La terapia di coppia non
è una questione individuale, non è un impasse irreversibile, è un
fenomeno sociale, umano, figlio di certi periodi storici più che di
altri; in più è un brillante, profondo e coinvolgente spettacolo
messo in scena da un testo di Paolo de Vita, con l’interpretazione
dello stesso e della bravissima Anita Zagaria, con regia di Antonio
Serrano.
Chi di noi non ha passato
almeno una volta nella vita una situazione di stallo sentimentale?
Anche solo indirettamente, tramite gli occhi dei genitori, parenti,
amici o conoscenti. E chi di noi non percepisce sempre un alone
oscuro che si appresta a tarpare le ali a quei due cuori che per la
prima volta s’imbattono e palpitano l’uno per l’altro, pronti a
levarsi in volo verso un’altra dimensione, leggera, sognante,
magica e favolosa? Appena si parla di coppia è impossibile non
avere subito qualche preconcetto. Oggi i giovani non si sposano più,
solo le passate generazioni riuscivano (e riescono) a tenere in piedi
solidi e strutturati rapporti amorosi. Ogni frase spesa per cercare
di spiegare tale fenomeno è inappropriata e ogni parola è
superflua, fuorviante. Ma la domanda è: cosa succede alle persone
innamorate, perché un bel giorno, dopo tanta vita vissuta insieme e
un'inconsapevole inerzia che li ha avvolti, si guardano allo
specchio, osservano chi hanno accanto a sé e pensano: chi sono, che
ci faccio qui?
I due attori, nel ruolo
di marito e moglie, esprimono perfettamente le sensazioni che
scaturiscono dalla suddetta questione. In un divertentissimo fluire
scenico di quadri familiari quotidiani, ricostruiscono immagini a
noi ben note, che ci trasportano e coinvolgono in risate, pensieri,
sbuffi, sospiri e commozione, in un vortice di umana banalità e
follia. È ben costruito il testo, sono molto chiare le situazioni e
gli intrecci; c’è una tensione scenica forte e coerente, che
fatica all’inizio a rivelarsi, ma si apre in corso d’opera
trascinando alla massima attenzione lo spettatore. I dialoghi
scorrono, la varietà dei contenuti è sostenuta da due importanti
interpretazioni, le parole e il linguaggio sono studiati, non
lasciati al caso e mai banalizzati; i movimenti naturali e non
imprigionati da una regia opprimente che, anzi, lascia molta libertà
agli attore e trovando delle soluzioni efficaci, come nella parte
finale del secondo tempo, dove i due attori lasciano la scena vuota e
stanno vicini a noi, lanciandosi e lanciandoci parole, creando
un’atmosfera impressionante.
Si esce da questo
spettacolo a cuor leggero, ma non accompagnati da un classico happy
ending, piuttosto ben coscienti che nessuno, neanche una patetica
ipotetica dottoressa-specchio, possa avere una soluzione ai grovigli
matrimoniali e sentimentali. La coppia è una convenzione, dentro ci
stanno due esseri umani, i quali però scelgono essi stessi di
partecipare a quel sadico gioco delle parti che li rende tanto folli,
quanto del tutto umani, sicuri. Perché l’amore e la perfezione
saranno pure due idee lontane per creature celesti o immaginifiche,
ma per noi poveri diavoli è un gran trambusto quotidiano e, tra un volo pindarico e una bolletta del gas, chi può dire che un
equilibrio non possa davvero trovarsi: basta non aver paura di amarsi
ancora ed essere un po’ folli nella nostra umana limitatezza.
L’invito a teatro è
dunque calorosamente incoraggiato.
Valentina Nesi
TERAPIA DI COPPIA di Paolo De Vita
regia Antonio Serrano
con Paolo De Vita e Anita Zagaria
scene Dario Dato - costumi Rita Forzano
fino all'8 dicembre presso
TEATRO DEI CONCIATORI
via dei conciatori 5, 00154 - Roma