tende a concertrarsi sulla vita - intera o parziale - di un personaggio realmente esistito. Non è un genere che entusiasma, lo troviamo teatralmente irrilevante sebbene abbia il pregio di riesumare dai cassetti della memoria storie di cui non bisognerebbe dimenticarsi. Il risultato è, però, nella maggior parte dei casi piatto, una mera cronaca di cose documentabili tramite altre fonti, una trasposizione di ricerche enciclopediche di cui forse il teatro potrebbe anche fare a meno. Mancano quasi sempre di azione e di ritmo (deficit che riscontriamo anche in questa occasione), si arriva raramente a un vero coinvolgimento e i palchi ci ricordano i banchi da cui più o meno distrattamente ascoltavano le lezioni di storia. 


Unica differenza è che ci sono dei docent-attori a tenere la lezione, forse non tutti eccellenti. L'unica che riesce a tenere lievemente alzata l'asticella è Priscilla Giuliacci - e un po' Vittorio Ciardo, primo ufficiale alleato - nei panni della Riefenstahl, nonostante anche lei sia vittima della mancanza di ritmo e ascolto con gli altri attori. I ripetuti bui di certo non hanno contribuito a rendere il tutto più fluido. Certamente Leni Riefenstahl, morta nel 2003 all'età di 101 anni di tormentosi rimpianti, si sarebbe commossa di fronte a questo omaggio che in qualche modo la riabilita, ma agli spettatori forse questo spettacolo rimarrà impresso più per il gran caldo della Sala/lager Gassman che per il coinvolgimento scenico.

Matteo Di Stefano

LENI R. - LA MANSARDA DI MONACO
di Alessandro Staderini Busà

regia Chiara Ventura
con Priscilla Giuliacci, Vittorio Ciardo, Daniele Ferrari, Antonietta Elia, Alessandro Orlando Graziano

dal 10 al 15 giugno 2014 presso

TEATRO OROLOGIO (Sala Gassman)
Via dei Filippini 17 - Roma
Ore 21.30 | domenica ore 18.00
www.teatrorologio.it

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