sabato 30 marzo 2013

Kassandra di Francesca Frasca', Teatro Spazio Uno. Recensione

Il mito di Cassandra, la donna con il dono della preveggenza e che, per il rifiuto recato ad Apollo, condannata ad essere inascoltata. Inascolto reso udibile al Teatro Spazio Uno, dove a conti fatti gli spettatori sono gli unici a credere alle sue parole. Ispirato al romanzo Cassandra datato 1993 di Christa Wolf, adattato e diretto da Francesca Frasca' per la scena, imprigionato in un habitat teatrale suggestivo e movimentato. 
Troia è distrutta, catturata dai greci e schiava di Agamennone, Cassandra è l'unica superstite troiana, attende il destino che ben conosce, davanti alla Porta dei Leoni di Micene. Le ultime ore di Cassandra sono uno squarcio sulla tela del tempo e dei ricordi, catapultandola indietro tra le mura della patria perduta, prima, durante e dopo la guerra. Un percorso a ritroso che segna le tappe di un tramonto infelice, ripercorrendo i sentimenti, le paura, le contrapposizioni, la lacerante sconfitta di una donna che sola combatte contro l'incomprensione. Compaiono i personaggi della sua vita, i fratelli, il padre Priamo, la madre Ecuba, Apollo, Enea, volti e nomi evocati dalle macerie fumanti di Troia. La storia ha spazzato via tutto, la storia che tiene gli uomini appesi a dei fili invisibili e che solo in apparenza li rende artefici del proprio destino. La libertà d'azione è limitata alla lunghezza di una corda, la quale intrappola azioni e destini, racchiudendo intrecci già scritti.
     
Proprio le corde sono l'elemento scenico dominante nella regia della Frasca', corde che diventano limiti e prigioni, intrecci politici, catene a cui sono legate indissolubilmente le nostre vite. Un destino già scritto al cui interno l'uomo si dimena con grande energia, ma dal quale è impossibile allontanarsi, si resta appesi all'inevitabile come animali di un circo tragico e straziante. Solo Cassandra riesce ad ergersi, volteggia dall'alto del suo telo rosso (quando in essa non si rifugia come in un guscio), i suoi occhi sanno vedere oltre il tempo e potrebbero liberare gli umani dai propri errori, ma la sua è la voce di una condanna che non avrà ascolto. Tra numeri circensi, trampoli e agili figure corporee, si attraversa tutta la storia estratta dal romanzo, in un contesto scenico interessante per il modo in cui è stato tradotto e che ha tenuto viva l'attenzione. Senz'altro di impatto le acrobazie e tutta la parte visiva, è sembrato tuttavia che spesso non fosse tanto la storia a produrre le immagini, ma siano state quest'ultime a dettare l'adattamento. Una sorta di dittatura delle immagini - cui maggior vigore avrebbero donato musiche e luci più accattivanti - che hanno prodotto una slegatura tra narrazione e scena, un fluire intermittente non del tutto omogeneo. Non tutto il cast è risultato all'altezza di una messa in scena che richiede una grande energia e forza scenica, sia recitativa che fisica; la stessa recitazione è rimasta a metà tra l'antico e il moderno, quando sia l'agile regia della Frasca', sia i possibili collegamenti alla storia contemporanea del testo della Wolf, avrebbero forse reso preferibile un atteggiamento più fluido. Pubblico comunque partecipe e soddisfatto.
A.G.

KASSANDRA
scritto e diretto da Francesca Frasca' (da Cassandra di Christa Wolf)
con Serena de Simone, Daniel Plat, Mauro Vizioli, Raffaele Risoli, Luigia Pigliacelli, Giovanna Donia, Manuele Ferretti, Raffaella Zappala', Diego Deidda

visto al

TEATRO SPAZIO UNO
Vicolo dei Panieri 3 - Trastevere
info:  www.teatrospaziouno.it - teatrospaziouno@tiscali.it 


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