martedì 13 maggio 2014

Comunicati: La casa vittoriana degli spettri, Teatro Antigone, 19-21 maggio



LA CASA VITTORIANA DEGLI SPETTRI

scritto e diretto da Viviana Lentini

con Elisa Billi, Cristian Conte, Roberto Di Marco, Alessandro Giova, Cristiana Mecozzi, Marina Parrulli, Simone Pulcini

19 20 e 21 maggio

TEATRO ANTIGONE
via Amerigo Vespucci 42 – Roma




Sarà in scena dal 19 al 21 maggio presso il teatro Antigone, lo spettacolo LA CASA VITTORIANA DEGLI SPETTRI, spettacolo teatrale ispirato al romanzo d'esordio “I fantasmi della vita” di Cristian Precamedi Conte. La versione teatrale è stata scritta e curata da Viviana Lentini e vede in scena un cast composto da giovani attori, già molto attivi sia in campo teatrale che in quello cinematografico e delle serie web. Una commedia gotica fresca e divertentissima, ricca di colpi di scena che terranno lo spettatore incollato alla sedia.

La vita è una scommessa! Forse per questo l’impavido Cris si ritrova dentro una casa vittoriana infestata da cupi spettri, degni di un pauroso film horror che si rispetti; per dimostrare ai suoi amici che lui, sbruffone e impenitente, non teme nulla, nemmeno l’incontro con inquietanti bambini che appaiono allo scoccare della mezzanotte, serial killer in pensione e scrittori suicidi, ovvero “i fantasmi della vita” che lo porranno di fronte ad un arduo compito: scegliere tra la sua vita e quella della ragazza di cui è innamorato. Perché, che lo vogliamo o no, la vita è fatta di scelte, giuste o sbagliate che siano, e spetta solo a noi decidere il corso degli eventi… e alcuni di questi potrebbero divertirci così tanto da non riuscire a smettere di ridere.



LA CASA VITTORIANA DEGLI SPETTRI
dal romanzo “I fantasmi della vita” di Cristian Precamedi Conte

scritto e diretto da Viviana Lentini
Cast: Elisa Billi, Cristian Conte, Roberto Di Marco, Alessandro Giova, Cristiana Mecozzi, Marina Parrulli, Simone Pulcini

TEATRO ANTIGONE
Via Amerigo Vespucci 42 – Roma
19-20-21 maggio ore 21.00
Biglietti: €10 – Prenotazioni: Simone Pulcini 3494107179 – T.Antigone 065755397

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giovedì 8 maggio 2014

Se il sipario si apre 170 volte.. Il Malato Immaginario di Marco Bernardi al Teatro Eliseo

Una pioggia di luce scende sulla scrivania sulla quale Argante poggia la testa, sullo sfondo inquietanti maschere allineate appestano il sonno di Argante con incubi. Un'immagine di apertura che si ripete ormai da oltre 170 sere e di cui siamo ben lieti spettatori. Vorremmo che questa sia la norma, la norma di un teatro vivo, concreto, che si fa apprezzare e gira l'italia; vorremmo poter dire che sì, ci eravamo sbagliati, che il teatro, tutto, è un malato immaginario. E forse è così. Forse stiamo davvero immaginando questa crisi che paralizza l'attività artistica. La crisi più che di pubblico è artistica, perché di fronte ad uno prodotto artisticamente valido il pubblico spesso e volentieri risponde bene. Certo, non è un Eliseo sold-out quello di martedì 6, ma è comunque una platea viva e numerosa che torna per sostenere uno spettacolo a grande richiesta. Allora se è una malattia la nostra, possiamo dirci fiduciosi riguardo ad un recupero della salute artistica, allora ogni spettacolo può diventare un clisterino teatrale da somministrare per augurarci una pronta guarigione. Un successo meritato quello della versione del Malato immaginario firmato Marco Bernardi, perché ha saputo cogliere il frutto dell'idea di Molière - il quale morì pochi minuti dopo la quarta replica - restituendoci un testo certamente brillante e comico, ma dal rovescio della medaglia amaro, che mette in luce una certa solitudine esistenziale. Uno spettacolo più che godibile, con al centro la figura di un sontuoso Paolo Bonacelli, ironico, capriccioso, quasi infantile nelle sue farneticazioni. Anche se spesso sentiamo farfugliare il suo Argante non troppo chiaramente, cosa che si addice ad un vero malato, è uno smacco che si può perdonare ad una grande personalità come Bonacelli. Accanto a lui una straripante Patrizia Milani nei panni di Tonina, protagonista di un'interpretazione indimenticabile, che per la sua vigorosa forza quasi non ruba lo scettro di re al protagonista. Come assolutamente convincente è risultato Carlo Simoni nel ruolo del fratello Beraldo. Seppur in ruoli minori, hanno esaltato il pubblico meritandosi applausi a scena aperta Roberto Tesconi e Fabrizio Martorelli.
E via tutti gli altri e ci duole non citarli tutti, perché ognuno con la sua presenza ha contribuito ad arricchire questa messa in scena, che per via della sua semplicità, della frugalità dell'allestimento scenogrofico, ha messo al centro proprio gli attori e le loro interpretazioni. Per una volta non siamo ammaliati da strutture irreali e pirotecniche, non veniamo allietati da giochi di luce, tutto è rimesso alla capacità degli artisti sulla scena di accattivarsi i favori del pubblico. E questo viene fatto senza esagerazioni, senza recitazioni smodate e forzate, ma con una maestria che da una parte rispetta la tradizione, dall'altra risulta assolutamente fresca e moderna. E ciò che più conta non è questo o quell'attore, tutti sono diventati protagonisti, tutti si sono divertiti in questa rappresentazione. Abbiamo visto un gruppo solido e affiatato, cosa rara quando nel cast circolano nomi importanti. Onore dunque a Marco Bernardi, che ha saputo amalgamare un gruppo nutrito ed eterogeneo di attori, all'interno del quale non emergono prime donne e non appaiono ruoli ombra, ma tutti sono diventati essenziali alla buona resa dello spettacolo. E abbandonando la sala ci siamo sentiti, come dire, un po' più in salute. Da vedere
Matteo Di Stefano

IL MALATO IMMAGINARIO di Molière
regia MARCO BERNARDI
con Paolo Bonacelli, Giovanna Rossi, Gaia Insegna, Patrizia Milani, Carlo Simoni, Massimo Nicolini, Libero Sansavini, Fabrizio Martorelli, Roberto Tesconi, Maurizio Ranieri, Riccardo Zini.

dal 6 al  25 maggio 2014 presso

TEATRO ELISEO
Via nazionale 183, 00184, Roma
ufficio stampa: Maya Amenduni

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lunedì 5 maggio 2014

Un posto a Filadelfia - A place in Philly - Charles Bukowski

 Dedichiamo questa poesia di Charles Bukowski a tutti i giovani artisti, a chi si sacrifica per fare ciò che ama, a chi rinuncia all'agio per inseguire se stesso. A chi ha fame e si nutre della sola arte.

non c'è niente come esser giovani
e affamati,
vivere in camere ammobiliate
e far la parte dello
scrittore
mentre gli altri hanno
i loro mestieri e
i loro averi.
non c'è niente come essere
giovani e
affamati,
ed ascoltare Brahms,
a pancia sgonfia,
manco un'oncia di
grasso,
allungati sul letto
nel buio,
fumando una sigaretta
rollata alla bell'e meglio
e lavorando sulla
ultima bottiglia di
vino,
i fogli che hai
scritto sparsi per
terra.
ci sei passato sopra,
avanti e indietro e di traverso,
sui tuoi capolavori che saranno
letti
all'inferno
o forse
masticati da un
topino
curioso.
Brahms è l'unico
amico che hai,
l'unico che vuoi,
lui e la bottiglia
di vino,
mentre capisci che
non sarai mai
cittadino del
mondo,
e se arriverai
vecchio
fino in fondo
lo stesso non sarai mai
cittadino del
mondo.
vino e Brahms
si mischiano ben bene mentre
guardi le
luci
rincorrersi
lungo il soffitto,
per gentile concessione
delle auto
di passaggio.
tra un pò dormirai
e certamente
domani
aumenterà
la mole
dei tuoi capolavori.


English version

 there's nothing like being young
and starving,
living in a roominghouse and
pretending to be a
writer
while other men are occupied
with their professions and
their possessions.
there's nothing like being
young and
starving,
listening to Brahms,
your belly sucked-in,
nary an ounce of
fat,
stretched out on the bed
in the dark,
smoking a rolled
cigarette
and working on the
last bottle of
wine,
the sheets of your
writing strewn across the
floor.
you have walked on and across
them,
your masterpieces, and
either
they'll be read in
hell,
or perhaps
gnawed at by the
curious
mice.
Brahms is the only
friend you have,
the only friend you
want,
him and the wine
bottle,
as you realize that
you will never
be a citizen of the
world,
and if you
live to be very
old
you still will never
be a citizen of the
world.
the wine and
Brahms mix well as
you watch the
lights
move across the
ceiling,
courtesy of
passing
automobiles.
soon you'll sleep
and
tomorrow there
certainly
will be
more
masterpieces.



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venerdì 2 maggio 2014

Cover - Teatro Due: Sogno in musica di Genta/Schiavoni tra musica, danza e poesia

Se bastasse una sola canzone. Peccato viene da scrivere. 
C'è stato un tempo in cui la musica aveva una missione, racchiudeva un messaggio, portava un'idea da cantare e grazie alla sua diffusione poteva contaminare la società, un tempo in cui musica e poesia avevano stretto un patto di fratellanza. Ci si sperava davvero cantando, che si potesse cambiare. Oggi molti la speranza l'hanno persa, non intonano più quelle parole e forse non ne hanno mai conosciuto il significato profondo. Ebbene, Cover, lo spettacolo in scena al Teatro Due è rivolto soprattutto a quelli che hanno perso la speranza. Noi scriviamo peccato, peccato perché noi la speranza ce l'abbiamo ancora ben radicata in noi, ma chi l'ha perduta dov'era? Forse al concerto di primo maggio ad omaggiare qualche artista che lanciava frecce polemiche nel mucchio per conquistarsi qualche fan in più, forse stesa su un prato sostenendo che la cultura è importante senza aver mai messo piede in un teatro o un museo. Peccato dunque, perché forse non è uno spettacolo che facilmente potrebbero amare i teatrofili accaniti, ma è certamente uno spettacolo per sognatori, poeti, romantici, utopisti, amanti della musica e dei bravi artisti, per i folli e tant'altri; peccato perché abbiamo visto un'artista completa sulla scena, Caterina Genta, che si è esibita in un tutto di danza, canto, recitazione con ottimo livello, peccato perché insieme a Marco Schiavoni hanno prodotto una bella e sognante contaminazione scenica, la quale unisce teatro, danza, musica e arte visiva. Caterina Genta si è formata come danzatrice solista e coreografa in Germania alla scuola di Pina Bausch ed in seguito ha approfondito l’uso della voce come attrice e cantante. Marco Schiavoni è compositore, produttore musicale e videografo, autore di oltre ottocento musiche di scena, alcune delle quali nel repertorio di enti lirici e delle compagnie di danza più attive in Italia. 
Cover è uno performance a carattele musicale, il testo - cantato e recitato - è tratto dalle canzoni di Led Zeppelin, Dalla, Ramazzotti, Pink Floyd, Modugno, Buscaglione, Fossati, Battisti, Mogol, Lorca, Eno, Gaber, Jobs, Patti Smith.* I testi e le musiche originali sono della Genta e di Schiavoni, rielaborazioni che hanno fatto emergere una poesia sepolta, forse mai tanto evidente come in questa serata. Una calda voce che ci è sembrata svanire anche troppo in fretta - saremmo restati ancora - la quale ha restituito il senso più nudo e autentico a quelle parole. Peccato poi che tanta bravura debba perdersi tra qualche sparuto sognatore,  anche se è gratificante sentirsi eletti a volte. Ci siamo sentiti così, eletti che hanno avuto la fortuna di prendere parte ad un sogno condiviso ed hanno preso in consegna un messaggio da comunicare all'esterno. E questo è il nostro mezzo, sperando di non dover più dire: peccato.
Matteo Di Stefano


* Tra i brani selezionati (e riarrangiati in funzioni dell’episodio scenico preposto) alcuni must evocativi come Stairway to Heaven, presente anche in versione italiana con la voce fuori campo di Alessandro Gassman, By this river di Brian Eno, Because the Night di Patti Smith, Wish you were here dei Pink Floyd ma anche uno sprazzo d’Italia con la forza vocale del Modugno di Meraviglioso o la poesia di Dalla nel Parco della luna, Vino alle canzoni-­‐denuncia La libertà di Gaber e Che colpa abbiamo noi dei Rokes (con l’amichevole partecipazione in video di Shel Shapiro).


COVER: stairway to heaven
Dedicato alle persone che hanno perso le speranze di poter cambiare…
di e con Caterina Genta e Marco Schiavoni
testi e canzoni di Led Zeppelin, Dalla, Ramazzotti, Pink Floyd, Modugno, Buscaglione, Fossati, Battisti, Mogol, Lorca, Eno, Gaber, Jobs, Patti Smith
testi e musiche originali di Caterina Genta e Marco Schiavoni
con l’amichevole collaborazione di
Fabio Nardelli (Rock band Uniplux in video) Davide Alivernini (arrangiamento e clarinetto di “Guarda che luna”)
e la partecipazione speciale di Shel Shapiro (in video) e Alessandro Gassmann (voice over)
costumi: Monica Guadagnini
disegno luci e assistenza tecnica: Valerio Sabino

dal 22 aprile all'11 maggio 2014 pressto

TEATRO DUE STABILE D'ESSAI
Vicolo dei Due Macelli 37 - Roma
info e prenotazioni:  06 678 8259

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Il Matrimonio che non ti aspetti - Teatro Trastevere | Recensione: Per ridere, per farsi educare.

Se volessimo parlare del testo potremmo dire che è senza dubbio scritto bene; se volessimo parlare degli attori potremmo dire che non sono certo degli attori mediocri; il pubblico non mancava e non è uscito insoddisfatto. Questi tre elementi sono indicatori che possono lasciare tranquillo lo spettatore indeciso di tuffarsi nella platea del Teatro Trastevere per "Il matrimonio che non ti aspetti", commedia brillante di Eugenio Banella e Federico Capponi, che ha i giusti ingredienti di comicità per far divertire il pubblico più affezzionato al genere della commedia degli equivoci. Sicuramente noi lo consigliamo senza fare troppo i preziosi, perché se è vero che la situazione non è poi così originale, se è vero che la commedia degli equivoci spesso rispolvera gli stessi ingredienti amorosi, gli stessi ammiccanti triangoli amorosi, le stesse crisi coniunagli o pre-matrimoniali, è pur vero che ce n'è un infinità in cartellone e tra queste anche di attori e autori più noti e famosi che forse un po' ci hanno stancato di fornirci sempre la solita minestra servita ormai fredda da anni; se è vero questo, dicevamo, è pur vero che tra i tanti noi raccomandiamo questo gruppo che si fa chiamare i "Parzialmente Scremati", perché sono quelli che più d'altri necessitano di pubblico, il loro primo pubblico, che forse alle volte sono persino migliori dei nomi più affermati, perché il loro pasto è servito caldo e se la giocano senza la spocchia del veterano e possiedono una generosità sincera da portare sulla scena. Perciò, se il vostro genere è la commedia brillante, concedetevi per una volta il lusso di assistere a uno spettacolo senza nomi altisonanti in cartellone, con una compagnia di giovanissimi che si autoproduce e si autodirige: in un panorama che offre poche opportunità questi ragazzi si creano da sé la propria opportunità. Altrimenti non veniteci a dire che i giovani son tutti viziosi e senza speranze, senza grinta e voglia di fare. Non ditecelo, perché il difetto non sta nei giovani ma in chi dovrebbe sedere dall'altra parte e sostenerli. Sosteneteli dunque. 

Se poi volessimo dire di più, come è giusto anche, potremmo dire - come già detto - che questa commedia che mette al centro le rocambolesche peripezie di Marco, futuro sposo finito a letto con una bella sconosciuta il giorno del suo addio al celibato, e di Valerio, suo migliore amico, impegnati a mascherare la notte focosa del neosposo alla futura moglie Barbara, offre sì spunti comici esilaranti, ma si serve del trito argomento amoroso, della ricetta lui, lei, l'altra e qualche altro inconveniente, cosa che molto spesso ti aspetti e che non sorprende più di tanto. Tolto questo, nulla da dire sulla qualità del testo, della situazione, dei tempi comici attoriali - il duo Banella-Capponi è una coppia esplosiva, due stili diversi ma complementare - di alcuni artifici da mestierante che già son presenti in queste giovani promesse e producono il loro effetto, della messa in scena in generale. Come può questo genere di commedia piacere sempre? Semplice, perché è quella che ancora oggi è più vicina alla realtà coniugale o di coppia, si ride non dello spettacolo in sé ma incosciamente si ride di se stessi soprattutto, perché in molti avrebbero voluto essere Marco e avere la possibilità di deviare, in molti Marco lo sono stati sposando una donna che non volevano sposare ma lo hanno fatto per salvare una certa illusoria sacralità. Questo fa ridere, il fatto che ancora oggi, che dovremmo potere avere il massimo della libertà, non sappiamo amare liberamente e finiamo sempre per commettere errori per difendere le apparenze, lasciando vincere le convenzioni all'amore. Ma le commedie fortunatamente hanno un lieto finale, non sempre possibile nella vita e fintanto non vi sarà il finale desiderato anche nella vita commedie come "Il matrimonio che non t'aspetti" continueranno a funzionare. Servono sì, per ridere, ma anche per essere educati.
Matteo Di Stefano

IL MATRIMONIO CHE NON TI ASPETTI 
scritto e diretto da Eugenio Banella e Federico Capponi
con Eugenio Banella, Federico Capponi,  Francesca Ceci, Elisa Niti, Chiara Oliviero, Adele Pani, Edoardo La Rosa

30 aprile al 4 maggio presso

TEATRO TRASTEVERE
via Jacopa de' Settesoli 3 - Roma
info e prenotazioni: 3402568816 -3458327551


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