giovedì 27 febbraio 2014

Voglio rivelarti



 (nell'immagine un'opera dello street artist Dran)

Di rivelarti io aspiro

d'ogni me, e di passati

di ciò che il tempo

ebbe a nutrirmi,

dei pasti avariati

e quelli squisiti

delle notti a digiuno

dei veleni

e dei cibi

eterni.



Di come divorai la fetta

e in fretta ne piansi.

Di come la mente inganno

mi rese ogni clamore.

Dell'oro che descrissi

e lo scoprii stagno,

di quando fuggii dal cielo

per seppellirmi nella neve,

del cuore che resi muro

e corrosi delle mie lacrime,

di come a volte rinasci

o senza nascere si muore.

A.
Leggi tutto...

sabato 15 febbraio 2014

Libri: Io Nichi Moretti - Legni Franco | Recensione

La vendetta è un piatto che va servito freddo. O magari no, bisogna approfittarne, belli caldi e infiammati dalla rabbia e prendere per buona ogni occasione che ci capita davanti per distruggere e sfogare il nostro istinto omicida. Perché sì, viviamo in democrazia e certi atti non sono leciti, se si uccide qualcuno si va in galera, c’è la legge che gestisce per noi situazioni scomode, legate ad accaduti spiacevoli; che si tratti di affetti o di economia, la giurisprudenza ha la soluzione per tutto. Nichi Moretti è il protagonista assoluto di questo romanzo e sa bene cosa sia la giustizia, ma lo sa principalmente per esperienza vissuta, più che per uno studio assiduo, lineare, attento e appassionato della materia che lo avrebbe portato alla realizzazione della sua carriera di avvocato. Non è così semplice laurearsi, non è così semplice realizzarsi, soprattutto se intorno a te di democratico esiste soltanto qualche parola scritta su cartelloni elettorali quando in realtà vige un’anarchia latente e spesso anche parecchio esplicita e infine, ma non per minore importanza, se l’amore della tua vita ti lascia, piantandoti in asso e sorridendo alle tue spalle, mentre se la spassa con un altro. Questo probabilmente è l’evento scatenante di una serie di follie, incubi e deliri che vedono il protagonista catapultato in serate folli, sedute psicoterapeutiche, semplici situazioni quotidiane che improvvisamente esplodono e rivelano il loro lato oscuro, infero, bestiale e terribilmente pericoloso. I personaggi che Nichi incontrerà, a partire dagli amici più assurdi e impensabili che un essere umano possa augurarsi di avere, hanno un sapore tutto pulp, un’ incredibile storia personale e un’energia che scaturisce dalle parole dell’autore, capaci di farci viaggiare in immagini assurde, cruente e assatanate come in un film di Tarantino, nelle cui sceneggiature la violenza è un tema sempre caro e che questo romanzo non tradisce affatto. Sì perché l’ambientazione nella città di Prato non è un caso: una città del nord della Toscana, che ha visto albori e splendori di un’industria, artigianato e manifattura tessile che l’hanno resa una delle città più ricche d’Italia e conosciuta in tutto il mondo per i suoi tessuti e stoffe di qualità. Una città che ha vissuto però negli ultimi decenni un declino e negli ultimi anni un tracollo a picco sulle sponde della crisi più nera, dove fra ex industriali, industriali falliti e in fallimento e tutti i lavoratori annessi al settore (e non solo), si uniscono i dilemmi delle grandi immigrazioni, prima fra tutti quella cinese. Prato città ricca, grande padrona del mercato tessile, si trova in ginocchio di fronte all’irrompere del lontano Oriente, che bene o male sfruttato o ignorato per decenni si impone adesso come unica alternativa per mantenere un equilibrio che non si sa quanto reggerà. Commercialisti torturati che non vogliono parlare sono all’ordine del giorno nella bollente città pratese, dove il Nichi si trova a scoprire movimenti rivoluzionari di dubbia origine, che deciderà di seguire per “ignoti motivi”; possiamo accennare che si tratta di donne….Non c’è politica, anche se così sembrerebbe, c’è solo un leitmotiv che spinge il protagonista a farsi trasportare passivamente da un caos ad un altro, che si può riassumere in: “è questione di vita o di morte”.
L’umorismo tutto toscano e molto intelligente, mai lasciato al caso, accende di curiosità la mente del lettore, portandolo a coinvolgersi pienamente all’interno di tutte le vicende: c’è un’azione continua, un fremere, una suspence che entusiasmano tanto che ci si sente all’interno di un ring, di un Fight Club dove speriamo sempre che il nostro Nichi non soccomba. Perché Nichi si lascia andare totalmente alla sorte, finchè sempre sul filo del rischio e del pericolo, non trova un equilibrio che lo fa risalire, in un modo del tutto disilluso, affatto ottimistico, ma reale e umano.
Questo libro va letto perché ti mette a terra, ti dice chiaramente che se non combatti proprio fisicamente contro le bastonate che ti arrivano dall’esistenza, a risalire in piedi non ce la fai; è un libro che paradossalmente, anche se appare come un elogio all’anarchia, un grido alla rivoluzione, sa essere ironicamente romantico. Tutti pensiamo ai soldi, alla crisi, alla lotta competitiva per il posto, la casa, la macchina, ma la vera crisi è quella che c’è quando il cuore ti si spezza in due e ti passa la voglia di vivere. Allora è bello anche tornare a camminare sui monti dietro casa, sdraiarsi in mezzo agli alberi, diventare un filo d’erba o un raggio di sole e all’improvviso respirare a fondo; e capire che non sei depresso o pazzo, magari piangi, magari t’incazzi con lo stronzo che ti passa accanto in bicicletta urlando in una lingua che non comprendi, ma insomma il fatto è che sei ancora vivo e allora puoi ricominciare…e sorridi prendendo un po’ in giro te stesso che pensavi che per star bene servisse davvero andare nei resort, nelle spa, nei centri benessere. Quella è roba da ricchi con i soldi, ma la ricchezza di chi all’improvviso si trova senza niente è la consapevolezza che per stare bene non serve niente che si può comprare o avere!
Mi chiedo che ne sarà di me, che combinerò di qui a fra un po’, cosa succederà della mia vita, ma una risposta che sia una non so darmela e me ne sto col cuore in gola, la milza che schianta e il sapore del caffè di stamani in bocca e nel naso (…) Non sono l’unico coglione che si rovina la domenica in questo modo coglione. Seduti ai piedi di un faggio con panini lunghi mezzo metro, ci sono tre vecchie conoscenze. Due di loro sono miei colleghi e il terzo credo abbia un paio di lauree serie tipo geologia e qualcos’altro (…) Saluto con la mano (…) rispondo che ho cominciato a fare di queste camminate perché mi avevano detto che in montagna era pieno di figa. Ridiamo e ci salutiamo ripromettendoci di darci a un altro sport, magari il nuoto. (…)”
Valentina Nesi


di Franco Legni
p.280
€12.00
Leggi tutto...

giovedì 13 febbraio 2014

L'uomo ombra


(nella foto: Autoritratto con la morte che suona il violino di Arnold Bocklin)

Sono l'uomo ombra
il vuoto mi divora
e nel vuoto ho dimora.
All'ora dagl'umani sgombra

son devoto, al silenzio pegno
faccio dell'anima mia
allor che libera è la via
m'ergo a sommo del regno.

Dello spettro non disturbar
lamento e il perpetuo pianto
solo, quel cuore d'amianto
i sonni dolci lasciate tormentar.

Amar non riesco senza deliri
mio è l'eterno, mio l'incanto
questo il destino che millanto
d'essere imcompreso tra i sospiri.

Capire, oh mortale, non potrai
dai cuori bevvi lacrime d'oro
tremanti singulti tuttora imploro
d'amar l'abisso io smisi mai.
Leggi tutto...