Parlare di arte è ingombrante,
parlare di teatro è obsoleto, esprimere opinioni o giudizi è poco utile alla
fine e cosa ci rimane? La possibilità di parlare della vita. La vita nuda e
cruda, schietta, spontanea e anche parecchio volgare, cruenta. Questa visione
ci viene proposta da Riccardo Goretti, giovane attore che si sperimenta da anni
sulla scena italiana, cominciando con la collaborazione nella compagnia Gli
Omini, ormai terminata e subito riaffermandosi con idee molto ben riuscite. Il
suo tentativo è quello di rivelare-documentare vita, esseri umani, a partire da
quelli più vicini a sé, operazione già messa in atto con il precedente
spettacolo “Annunziata detta Nancy” . Una sorta di neorealismo non programmato,
o forse sì, ma sicuramente messo a disposizione senza troppi ricami. E’ troppo
forte infatti la necessità di immedesimarsi in qualcun altro, per capire certi
aspetti della realtà che spesso sfuggono, perché siamo disattenti, egoisti,
indifferenti, superiori, incapaci…è utile indossare un’altra pelle per un po’,
magari per vedere quanto sotto di essa non siano così diversi i battiti di un
medesimo organo pulsante; è utile per capire quanto certi impulsi nervosi e
certe spinte viscerali non siano poi così assurde rispetto alle nostre. Che
reazioni chimiche ci sono in un altro corpo? Chi siamo noi? Chi è questo
Emanuele Miriati? E cosa diventiamo con lui? Sicuramente tutti siamo Emanuele
Miriati, perché lui assomiglia un po’ alla purezza, all’infanzia,
all’incoscienza che ognuno di noi in qualche modo ha percepito nella propria
vita. E. M. è così trasparente che riflette limpidamente le sfumature e i
colori nei quali si imbatte. Cerca di incontrare davvero chi ha davanti e
spesso è così privo di filtri che è imbarazzante, la sua visione delle cose è
comica da morire e anche tragica; lui nella pozza di fango non va a
specchiarsi, ci si tuffa dentro fino al collo: e pensare che c’è anche chi la
scansa. C’è un certo divertimento, anche parecchio esagerato spesso, nel suo
volersi tuffare in ogni polla come una piccola peste. Ce ne racconta e ce ne fa
vedere di tutti i colori, ci apre la sua vita, senza giudizi, senza bisogno di
maschere o filtri per benpensanti, idealisti e sognatori. La sua vita è quella,
imperfetta, incasinata, un po’ puttana e alla fine che ci deve fare? Nonostante
i viziacci, le sfortune e una società che non permette certe espressioni e
certi comportamenti, lui vive e vive intensamente e dà voce a quegli aspetti
che di solito a tutti noi fanno tappare occhi, orecchi e bocca. Perché alla
fine poi, si sa che la fine di ogni cristiano è la stessa, che ci piaccia o no
e quella tomba in scena, ammessa come unica scenografia, ce lo ricorda in ogni
istante che passa.
Racconto, confessione esilarante
di un universale Emanuele Miriati; la storia di un uomo che ha
dell’eccezionale, dell’incredibile pur essendo semplice e a volte neanche
troppo bella da rivelare, che ci ricorda il Cioni Mario del Benigni in
Berlinguer ti voglio bene.
Come non concludere con un motto
del tutto toscano, come si presenta questo spettacolo, (che poi si intreccia
anche con altre storie, altri personaggi amici di E.M. che di toscano hanno
poco), omaggiando il grande Carlo Monni, recentemente scomparso:
Eppure, la natura ci insegna
sia su' i monti, sia a valle
che si po' nascer bruchi
pe' diventa' farfalle.
Noi semo quella razza
che l'è tra le più strane
che bruchi semo nati
e bruchi si rimane.
Quella razza semo noi
l'è inutile far finta:
c'ha trombato la miseria
e semo rimasti incinta.
sia su' i monti, sia a valle
che si po' nascer bruchi
pe' diventa' farfalle.
Noi semo quella razza
che l'è tra le più strane
che bruchi semo nati
e bruchi si rimane.
Quella razza semo noi
l'è inutile far finta:
c'ha trombato la miseria
e semo rimasti incinta.
Vi invitiamo quindi calorosamente a
vedere ESSERE EMANUELE MIRIATI
Valentina Nesi
di e con Riccardo
Goretti
collaborazione ai testi e alla scena Emanuele Miriati
Collaborazione tecnica Duccio Burberi
Realizzazione tomba Francesco Bresci
Foto Silvia Bavetta
collaborazione ai testi e alla scena Emanuele Miriati
Collaborazione tecnica Duccio Burberi
Realizzazione tomba Francesco Bresci
Foto Silvia Bavetta
Nata Teatro e Armunia
in collaborazione con Arti Vive Habitat
e con Accademia Amiata Mutamenti Factory
e con Centro Culturale La Gualchiera – Montemurlo
distribuzione Fonderia CultArt
e con Accademia Amiata Mutamenti Factory
e con Centro Culturale La Gualchiera – Montemurlo
distribuzione Fonderia CultArt
DOMENICA 27 OTTOBRE 2013 al
TEATRO TOR BELLA MONACA
Nessun commento:
Posta un commento