martedì 28 ottobre 2014

Maturina fantesca, erede di Leonardo Da Vinci


Per arrivare al Teatro Due Roma abbiamo dovuto affrontare un lungo cammino, fronteggiando le maree umane che riempono con i loro corpi il tempo morto domenicale. Soli, isolati, annegati in grandi schermi luminosi, senza conoscere ciò che poco distante da loro sta per sbocciare. Arriviamo alla metro A di Piazza di Spagna ed è un magma di carne di cui non si vede fine, ammassati con in alto i loro schermi per immortalar(si) un ricordo: il massimo lascito dell'umanità odierna è un anonimo selfie, un ritratto usa e getta che muore nell'anonimato. Arrivati al Teatro Due la folla svanisce, come di consueto in un teatro, luogo sacro e solenne, tutto ciò che di meglio puoi chiedere ad una domenica o in qualsiasi altro giorno. E pare davvero un luogo sacro, perché in sala sentiamo il pubblico in attesa parlare con un tono di voce "soffiato", come a non rompere l'incantesimo già creato con l'ingresso in sala. Nessun sipario, luci accese, teli bianchi a coprire dei quadri e poi inaspettatamente entra Maturina, fantesca di Leonardo Da Vinci. Un lampo, la mente si rischiara, si distende, la luce che attendevamo è arrivata e svaniscono i contorni distorti dall'indifferenza mondana. Noi pochi, godremo. Ed è un gran godere questo spettacolo di e con Patrizia La Fonte, monologo scritto e interpretato - o meglio vissuto - rispolverando una nostalgica lingua fiorentina del '500 che per nulla ostile arriva agli orecchi di noi contemporanei e dove, una volta tanto, il personaggio protagonista non è lì per parlare di sé, ma per accoglierci e raccontarci del maestro Da Vinci, della sua eredità, del lascito di un genio e di quel suo ingegno che abbiamo amaramente sciupato, come del resto già lo stesso Leonardo soleva dire a Maturina: "l'uomo potrà fare in futuro vita più agevole, ma non diventerà migliore". Un testo che è una perla di arguzia e intelligenza, di eleganza drammaturgica, una fine tessitura di citazioni, inviti alla riflessione e gioco, sì, gioco scenico. 

Perché La Fonte non rinuncia al ruggito della splendida teatrante che è in lei e intrattiene creando un filo diretto con il pubblico che mai resta isolato, ma diviene parte attiva del racconto dall'inizio alla fine. La cosidetta quarta parete non esiste e questo rende tutto più vivo, autentico, come fossimo davvero protagonisti noi stessi di un tempo non più nostro: Maturina dapprima ci ha accolto chiedendo chi fossimo, se banchieri di San Giorgio, o se ci trovassimo lì per parte dei due eredi testamentari, Francesco Melzi o Jacopo Caprotti; irride poi questi ospiti dalle "strane vesti" ed è così il nostro tempo a diventare di troppo, tanto che ce ne dimentichiamo volentieri e la lancetta corre indietro veloce, a quando tutto ancora era da inventare e una sola mente ha saputo  vedere ben al di là del proprio secolo (ma se avesse avuto le nostre distrazioni sarebbe comunque stato quel grand'uomo che è stato?). Ed è un bel rimembrare, tra le invenzioni, gli scritti, i quadri, le citazioni scelte in maniera ineccepibile aprendoci un mondo di riflessioni su noi stessi, spingendoci a credere che forse Leonardo Da Vinci aveva capito di noi uomini del futuro più di quanto noi stessi riusciamo realmente a capire. Doppiamente brava Patrizia La Fonte a scrivere e interpretare quest'opera di spessore che sa abilmente coniugare la cultura e l'intrattenimento, binonio che abbiamo visto raramente miscelare con tanta intelligenza in testi che spesso sono o totalmente culturali - divenendo pensanti - o totalmente d'intrattenimento - rimanendo dunque vuoti. Qua gli ingredienti sono miscelati in maniera giusta, quasi con meticolosa e ingegnosa intuizione Leonardiana. Prezioso.

Matteo Di Stefano



MATURINA FANTESCA, EREDE DI LEONARDO DA VINCI 
di e con Patrizia La Fonte

aiuto regia Simona Oppedisano
luci Ivano Salamida
tecnico luci e intrusioni Lorenzo Venturini
sartoria Maedis
progetto grafico Paolo Basile
organizzazione Valentina Ricci 

fino al 2 novembre 2014 presso

TEATRO DUE STABILE D'ESSAI
Vicolo dei due macelli 37, 00187 - Roma
 teatrodueroma@virgilio.it - 06/6788259
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mercoledì 11 giugno 2014

Leni R., nuova "biografia teatrale" al teatro dell'Orologio | Recensione

Ha debuttato martedì 10 giugno e resterà nella raccolta Sala Gassman del Teatro Orologio fino a domenica 15, lo spettacolo Leni R - La mansarda di Monaco, testo di Alessandro Staderini Busà, che indaga e porta sulla scena "il caso Riefenstahl". Leni Riefenstahl fu un'attrice, regista e fotografa tedesca - nonché ballerina se le fragili articolazioni non ne avessero ostacolato la carriera - famosa soprattutto per film e documentari girati durante il regime di Hitler che esaltano potenza e forza del regime nazista. Una posizione che le consentì di conquistare una grande notorietà durante la dittatura, ma che decretò la fine della sua carriera di regista nel dopoguerra. Indubbio talento, purtroppo la storia ha rimosso questa figura dai nomi che contano dal cinema post-bellico nonostante nei suoi film, pur contraddistinte da una forte  esaltazione del regime, non emergerà mai un chiaro allineamento alla politica antisemita del Führer, di cui tuttavia apprezzava l'eloquio e la potenza espressiva. Una stima reciproca che l'ha macchiata eternamente, costringendoci a rinunciare ad un'artista che sarebbe stata certamente grande. Purtroppo, a volte, non si può sfuggire, e leggendo la sua biografia possiamo capire quanto difficile possa essere stato combattere o opporsi agli eventi che l'hanno incoronata "regista del Terzo Reich". Lo spettacolo Leni R. ci propone un estratto della vita della Riefenstahl, quello immediatamente successivo alla guerra. Sebbene intorno a lei ci siano altre persone, Leni R. ci appare emotivamente sola con i suoi fantasmi, i tormenti che la lasciano sveglia la notte. Luogo fisico e prigione emotiva, la mansarda di Monaco in cui è ambientata la pièce è il luogo dove scorrono tutte le pellicole di preoccupazioni, paure, le angosce della Riefenstahl ormai artista dimenticata, il luogo dove membri dell'esercito alleato ne decretano la condanna storica e il fallimento cinematografico. Leni saprà rifarsi una vita, lontano dalla Germania, dall'Europa e dalle nebbie, tra le popolazioni indigene dell'Africa. Il testo di Busà non arriva fino a qui, si ferma al suo sguardo lontano e ferito, alla fine della sua carriera nel cinema. Figura di indubbio interesse, Leni Riefenstahl trova spazio e nuova vita dalle macerie della dimenticanza - o dell'ignoranza - come avviene con altre figure storiche, siano esse dimenticate o di fama riconosciuta. Un genere teatrale di cui si ritrovano molti esempi ultimamente, un "teatro biografico", che tende a concertrarsi sulla vita - intera o parziale - di un personaggio realmente esistito. Non è un genere che entusiasma, lo troviamo teatralmente irrilevante sebbene abbia il pregio di riesumare dai cassetti della memoria storie di cui non bisognerebbe dimenticarsi. Il risultato è, però, nella maggior parte dei casi piatto, una mera cronaca di cose documentabili tramite altre fonti, una trasposizione di ricerche enciclopediche di cui forse il teatro potrebbe anche fare a meno. Mancano quasi sempre di azione e di ritmo (deficit che riscontriamo anche in questa occasione), si arriva raramente a un vero coinvolgimento e i palchi ci ricordano i banchi da cui più o meno distrattamente ascoltavano le lezioni di storia. 


Unica differenza è che ci sono dei docent-attori a tenere la lezione, forse non tutti eccellenti. L'unica che riesce a tenere lievemente alzata l'asticella è Priscilla Giuliacci - e un po' Vittorio Ciardo, primo ufficiale alleato - nei panni della Riefenstahl, nonostante anche lei sia vittima della mancanza di ritmo e ascolto con gli altri attori. I ripetuti bui di certo non hanno contribuito a rendere il tutto più fluido. Certamente Leni Riefenstahl, morta nel 2003 all'età di 101 anni di tormentosi rimpianti, si sarebbe commossa di fronte a questo omaggio che in qualche modo la riabilita, ma agli spettatori forse questo spettacolo rimarrà impresso più per il gran caldo della Sala/lager Gassman che per il coinvolgimento scenico.

Matteo Di Stefano

LENI R. - LA MANSARDA DI MONACO
di Alessandro Staderini Busà

regia Chiara Ventura
con Priscilla Giuliacci, Vittorio Ciardo, Daniele Ferrari, Antonietta Elia, Alessandro Orlando Graziano

dal 10 al 15 giugno 2014 presso

TEATRO OROLOGIO (Sala Gassman)
Via dei Filippini 17 - Roma
Ore 21.30 | domenica ore 18.00
www.teatrorologio.it

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martedì 13 maggio 2014

Comunicati: La casa vittoriana degli spettri, Teatro Antigone, 19-21 maggio



LA CASA VITTORIANA DEGLI SPETTRI

scritto e diretto da Viviana Lentini

con Elisa Billi, Cristian Conte, Roberto Di Marco, Alessandro Giova, Cristiana Mecozzi, Marina Parrulli, Simone Pulcini

19 20 e 21 maggio

TEATRO ANTIGONE
via Amerigo Vespucci 42 – Roma




Sarà in scena dal 19 al 21 maggio presso il teatro Antigone, lo spettacolo LA CASA VITTORIANA DEGLI SPETTRI, spettacolo teatrale ispirato al romanzo d'esordio “I fantasmi della vita” di Cristian Precamedi Conte. La versione teatrale è stata scritta e curata da Viviana Lentini e vede in scena un cast composto da giovani attori, già molto attivi sia in campo teatrale che in quello cinematografico e delle serie web. Una commedia gotica fresca e divertentissima, ricca di colpi di scena che terranno lo spettatore incollato alla sedia.

La vita è una scommessa! Forse per questo l’impavido Cris si ritrova dentro una casa vittoriana infestata da cupi spettri, degni di un pauroso film horror che si rispetti; per dimostrare ai suoi amici che lui, sbruffone e impenitente, non teme nulla, nemmeno l’incontro con inquietanti bambini che appaiono allo scoccare della mezzanotte, serial killer in pensione e scrittori suicidi, ovvero “i fantasmi della vita” che lo porranno di fronte ad un arduo compito: scegliere tra la sua vita e quella della ragazza di cui è innamorato. Perché, che lo vogliamo o no, la vita è fatta di scelte, giuste o sbagliate che siano, e spetta solo a noi decidere il corso degli eventi… e alcuni di questi potrebbero divertirci così tanto da non riuscire a smettere di ridere.



LA CASA VITTORIANA DEGLI SPETTRI
dal romanzo “I fantasmi della vita” di Cristian Precamedi Conte

scritto e diretto da Viviana Lentini
Cast: Elisa Billi, Cristian Conte, Roberto Di Marco, Alessandro Giova, Cristiana Mecozzi, Marina Parrulli, Simone Pulcini

TEATRO ANTIGONE
Via Amerigo Vespucci 42 – Roma
19-20-21 maggio ore 21.00
Biglietti: €10 – Prenotazioni: Simone Pulcini 3494107179 – T.Antigone 065755397

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giovedì 8 maggio 2014

Se il sipario si apre 170 volte.. Il Malato Immaginario di Marco Bernardi al Teatro Eliseo

Una pioggia di luce scende sulla scrivania sulla quale Argante poggia la testa, sullo sfondo inquietanti maschere allineate appestano il sonno di Argante con incubi. Un'immagine di apertura che si ripete ormai da oltre 170 sere e di cui siamo ben lieti spettatori. Vorremmo che questa sia la norma, la norma di un teatro vivo, concreto, che si fa apprezzare e gira l'italia; vorremmo poter dire che sì, ci eravamo sbagliati, che il teatro, tutto, è un malato immaginario. E forse è così. Forse stiamo davvero immaginando questa crisi che paralizza l'attività artistica. La crisi più che di pubblico è artistica, perché di fronte ad uno prodotto artisticamente valido il pubblico spesso e volentieri risponde bene. Certo, non è un Eliseo sold-out quello di martedì 6, ma è comunque una platea viva e numerosa che torna per sostenere uno spettacolo a grande richiesta. Allora se è una malattia la nostra, possiamo dirci fiduciosi riguardo ad un recupero della salute artistica, allora ogni spettacolo può diventare un clisterino teatrale da somministrare per augurarci una pronta guarigione. Un successo meritato quello della versione del Malato immaginario firmato Marco Bernardi, perché ha saputo cogliere il frutto dell'idea di Molière - il quale morì pochi minuti dopo la quarta replica - restituendoci un testo certamente brillante e comico, ma dal rovescio della medaglia amaro, che mette in luce una certa solitudine esistenziale. Uno spettacolo più che godibile, con al centro la figura di un sontuoso Paolo Bonacelli, ironico, capriccioso, quasi infantile nelle sue farneticazioni. Anche se spesso sentiamo farfugliare il suo Argante non troppo chiaramente, cosa che si addice ad un vero malato, è uno smacco che si può perdonare ad una grande personalità come Bonacelli. Accanto a lui una straripante Patrizia Milani nei panni di Tonina, protagonista di un'interpretazione indimenticabile, che per la sua vigorosa forza quasi non ruba lo scettro di re al protagonista. Come assolutamente convincente è risultato Carlo Simoni nel ruolo del fratello Beraldo. Seppur in ruoli minori, hanno esaltato il pubblico meritandosi applausi a scena aperta Roberto Tesconi e Fabrizio Martorelli.
E via tutti gli altri e ci duole non citarli tutti, perché ognuno con la sua presenza ha contribuito ad arricchire questa messa in scena, che per via della sua semplicità, della frugalità dell'allestimento scenogrofico, ha messo al centro proprio gli attori e le loro interpretazioni. Per una volta non siamo ammaliati da strutture irreali e pirotecniche, non veniamo allietati da giochi di luce, tutto è rimesso alla capacità degli artisti sulla scena di accattivarsi i favori del pubblico. E questo viene fatto senza esagerazioni, senza recitazioni smodate e forzate, ma con una maestria che da una parte rispetta la tradizione, dall'altra risulta assolutamente fresca e moderna. E ciò che più conta non è questo o quell'attore, tutti sono diventati protagonisti, tutti si sono divertiti in questa rappresentazione. Abbiamo visto un gruppo solido e affiatato, cosa rara quando nel cast circolano nomi importanti. Onore dunque a Marco Bernardi, che ha saputo amalgamare un gruppo nutrito ed eterogeneo di attori, all'interno del quale non emergono prime donne e non appaiono ruoli ombra, ma tutti sono diventati essenziali alla buona resa dello spettacolo. E abbandonando la sala ci siamo sentiti, come dire, un po' più in salute. Da vedere
Matteo Di Stefano

IL MALATO IMMAGINARIO di Molière
regia MARCO BERNARDI
con Paolo Bonacelli, Giovanna Rossi, Gaia Insegna, Patrizia Milani, Carlo Simoni, Massimo Nicolini, Libero Sansavini, Fabrizio Martorelli, Roberto Tesconi, Maurizio Ranieri, Riccardo Zini.

dal 6 al  25 maggio 2014 presso

TEATRO ELISEO
Via nazionale 183, 00184, Roma
ufficio stampa: Maya Amenduni

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lunedì 5 maggio 2014

Un posto a Filadelfia - A place in Philly - Charles Bukowski

 Dedichiamo questa poesia di Charles Bukowski a tutti i giovani artisti, a chi si sacrifica per fare ciò che ama, a chi rinuncia all'agio per inseguire se stesso. A chi ha fame e si nutre della sola arte.

non c'è niente come esser giovani
e affamati,
vivere in camere ammobiliate
e far la parte dello
scrittore
mentre gli altri hanno
i loro mestieri e
i loro averi.
non c'è niente come essere
giovani e
affamati,
ed ascoltare Brahms,
a pancia sgonfia,
manco un'oncia di
grasso,
allungati sul letto
nel buio,
fumando una sigaretta
rollata alla bell'e meglio
e lavorando sulla
ultima bottiglia di
vino,
i fogli che hai
scritto sparsi per
terra.
ci sei passato sopra,
avanti e indietro e di traverso,
sui tuoi capolavori che saranno
letti
all'inferno
o forse
masticati da un
topino
curioso.
Brahms è l'unico
amico che hai,
l'unico che vuoi,
lui e la bottiglia
di vino,
mentre capisci che
non sarai mai
cittadino del
mondo,
e se arriverai
vecchio
fino in fondo
lo stesso non sarai mai
cittadino del
mondo.
vino e Brahms
si mischiano ben bene mentre
guardi le
luci
rincorrersi
lungo il soffitto,
per gentile concessione
delle auto
di passaggio.
tra un pò dormirai
e certamente
domani
aumenterà
la mole
dei tuoi capolavori.


English version

 there's nothing like being young
and starving,
living in a roominghouse and
pretending to be a
writer
while other men are occupied
with their professions and
their possessions.
there's nothing like being
young and
starving,
listening to Brahms,
your belly sucked-in,
nary an ounce of
fat,
stretched out on the bed
in the dark,
smoking a rolled
cigarette
and working on the
last bottle of
wine,
the sheets of your
writing strewn across the
floor.
you have walked on and across
them,
your masterpieces, and
either
they'll be read in
hell,
or perhaps
gnawed at by the
curious
mice.
Brahms is the only
friend you have,
the only friend you
want,
him and the wine
bottle,
as you realize that
you will never
be a citizen of the
world,
and if you
live to be very
old
you still will never
be a citizen of the
world.
the wine and
Brahms mix well as
you watch the
lights
move across the
ceiling,
courtesy of
passing
automobiles.
soon you'll sleep
and
tomorrow there
certainly
will be
more
masterpieces.



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venerdì 2 maggio 2014

Cover - Teatro Due: Sogno in musica di Genta/Schiavoni tra musica, danza e poesia

Se bastasse una sola canzone. Peccato viene da scrivere. 
C'è stato un tempo in cui la musica aveva una missione, racchiudeva un messaggio, portava un'idea da cantare e grazie alla sua diffusione poteva contaminare la società, un tempo in cui musica e poesia avevano stretto un patto di fratellanza. Ci si sperava davvero cantando, che si potesse cambiare. Oggi molti la speranza l'hanno persa, non intonano più quelle parole e forse non ne hanno mai conosciuto il significato profondo. Ebbene, Cover, lo spettacolo in scena al Teatro Due è rivolto soprattutto a quelli che hanno perso la speranza. Noi scriviamo peccato, peccato perché noi la speranza ce l'abbiamo ancora ben radicata in noi, ma chi l'ha perduta dov'era? Forse al concerto di primo maggio ad omaggiare qualche artista che lanciava frecce polemiche nel mucchio per conquistarsi qualche fan in più, forse stesa su un prato sostenendo che la cultura è importante senza aver mai messo piede in un teatro o un museo. Peccato dunque, perché forse non è uno spettacolo che facilmente potrebbero amare i teatrofili accaniti, ma è certamente uno spettacolo per sognatori, poeti, romantici, utopisti, amanti della musica e dei bravi artisti, per i folli e tant'altri; peccato perché abbiamo visto un'artista completa sulla scena, Caterina Genta, che si è esibita in un tutto di danza, canto, recitazione con ottimo livello, peccato perché insieme a Marco Schiavoni hanno prodotto una bella e sognante contaminazione scenica, la quale unisce teatro, danza, musica e arte visiva. Caterina Genta si è formata come danzatrice solista e coreografa in Germania alla scuola di Pina Bausch ed in seguito ha approfondito l’uso della voce come attrice e cantante. Marco Schiavoni è compositore, produttore musicale e videografo, autore di oltre ottocento musiche di scena, alcune delle quali nel repertorio di enti lirici e delle compagnie di danza più attive in Italia. 
Cover è uno performance a carattele musicale, il testo - cantato e recitato - è tratto dalle canzoni di Led Zeppelin, Dalla, Ramazzotti, Pink Floyd, Modugno, Buscaglione, Fossati, Battisti, Mogol, Lorca, Eno, Gaber, Jobs, Patti Smith.* I testi e le musiche originali sono della Genta e di Schiavoni, rielaborazioni che hanno fatto emergere una poesia sepolta, forse mai tanto evidente come in questa serata. Una calda voce che ci è sembrata svanire anche troppo in fretta - saremmo restati ancora - la quale ha restituito il senso più nudo e autentico a quelle parole. Peccato poi che tanta bravura debba perdersi tra qualche sparuto sognatore,  anche se è gratificante sentirsi eletti a volte. Ci siamo sentiti così, eletti che hanno avuto la fortuna di prendere parte ad un sogno condiviso ed hanno preso in consegna un messaggio da comunicare all'esterno. E questo è il nostro mezzo, sperando di non dover più dire: peccato.
Matteo Di Stefano


* Tra i brani selezionati (e riarrangiati in funzioni dell’episodio scenico preposto) alcuni must evocativi come Stairway to Heaven, presente anche in versione italiana con la voce fuori campo di Alessandro Gassman, By this river di Brian Eno, Because the Night di Patti Smith, Wish you were here dei Pink Floyd ma anche uno sprazzo d’Italia con la forza vocale del Modugno di Meraviglioso o la poesia di Dalla nel Parco della luna, Vino alle canzoni-­‐denuncia La libertà di Gaber e Che colpa abbiamo noi dei Rokes (con l’amichevole partecipazione in video di Shel Shapiro).


COVER: stairway to heaven
Dedicato alle persone che hanno perso le speranze di poter cambiare…
di e con Caterina Genta e Marco Schiavoni
testi e canzoni di Led Zeppelin, Dalla, Ramazzotti, Pink Floyd, Modugno, Buscaglione, Fossati, Battisti, Mogol, Lorca, Eno, Gaber, Jobs, Patti Smith
testi e musiche originali di Caterina Genta e Marco Schiavoni
con l’amichevole collaborazione di
Fabio Nardelli (Rock band Uniplux in video) Davide Alivernini (arrangiamento e clarinetto di “Guarda che luna”)
e la partecipazione speciale di Shel Shapiro (in video) e Alessandro Gassmann (voice over)
costumi: Monica Guadagnini
disegno luci e assistenza tecnica: Valerio Sabino

dal 22 aprile all'11 maggio 2014 pressto

TEATRO DUE STABILE D'ESSAI
Vicolo dei Due Macelli 37 - Roma
info e prenotazioni:  06 678 8259

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Il Matrimonio che non ti aspetti - Teatro Trastevere | Recensione: Per ridere, per farsi educare.

Se volessimo parlare del testo potremmo dire che è senza dubbio scritto bene; se volessimo parlare degli attori potremmo dire che non sono certo degli attori mediocri; il pubblico non mancava e non è uscito insoddisfatto. Questi tre elementi sono indicatori che possono lasciare tranquillo lo spettatore indeciso di tuffarsi nella platea del Teatro Trastevere per "Il matrimonio che non ti aspetti", commedia brillante di Eugenio Banella e Federico Capponi, che ha i giusti ingredienti di comicità per far divertire il pubblico più affezzionato al genere della commedia degli equivoci. Sicuramente noi lo consigliamo senza fare troppo i preziosi, perché se è vero che la situazione non è poi così originale, se è vero che la commedia degli equivoci spesso rispolvera gli stessi ingredienti amorosi, gli stessi ammiccanti triangoli amorosi, le stesse crisi coniunagli o pre-matrimoniali, è pur vero che ce n'è un infinità in cartellone e tra queste anche di attori e autori più noti e famosi che forse un po' ci hanno stancato di fornirci sempre la solita minestra servita ormai fredda da anni; se è vero questo, dicevamo, è pur vero che tra i tanti noi raccomandiamo questo gruppo che si fa chiamare i "Parzialmente Scremati", perché sono quelli che più d'altri necessitano di pubblico, il loro primo pubblico, che forse alle volte sono persino migliori dei nomi più affermati, perché il loro pasto è servito caldo e se la giocano senza la spocchia del veterano e possiedono una generosità sincera da portare sulla scena. Perciò, se il vostro genere è la commedia brillante, concedetevi per una volta il lusso di assistere a uno spettacolo senza nomi altisonanti in cartellone, con una compagnia di giovanissimi che si autoproduce e si autodirige: in un panorama che offre poche opportunità questi ragazzi si creano da sé la propria opportunità. Altrimenti non veniteci a dire che i giovani son tutti viziosi e senza speranze, senza grinta e voglia di fare. Non ditecelo, perché il difetto non sta nei giovani ma in chi dovrebbe sedere dall'altra parte e sostenerli. Sosteneteli dunque. 

Se poi volessimo dire di più, come è giusto anche, potremmo dire - come già detto - che questa commedia che mette al centro le rocambolesche peripezie di Marco, futuro sposo finito a letto con una bella sconosciuta il giorno del suo addio al celibato, e di Valerio, suo migliore amico, impegnati a mascherare la notte focosa del neosposo alla futura moglie Barbara, offre sì spunti comici esilaranti, ma si serve del trito argomento amoroso, della ricetta lui, lei, l'altra e qualche altro inconveniente, cosa che molto spesso ti aspetti e che non sorprende più di tanto. Tolto questo, nulla da dire sulla qualità del testo, della situazione, dei tempi comici attoriali - il duo Banella-Capponi è una coppia esplosiva, due stili diversi ma complementare - di alcuni artifici da mestierante che già son presenti in queste giovani promesse e producono il loro effetto, della messa in scena in generale. Come può questo genere di commedia piacere sempre? Semplice, perché è quella che ancora oggi è più vicina alla realtà coniugale o di coppia, si ride non dello spettacolo in sé ma incosciamente si ride di se stessi soprattutto, perché in molti avrebbero voluto essere Marco e avere la possibilità di deviare, in molti Marco lo sono stati sposando una donna che non volevano sposare ma lo hanno fatto per salvare una certa illusoria sacralità. Questo fa ridere, il fatto che ancora oggi, che dovremmo potere avere il massimo della libertà, non sappiamo amare liberamente e finiamo sempre per commettere errori per difendere le apparenze, lasciando vincere le convenzioni all'amore. Ma le commedie fortunatamente hanno un lieto finale, non sempre possibile nella vita e fintanto non vi sarà il finale desiderato anche nella vita commedie come "Il matrimonio che non t'aspetti" continueranno a funzionare. Servono sì, per ridere, ma anche per essere educati.
Matteo Di Stefano

IL MATRIMONIO CHE NON TI ASPETTI 
scritto e diretto da Eugenio Banella e Federico Capponi
con Eugenio Banella, Federico Capponi,  Francesca Ceci, Elisa Niti, Chiara Oliviero, Adele Pani, Edoardo La Rosa

30 aprile al 4 maggio presso

TEATRO TRASTEVERE
via Jacopa de' Settesoli 3 - Roma
info e prenotazioni: 3402568816 -3458327551


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mercoledì 30 aprile 2014

Bandi e concorsi: Teatro Argot | Casting Night

TEATRO ARGOT STUDIO

presenta

CASTING NIGHT
UN FORMAT DI MATTEO TARASCO

CASTING NIGHT è un progetto innovativo che ha l’obiettivo di promuovere il talento di attori e attrici e creare occasioni d’incontro e scambio.

CASTING NIGHT si articola in tre fasi SELEZIONE – ESIBIZIONE – PROMOZIONE

SELEZIONE
Requisiti necessari per partecipare alla selezione: essere un attore/attrice professionista ed aver compiuto la maggiore età.
Per partecipare alla selezione invia foto, curriculum e un video-provino di durata massima di 5 minuti, all’indirizzo di posta elettronicacastingnighteatro@gmail.com entro e non oltre il 3 maggio 2014.  Per l’invio del video-provino si consiglia di allegare link youtube/vimeo privato oppure caricare il file tramite www.wetransfer.com.

Scegliere un monologo di una delle opere dei seguenti autori:  William Shakespeare, Molière, Carlo Goldoni, Anton Cechov, Luigi Pirandello. Puoi partecipare anche inviando più di un video-provino per autori diversi.
 
La partecipazione alla selezione e alle successive fasi del progetto è gratuita. 
ESIBIZIONE
Se verrai selezionato parteciperai ad una delle 5 CASTING NIGHT  che si svolgeranno al TEATRO ARGOT secondo il seguente calendario:
lunedì 2 giugno 2014    SHAKESPEARE CASTING NIGHT
martedì 3 giugno 2014   MOLIERE CASTING NIGHT
mercoledì 4 giugno 2014  GOLDONI CASTING NIGHT
giovedì 5 giugno 2014  CECHOV CASTING NIGHT
venerdì 6 giugno 2014  PIRANDELLO CASTING NIGHT

Ogni sera si esibiranno 6 attrici e 6 attori: ognuno avrà a disposizione max 5 minuti per l’esibizione. Ogni serata verranno decretati 2 finalisti, 1 attrice e 1 attore, scelti ad insindacabile giudizio degli spettatori che esprimeranno una preferenza per categoria.

Le 5 attrici finaliste e i 5 attori finalisti avranno l’opportunità di esibirsi nella serata finale di sabato 7 giugno 2014 al termine della quale, ad insindacabile giudizio degli spettatori, verranno decretati i due vincitori (una attrice e un attore). 
PROMOZIONE
I due vincitori avranno l’opportunità di proporre un loro spettacolo che verrà inserito all’interno della programmazione del Teatro Argot per due repliche nel corso della stagione 2014/2015. 

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venerdì 25 aprile 2014

Comunicati: CANDELAIO - une pièce de Giordano Bruno

Una delle nostre collaboratrici, Valentina Nesi, si è trasferita momentaneamente a Parigi. Anche al di fuori dei confini nazionali continua a nutrirsi di teatro e ci segnala questo evento, di cui diamo notizia pubblicandone il comunicato.  Perché anche se lontano c'è un po' d'Italia in questo spettacolo.

VENDREDI 25 et SAMEDI 26 AVRIL 2014 h 19.00
THEATRE LES DECHARGEURS
3 Rue des Déchargeurs
75001 Paris

"L’unique pièce théatrale de Giordano Bruno présentée dans le cadre du Festival Shakespeare 450"!

Metro: Châtelet (lines 1, 4, 7, 11, 14)
RER: Châtelet / Les Halles (lines A, B, D)

Contact
Adresse Courriel lesdechargeurs@gmail.com
www.lesdechargeurs.fr

Réservation
Magasins Fnac / www.fnac.com

0892 68 36 22
01 42 36 00 50
www.lesdechargeurs.fr

La Société Francaise Shakespeare va presénter, dans le cadre SHAKESPEARE 450 deux représentations exceptionnelles du spectacle Chandelier (Candelaio), l’unique pièce théatrale écrite par le philosophe Giordano Bruno lors de son séjour à Paris. Une satire poétique, féroce sur le “monde renversé” de son temps. Une oeuvre théatrale prélude aux grands dramaturges tels que Shakespeare, Molière, Goldoni, Rostand.

Un programme d’événements du 21 au 27 avril – mises en scène, expositions, lectures, film-concert – pour célébrer le quatre cent cinquantième anniversaire de la naissance du poète anglais William Shakespeare, son influence sur la création littéraire et artistique en France. Réunis pour un congrès d’une semaine, des spécialistes et amateurs de tous pays interrogeront le sens aujourd’hui de l’œuvre la plus jouée et lue dansle monde.
Au programme, un large éventail de thèmes d’étude, sur les divers modes actuels de réécritures de l’œuvre shakespearienne, textuelles, scéniques, filmiques, sa place dans la réflexion scientifique et la culture populaire, les développements théoriques, le système des commémorations, la fabrique du personnage.

CANDELAIO
La Société Francaise Shakespeare va presénter, dans le cadre SHAKESPEARE 450 deux représentations exceptionnelles du spectacle Chandelier (Candelaio), l’unique pièce théatrale écrite par le philosophe Giordano Bruno lors de son séjour à Paris. Une satire poétique, féroce sur le “monde renversé” de son temps. Une oeuvre théatrale prélude aux grands dramaturges tels que Shakespeare, Molière, Goldoni, Rostand.
Le congrès international « Shakespeare 450 » présente «Candelaio» («Le Chandelier») de Giordano Bruno au Théâtre Les Déchargeurs, le 26 avril à 19 heures. Il «Candelaio» est une adaptation du «Candelaio, commedia del Bruno Nolano, accademico di nulla accademia, detto il Fastidito», publié à Paris, chez Guglielmo Giuliano en 1582, et est l’unique pièce théâtrale écrite en italien «vulgaire» par le grand philosophe libre-penseur lors de son séjour à Paris. Génie éclectique, Giordano Bruno se révèle un écrivain original et vivant. Comédie composée de plusieurs comédies, il «Candelaio» offre une structure innovatrice et unique par rapport à la comédie du XVIème siècle, une satire poétique et féroce sur le “monde renversé” de son temps. Giordano Bruno se moque du pétrarquisme (Boniface), de la fausse science alchimique (Bartolomeo) et de la tradition humaniste latine jugée trop formelle (Manfurio) avec une autonomie radicale par rapport au language établi. Le language de Bruno est plein de passion, sans laquelle il n’y a pas possibilité de connaissance. On y perçoit l’auteur dans l’acte même de l’écriture. Angela Antonini et Paola Traverso ont mis en œuvre une dramaturgie toute spéciale. L’actrice joue à elle seule tous les personnages du «Candelaio», une multitude de voix brunienne qui changent tout le long de la représentation. La mise en scène est résolument originale. L’actrice apparait d’abord comme une ombre chinoise puis sous différents costumes, chapeaux et vêtements. Elle parle dans les dialectes napolitain, florentin, vénitien et sicilien du Cinquecento, un jonglage de mots que l’on peut suivre facilement grace aussi aux sous-titres en langue francais.

L’actrice passe d’un masque à l’autre, profère, débite, éructe, crache des mots que l’ imagination aide à comprendre. C’est au grand philosophe qu’on va rendre voix et corps sur la scène pour continuer, comme l’écrit Josè Saramago, à crier avec lui. Giordano Bruno intéresse aujourd’hui tant la philosophie que la poésie, tant l’histoire des sciences que l’art dramatique. Il «Candelaio» représente un travail essentiel pour la scène théâtrale européenne, un prélude aux œuvres des grands dramaturges tels que Shakespeare, Molière, Goldoni, Rostand et même à l’ expérimentalisme radicale de Gadda et Joyce.

Presse
Festival Bruniano ♥♥♥
La mise en scène est résolument originale (…) C’est prodigieux! (…) Angela joue comme écrit Giordano Bruno.
BabylonPost
Une fusion originale entre ricerche théâtrale, artistique et philosophique.
Festival Bruniano ♥♥♥
Les spectateurs éberlués ont affaire à une personne unique qui donne vie à de multiples personnes.
BabylonPost
La grande modernité du Candelaio de Bruno (…) L’intelligence collective de l’entière pièce du Candelaio est notre maitre de vie.

Festival Bruniano ♥♥♥
L’artiste passe d’un masque à l’autre, profère, débite, éructe, crache des mots. C’est un véritable corps à corps avec elle-même qu’elle réalise dans sa métabolisation du texte de Bruno. Les contorsions de son corps sont celles du texte brunien. Les spectateurs éberlués ont affaire à une personne unique qui donne vie à de multiples personnages. C’est comme un immense souffle qui prend de nombreuses figures. C’est prodigieux : quelle connaissance du texte, de la psychologie des personnages, de leurs rapports de force. Et surtout ce souffle unique qui donne vie et force à chacun des masques en jeu. Angela joue comme écrit Giordano Bruno : c’est une matière infinie en perpétuel travail d’elle-même : la démystification faite chair !
Jean-François Malherbe ("La démystification faite chair!", Nola, 22 Febbraio 2014)

DAILY PROGRAMME (CULTURAL EVENTS)
Monday April 21: Dinner-trip on Bateaux-mouches on the Seine, or pre-screening of Othello, directed by Orson Welles, in a digitally remastered print
Tuesday April 22: Film-concert, Hamlet, directed by Svend Gade, with an original score by Robin Harris (invitation of the Société Française Shakespeare). Due to Patrice Chéreau’s untimely death, the option for Comme il vous plaira, Théâtre de l’Odéon/Ateliers Berthier, is replaced on Thursday April 24 by Tartuffe, directed by Luc Bondy
Wednesday April 23: Birthday party, including a piano recital and the reading of excerpts fromLettres à Shakespeare
Thursday April 24: I Capuleti e i Montecchi, directed by Bruno Campanella, Opéra Bastille; or Shakespeare’s Macbeth, directed by Ariane Mnouchkine, Théâtre du Soleil (Cartoucherie)
Friday April 25: Les Enfants du Paradis, directed by Marcel Carné, Cinéma Le Louxor; or Giordano Bruno’s Candelaio, directed by Angela Antonini and Paola Traverso
Saturday April 26: Othello, directed by Léonie Simaga, Comédie française/Théâtre du Vieux-Colombier or Giordano Bruno’s Candelaio, directed by Angela Antonini and Paola Traverso
Sunday April 27: Generaly assembly of the Société Française Shakespeare
Visit to the crypt of the Basilica of Saint-Denis, and a performance: “Royal Imagery”
Sorbonne 23 avril 2014
Journée Théâtre
Interview with Angela Antonini and Paola Traverso

***********CANDELAIO A LA SORBONNE*********************
Mercredi 23 avril h. Journée théâtre (entrée libre)
Amphi Louis Liard (Sorbonne)
Entrée h15.00 et h18.00 : Interview with Angela Antonini and Paola Traverso on their performance of Giordano Bruno’s Candelaio

http://www.shakespeareanniversary.org/shake450/programme/

Réservation
Magasins Fnac / www.fnac.com

0892 68 36 22
01 42 36 00 50
www.lesdechargeurs.fr


Info Accès
Théâtre Les Déchargeurs

3 Rue des Déchargeurs
75001 Paris

Metro: Châtelet (lines 1, 4, 7, 11, 14)
RER: Châtelet / Les Halles (lines A, B, D)

Contact
Adresse Courriel lesdechargeurs@gmail.com
www.lesdechargeurs.fr

Programme du Congrès International SHAKESPEARE 450

http://www.shakespeareanniversary.org/shake450/cultural-events/#bruno

Visuel du spectacle Candelaio

https://www.youtube.com/watch?v=7mXd5TdoTUo&feature=youtu.be


Info Candelaio et Il Gigante

http://candelaio.angelaantonini.it/

http://www.ilgigantecinema.com/main.php?IdPage=4&IdSubPage=2

Page Facebook Candelaio
https://www.facebook.com/pages/Giordano-Bruno-la-Commedia-Candelaio/219151558218107?fref=ts


Adresse Courriel Angela Antonini et Paola Traverso
candelaiogiordanobruno@gmail.com

Pour en savoir plus!

Presse 2

Antonini et Traverso, respectivement actrice et réalisatrice, font partie de la bande de courageux histrions qui ont osé mettre en scène dans notre pays cette œuvre révolutionnaire, même aujourd’hui. In particulier elles sont les seules femmes à l’avoir jamais fait.
(Giordano Bruno, deux femmes et une comédie clandestine di Federico Tulli, Cronache Laiche, 17 febbraio 20013)

Presse 3
Une œuvre brillante récupérée de l’oubli et remise en scène pour la première fois par deux femmes, Angela Antonini et Paola Traverso, au moyen d’une fusion originale entre recherche théâtrale, artistique et philosophique. A travers un jeu d’ombres, de métaphores et de travestissements, grâce à un langage irrépressible et antiacadémique, l’imagination s’élève comme faculté particulière de l’esprit humain, source d’erreur mais aussi d’accès à l’invisible nature des choses. (Giordano Bruno, comédien clandestin di Federico Tulli, Cronache Laiche, 17 febbraio 20013)
Presse 4
Mais où se trouve la grande modernité du Candelaio de Bruno, qui est totalement en phase avec le monde d’aujourd’hui? Elle se trouve dans la capacité de donner corps, chair à la complexité, non seulement de l'intrigue, mais aussi des relations entre les personnages et les lieux dans lesquels la scène se déplace, s’ouvre ou se ferme sur les différentes ruelles, églises et places de la ville de Naples. A cette complexité, Manfurio, récitateur d’aphorismes, ne sait pas répondre, il n’est pas le vrai maitre. Le maitre de la vie, ce sont les vicissitudes et, on pourrait dire aujourd’hui, l’intelligence collective de l’entière pièce du Candelaio est notre maitre.
(La modernité de Giordano Bruno dans sa comédie philosophique de Luisa Simonutti, Institut de l’histoire de la pensé philosophique et scientifique moderne- Conseil National de la Recherche (Ispf-Cnr).

 
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domenica 20 aprile 2014

Comunicati: I FARI, e altre storie al veleno | Teatro Koko 23-25 aprile

L'Associazione Culturale M.A.C.C.E. 
presenta 


 FARI 
e altre storie al veleno...


 23-24-25 aprile 2014 


 TEATRO KOPÓ 
Via Vestricio Spurinna, 47/49 – Roma





Dal 23 al 25 aprile è in scena al Teatro Kopó di Roma, “Fari, e altre storie al veleno...” . Interpretato e diretto da Paolo Giommarelli e Cristina Gardumi, lo spettacolo propone testi dell'autrice romana Micol Graziano (Premio Troisi 2013) e si articola in due parti: il corto FARI, già presentato con successo – e con il Patrocinio di Roma Capitale VII Municipio - alla Prima Edizione del Premio Millelire, nel gennaio scorso, e la lettura scenica di due racconti affilati ed agrodolci: Splat e L'esame. 

 FARI è un dialogo cinico ed incalzante attraversato da atmosfere metafisiche, dai contorni sfumati. Protagonista è una misteriosa coppia di amanti che fa ritorno a casa, in auto, dopo aver trascorso la notte in un elegante e affollato locale alla moda, in una metropoli non ben definita. I due, nel viaggio, mentre attraversano strade spettrali e complanari deserte, danno vita ad un duello di parole sprezzante e spietato dal quale affiorano ferite e desideri inconfessabili, pensieri acuminati simili a colpi di spada, meditati con sapienza per ferire e sedurre al contempo. Scrivono i registi Giommarelli e Gardumi nelle note: “Quanto è importante dire tutta la verità all'interno della relazione d'amore? Quanto peso ha il mistero che ognuno di noi porta invariabilmente dentro di sé, nell'alimentare la fiamma viva del rapporto? La curiosità nutre la fantasia e si scatena solo di fronte a ciò che pensiamo di non conoscere completamente, che crediamo ci nasconda almeno un segreto (...). Questo brevissimo spaccato di vita coniugale si può leggere in molti modi, ma quello che abbiamo voluto percorrere è forse il più imprevedibile, in cui la parola, piuttosto che affermare, nasconde (...). Quello che portiamo in scena è un tentativo estremo di ricostruire il desiderio attraverso il fantasticare, trasfigurando la realtà dentro un volo pindarico che rischia di sollevare sempre più in alto, solo per far precipitare ancora più brutalmente”. 

 Nella seconda parte radice quadrata di tutto è l'ironia, se in Splat è una mosca, tra gli insetti più sordidi, a raccontare al pubblico, e dunque ai suoi “quattro lettori”, le bassezze dell'essere umano, e il disagio di vedersi diverso. Infine nel monologo L'esame diventa necessaria una riflessione sul mondo della scuola e, da ultimo, inaspettatamente, sui professionisti del teatro. 

FARI, e altre storie al veleno... 
Testi di Micol Graziano 
interpretato e diretto da Paolo Giommarelli e Cristina Gardumi
luci: Mauro Buoninfante 
foto: Linamaria Palumbo e Fabrizio Caperchi 

 TEATRO KOPÓ 
23-24-25 aprile 2014 
ore 20.30 
Via Vestricio Spurinna, 47/49 (Metro Numidio Quadrato) 
Info e prenotazioni: 06 45 65 00 52 
Biglietto: 10 euro (spettacolo + aperitivo)

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venerdì 18 aprile 2014

Fight Club al Teatro Trastevere | Recensione

La regola vuole che non se ne parli. E questo basterebbe a molti per capire qual è l'argomento di cui parliamo. Ma l'argomento è troppo interessante perché rimanga nell'ombra e perciò dobbiamo parlarne. Perché Fight Club è una storia troppo forte perché si taccia. Un segreto difficile da tenere per gli stessi membri del Fight Club, il quale vedeva di sera in sera aumentare il numero di partecipanti. In questa sede non parleremo né del film, né tantomento dell'omonimo romanzo di Chuck Palahniuk che ha ispirato la pellicola diretta da David Fincher (sebbene molti conoscano il film e non il libro), bensì della versione teatrale andata in scena al Teatro Trastevere. Si tratta presumibilmente del primo esperimento italiano di una trasposizione teatrale. Altre versione di cui siamo a conoscenza sono state rappresentate in America e in Germania. A parte questo coraggioso tentativo della compagnia "Cattive compagnie" non abbiamo notizia di altri tentativi. Un approccio difficile quello al capolavoro di Palahniuk, perché forte è l'influenza che viene dal film, anche perché chi conosce entrambi capirà perfettamente il lavoro enorme che è stato fatto da Fincher per dare una linearità e un'organicità alla storia cinematografica, pur restando fedele all'atmosfera e il messaggio contenuti nel libro. Il libro è sostanzialmente irregolare ed anarchico nella sua narrativa, partire da esso è un lavoro enorme e da specialisti, perché è difficile avere una fotografia unitaria della storia. Lo spettacolo a cui abbiamo assistito prende spunto sostanzialmente dal film, sebbene troviamo spunti presenti nel libro, ma i quali non hanno trovato vita nel film. Questo è sicuramente positivo, perché riteniamo che debba essere il libro la matrice primaria da cui attingere. Il film dovrebbe essere magari un esempio per aiutarsi a trascrivere in una forma unitaria l'opera teatrale di Fight Club, anche perché cinema e teatro hanno linguaggi diversi e ad alcune scene crediamo possano avere ragione di esistere esclusivamente al cinema. Sette attori, di cui tre nei ruoli principali di Tyler, "Jack" o "Lui" e Marla, gli altri quattro usati come jolly per interpretare vari personaggi. La struttura resta sostanzialmente quella del film, così come la quasi totalità delle scene che tentano di farci tornare alla memoria le scene più emozionanti del Fight Club di Edward Norton e Brad Pitt.

Purtroppo il risultato non è entusiasmante, prima di tutto perché ci sembra che l'influenza sia stata fin troppo determinante nella costruizione dello spettacolo, a partire anche dalla scelta dei personaggi e degli attori, con cui si è cercato innanzitutto una verosimiglianza estetica o fisica ai due protagonisti del film. Si è cercato di interpretare Tyler Durden o Brad Pitt? Il Tyler di Brad Pitt è già esso una lettura, un'ipotesi, come si può fare un'ipotesi di un'ipotesi? E la stessa ricerca di abiti - la giacca di pelle rossa di Tyler - che richiamano il film è l'ennesima conferma di quanto quest'ultimo abbia determinato la rappresentazione. Troppo facile e riduttivo ricalcare. Tyler (Sebastiano Gavasso) è caricaturale, non convince, non affascina, ci ricorda piuttosto un esaltato di provincia più che un rivoluzionario anarchico che dovrebbe affascinare col suo pensiero libero e sregolato, ammaliare col suo carisma. Non pervenuto, lontano anni luce dal vero Tyler Durden che tutti ammirano. Più convincenti sono sembrati invece i due altri attori nei personaggi di "Lui" (Diego Migeni) e Marla Singer (Cecilia Cinardi), che hanno donato una concretezza e una verità propria ai loro personaggi. Per il resto, lo spettacolo ci appare molto distante dall'opera stessa di Palahniuk, non si percepisce il clima oscuro e decadente, il nichilismo, i messaggi che sarebbero dovuti passare non sono passati perché buttati via con troppa enfasi. Anzi, spesso lo spettacolo tende addirittura verso la commedia brillante per alcune gag che si è scelto di inserire, fin troppo caricate. Si è messo dentro troppo e troppo si è cercato di far vedere, mentre poco si è tentato di trasmettere o interpretare o rileggere: pensiamo ad esempio alla scenografia che, sebbene funzionale e intercambiabile, crediamo fosse per certi versi ininfluente; altre volte invece persino imbarazzante, come ad esempio nella scena dell'incidente dove viene fatto apparire il muso di un auto che ricordava un po' la macchina di Topolino. Quest'ultima scena è proprio quella a cui pensiamo quando diciamo che si è ricalcato il film: ricalcare è l'unica soluzione che si è trovata, possibile? Per concludere infine col chiudere un'occhio - il minore dei mali alla fin fine - sugli errori tecnici nei combattimenti. Tanti se, tanti ma, una scelta coraggiosa e innovativa, forse anche un'opportunità sciupata perché si è percorso un sentiero già battuto e troppo facilmente ricalcabile: quello del successo cinematografico di Fincher.

Matteo Di Stefano

FIGHT CLUB - LA PRIMA REGOLA
ispirato al romanzo di Chuck Palahniuk

regia Leonardo Buttaroni 
con Diego Migeni, Cecilia Cinardi, Alessandro Di Somma, Marco Zordan, Yaser Mohamed, Matteo Fasanella, Leonardo Buttaroni 
scenografia Paolo Carbone 
musiche originali Filarco 

visto al 

TEATRO TRASTEVERE
Via Jacopa de' Settesoli 3 - Roma
mail info@teatrotrastevere.it


 
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domenica 13 aprile 2014

COMUNICATI: SCIAPÒ | RASSEGNA DI TEATRO A CAPPELLO | TEATRO TOR DI NONA



                                           Vi invita tutti al
                                  TEATRO TORDINONA di Roma

Da martedì 15 a sabato 19 aprile, tutti i giorni alle ore 21.00
INGRESSO LIBERO, USCITA A CAPPELLO!

Martedì 15 LADYOSCAR
Mercoledì 16 IL MACERO
Giovedì 17 CYRANO
Venerdì 18 ROSA NURZIA
Sabato 19 LA PAROLA ‘MADRE’

Per le info su tutti gli spettacoli in rassegna www.sciapò.it
Per prenotare 06.7004932 | 349.1257101 | laura.belloni@hotmail.it

Td IX
TEATRO TORDINONA
Via degli Acquasparta, 16 (vicino a Piazza Navona)
TESSERA GRATUITA

Sciapò è una rassegna di teatro a cappello, l’unica dove il biglietto non si paga prima, ma dopo lo spettacolo, e solo in base al gradimento. È nata con un duplice obiettivo: dare visibilità a compagnie che nei circuiti ufficiali non riescono a entrare, ma che uno spazio lo meriterebbero; riportare a teatro i meccanismi della Commedia dell’Arte, dove il pubblico era non solo fruitore, ma anche giudice e sovrano assoluto.
Per fare in modo che il teatro sia prima di chi lo vede che di chi lo fa!

IL PROGRAMMA!

Martedì 15
LADYOSCAR
Drammaturgia e regia di Ferdinando Vaselli
Con Alessia Berardi e Riccardo Floris
Musiche di Sebastiano Forte
Uno spettacolo della compagnia 20CHIAVITEATRO
Vincitore del premio Troia Teatro Festival come miglior spettacolo
→SINOSSI | Due ragazzi, la cocaina, la periferia. Non sappiamo come si chiamino, sono Coso e Cosa, semplicemente “amò”. Sono in casa, nella brutta periferia di Roma, emblema di tutte le periferie d’Italia. Sono fatti, sempre. Restano immobili. Si parlano addosso. Litigano per la dose, per la roba, per quel barista che ci ha provato. Litigano per un figlio che forse arriverà. Vagheggiano. Si muovono solo le loro parole, che si fanno traccia di qualcosa che non riusciamo a vedere, loro restano imprigionati nell’attesa di un futuro migliore, nella speranza di un cambiamento miracoloso, aspettando di vivere.

Mercoledì 16
IL MACERO
Liberamente tradito da “Sandokan – storia di camorra” di Nanni Balestrini
Scritto, diretto e interpretato da Roberto Solofria
Uno spettacolo della compagnia MUTAMENTI/TEATRO CIVICO14
→SINOSSI | Il Macero è la storia di un ragazzo, della sua insolita sensibilità, della sua ottusa caparbietà nel cercare per sé stesso una strada diversa dalla delinquenza, del suo disagio, nei confronti della sua terra, dove ormai l’attitudine al delitto è ampiamente sdoganata, della sua rabbia. Lo spettacolo non indugia sulle gesta dei camorristi, ma su una scelta etica: rifiutare l’omertà, abbandonare la propria terra per non tornarci mai più, scegliere di non vivere in un luogo in cui la morte fa da sfondo alla quotidianità e dove il cartello con la scritta “Benvenuti” è pieno di buchi di proiettile.

Giovedì 17
CYRANO
Liberamente tradito dal ‘Cyrano De Bergerac’ di Rostand
Scritto e diretto da Lorenzo De Liberato
con Tiziano Caputo, Matteo Cirillo, Fabrizio Milano, Giordana Morandini, Stefano Patti, Mario Russo
musiche originali di Tiziano Caputo
uno spettacolo della compagnia MARABUTTI
→SINOSSI | Cyrano de Bergerac, ammirato e temuto per la sua infallibile spada e per i suoi motti spiritosi e taglienti, essendo afflitto da un naso mostruoso, non ha il coraggio di manifestare alla cugina Rossana il suo amore per lei. Costei, ignara dei sentimenti del cugino, lo prega di prendere sotto la sua protezione il giovane Cristiano de Neuvillette del quale è innamorata. Poiché questi non riesce ad esprimere in belle frasi il suo sentimento, Cyrano gliele suggerisce e fa in modo che Cristiano possa sposare Rossana. Dopo quattordici anni, Rossana riceve la visita di Cyrano che, morente, gli racconta la storia del taciuto amore per lei.

Venerdì 18
ROSA NURZIA
Scritto e interpretato da Ciro Esposito
Diretto da Valentina Carbonara
Uno spettacolo della compagnia ESPOSTI
→SINOSSI | Rosa Nurzia è l’attimo prima della fine, un’esplosione bloccata. Dalle parole di Rosa dipende tutto. Se non racconta, il suo mondo non può finire. Se non racconta, non può accorgersi che il suo mondo è finito. Rosa è immobile sulla sua sedia, fieramente barricata nell’unico spazio consentito al suo essere vecchia e definitivamente sola. Entrare nella sua casa è come dare l’ultimo saluto a un mondo in decomposizione. Rosa ha una storia da raccontare con la sua lingua antica e forte e con il suo corpo incerto, nervoso, che non sa più rialzarsi da solo. Una storia reale, privata, fatta di piccole cose, che fa ridere e che per questo fa male.

Sabato 19
LA PAROLA ‘MADRE’
Libero tradimento da “Emma B. vedova Giocasta” di Alberto Savinio
Scritto e diretto da Luigi Imperato e Silvana Pirone
Con Fedele Canonico, Domenico Santo, Salvatore Veneruso
Uno spettacolo della compagnia Teatro di Legno
→SINOSSI | Una notte dopo quindici anni di assenza, Emma B. incontrerà suo figlio. È una notte di attesa, ma anche di festa. Alberto Savinio immaginava la sua protagonista sola in scena, in un monologo allucinato; noi le affianchiamo due personaggi che, insieme a lei, danno vita ad una danza dell’attesa e nello stesso tempo si fanno narratori-testimoni di un segreto profondo e impronunciabile: l’incesto compiuto dalla protagonista per sottrarre il figlio a un’ispezione nazista. La condanna dell’incesto resta sulla soglia dell’ambiguità: Emma infatti è madre, ma sembra riconoscere nel figlio il suo uomo, il suo complemento.

Info e contatti:
www.sciapò.it | www.facebook.com/rassegnaditeatroacappello
laura.belloni@hotmail.it | 3491257101

Tutti gli spettacoli proposti non sono tutelati dalla SIAE.
Sciapò è un marchio registrato.


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