domenica 31 marzo 2013

Trentatré trentenni, Daniele Fabbri - Stand up comedy. Recensione

Lo spettacolo Trentatré Trentenni di Daniele Fabbri è quello che si potrebbe definire uno spettacolo completo. Reduce dal grande successo di “ Satiriasi” e di “ S.C.Q.R., il comico e fumettista romano non tradisce le aspettative del suo pubblico, esibendosi in un vero e proprio “Manifesto della stand up comedian”.
Gli ingredienti ci sono tutti: un'ottima capacità attoriale, una percezione dei tempi comici, delle pause, degli sguardi e dei gesti; il tutto adeguatamente calibrato a una scrittura pungente, geniale, dissacrante e che talvolta spinge il pubblico alla riflessione.
Daniele Fabbri si ribella ai cosiddetti “trent’anni”, a quello che è considerato generalmente “ il giro di boa”, costellato da una serie di impegni e obblighi morali diretti e indiretti che il comico romano scardina completamente tracciando una sua auto-ironica biografia originale e brillante.
Lo spettacolo segue una parabola ascendente. Parte da argomenti semplici (come la calvizie), ma non li tratta con banalità, sfida tabù e ipocrisie abbracciando temi come la religione, il cancro, la sessualità, i disabili, la pornografia e li catalizza, così da ottenere l’attenzione del pubblico; attenzione che non perderà mai sino alla fine dello spettacolo.
Il testo è il risultato dall'intreccio di esperienze di vita vissuta e satira pungente sulla contemporaneità, dove Daniele Fabbri si muove con fluidità, mantenendo sempre una fortissima energia, sapendo coinvolgere e sconvolgere il pubblico, riuscendo a miscelare un pizzico di comicità romana (che non scade mai in un bieco cliché regionale) con un vero e proprio stile della “stand up comedy” inglese.
La bravura del comico romano sta nel bilanciare perfettamente il suo spettacolo : laddove la scrittura risulta più leggera e piacevole, Daniele Fabbri è in grado di compensarla con una trasformazione più accentuata del corpo e della voce, viceversa laddove il testo è più pungente e acuto è in grado di asciugarsi ma senza privarla di intensità.
Trentatré Trentenni è uno spettacolo che sa narrare al tempo stesso la crudezza e la leggerezza dei giorni nostri, senza la necessità spasmodica di cercare facili applausi, ideato e pensato da un vero e proprio artista rispettoso dell’intelligenza del proprio pubblico.
In un momento in cui in Italia la satira sembra essere quasi assente, in cui il mondo della comicità, soprattutto televisiva, si adagia su una serie di stilemi e formule scarne, banali e prive di contenuti, la genialità di Daniele Fabbri rappresenta un'ancora di salvezza per chi cerca, disperatamente, un intrattenimento all’altezza di tale nome.
Michela Giraud



TRENTATRE TRENTENNI
di e con Daniele Fabbri

visto al

OPPIO CAFFE'
via delle Terme di Tito 72 (Metro Colosseo)
info: http://www.cocktailcomedyclub.it/

 
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sabato 30 marzo 2013

Kassandra di Francesca Frasca', Teatro Spazio Uno. Recensione

Il mito di Cassandra, la donna con il dono della preveggenza e che, per il rifiuto recato ad Apollo, condannata ad essere inascoltata. Inascolto reso udibile al Teatro Spazio Uno, dove a conti fatti gli spettatori sono gli unici a credere alle sue parole. Ispirato al romanzo Cassandra datato 1993 di Christa Wolf, adattato e diretto da Francesca Frasca' per la scena, imprigionato in un habitat teatrale suggestivo e movimentato. 
Troia è distrutta, catturata dai greci e schiava di Agamennone, Cassandra è l'unica superstite troiana, attende il destino che ben conosce, davanti alla Porta dei Leoni di Micene. Le ultime ore di Cassandra sono uno squarcio sulla tela del tempo e dei ricordi, catapultandola indietro tra le mura della patria perduta, prima, durante e dopo la guerra. Un percorso a ritroso che segna le tappe di un tramonto infelice, ripercorrendo i sentimenti, le paura, le contrapposizioni, la lacerante sconfitta di una donna che sola combatte contro l'incomprensione. Compaiono i personaggi della sua vita, i fratelli, il padre Priamo, la madre Ecuba, Apollo, Enea, volti e nomi evocati dalle macerie fumanti di Troia. La storia ha spazzato via tutto, la storia che tiene gli uomini appesi a dei fili invisibili e che solo in apparenza li rende artefici del proprio destino. La libertà d'azione è limitata alla lunghezza di una corda, la quale intrappola azioni e destini, racchiudendo intrecci già scritti.
     
Proprio le corde sono l'elemento scenico dominante nella regia della Frasca', corde che diventano limiti e prigioni, intrecci politici, catene a cui sono legate indissolubilmente le nostre vite. Un destino già scritto al cui interno l'uomo si dimena con grande energia, ma dal quale è impossibile allontanarsi, si resta appesi all'inevitabile come animali di un circo tragico e straziante. Solo Cassandra riesce ad ergersi, volteggia dall'alto del suo telo rosso (quando in essa non si rifugia come in un guscio), i suoi occhi sanno vedere oltre il tempo e potrebbero liberare gli umani dai propri errori, ma la sua è la voce di una condanna che non avrà ascolto. Tra numeri circensi, trampoli e agili figure corporee, si attraversa tutta la storia estratta dal romanzo, in un contesto scenico interessante per il modo in cui è stato tradotto e che ha tenuto viva l'attenzione. Senz'altro di impatto le acrobazie e tutta la parte visiva, è sembrato tuttavia che spesso non fosse tanto la storia a produrre le immagini, ma siano state quest'ultime a dettare l'adattamento. Una sorta di dittatura delle immagini - cui maggior vigore avrebbero donato musiche e luci più accattivanti - che hanno prodotto una slegatura tra narrazione e scena, un fluire intermittente non del tutto omogeneo. Non tutto il cast è risultato all'altezza di una messa in scena che richiede una grande energia e forza scenica, sia recitativa che fisica; la stessa recitazione è rimasta a metà tra l'antico e il moderno, quando sia l'agile regia della Frasca', sia i possibili collegamenti alla storia contemporanea del testo della Wolf, avrebbero forse reso preferibile un atteggiamento più fluido. Pubblico comunque partecipe e soddisfatto.
A.G.

KASSANDRA
scritto e diretto da Francesca Frasca' (da Cassandra di Christa Wolf)
con Serena de Simone, Daniel Plat, Mauro Vizioli, Raffaele Risoli, Luigia Pigliacelli, Giovanna Donia, Manuele Ferretti, Raffaella Zappala', Diego Deidda

visto al

TEATRO SPAZIO UNO
Vicolo dei Panieri 3 - Trastevere
info:  www.teatrospaziouno.it - teatrospaziouno@tiscali.it 


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lunedì 25 marzo 2013

Di' solo rimani

(nell'immagine un quadro di James Tissot)

..e vuole mordere la luce
che gli brulica sul viso.. 
(D.Rondoni)

Insegnami la vita
il mistero rivelato
dell'umano sguardo
tu che hai corso
e superato
il mio slancio

Quel fu
primo
attimo
mai spento.

Quel frugarti, 
frugarci
il passato
presente ancora

Quei fili infiniti
senza distanza
né tempo

Svegliami
da un sonno di anni
con gli occhi di ieri
senza dire
domani.

A.G.
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sabato 23 marzo 2013

Primavera

(nell'immagine un'opera di Caspar David Friedrich)

Quando il sole leverà
lo sbadiglio oltre i monti
pria che l'ombra offuschi
ancor quel po' che brilla
nuove gemme noi vedremo
lagrimar dagli alti fusti
e come gonfie poppe
penderan sulle bocche
inaridite dai cocenti indugi
dolciastri frutti proibiti;
starem sotto a spremere
goccia a goccia, ululanti:
passerà il livore, dalle labbra
come sbrodolosi poppanti
insozzeremo ogni cosa,
ridendo da anime felici.
A.G.


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Il Ventaglio, Teatro delle Muse. Recensione

"Evviva il teatro!" Queste le parole gridate da un giovane ragazzo del pubblico alla fine dello spettacolo di ieri sera. In effetti come non confermare dopo l’esilarante e ben riuscita commedia goldoniana da parte della compagnia di Mimmo Strati (nell'immagine) andata in scena al Teatro Le Muse?

Una semplice scenografia che riporta gli echi delle scene veneziane nel quartiere popolare romano di Trastevere, in una piazza all’interno della quale si svolgono tutte le baruffe, i lazzi e gli equivoci che lasciano il pubblico divertito e in preda a un fiume di sincere risate.

L’apertura avviene con il bel canto della Signora Geltruda (Anita Pusceddu) e del Conte di Rocca Marina (Cesare Cesarini), i quali si esibiscono in una calda romanza romana, come per aprire le danze e lasciare spazio a tutti gli altri personaggi che riescono bene a ricordare le maschere della nostra commedia dell’arte. Sono chiari i richiami al recitare all’improvviso, riuscendo a creare un rapporto di apertura e di intrattenimento verso il pubblico. La prima che riesce a far questo è la “malalingua” merciarola Signora Susanna, un personaggio reso teatralmente ineccepibile da un’interpretazione veramente completa di Alexandra Filotei, dove l'attrice esprime tutta la parola e la fisicità della pettegola del quartiere; sono proprio divertenti i suoi movimenti, i suoi saltelli e i suoi gesti, ricreati veramente in modo impeccabile. Si rende un personaggio indimenticabile quando spiega al pubblico “la lingua del ventaglio”, ovvero come il modo di usare e portare un ventaglio, può far comunicare una donna, mostrandosi nascosta e intimidita, oppure ben disposta e aperta verso l’uomo. A seguire si presenta l’antagonista - se vogliamo azzardare - della merciarola, ovvero la fruttarola, la Giannina (Maia Orienti) voluta da tutti, anche lei popolana e splendida nei suoi movimenti, salterelli e scorribande; una semplice paesana che viene additata quale capro espiatorio di tutti gli equivoci accaduti per causa del ventaglio disperso: è proprio a lei che viene dato in custodia questo oggetto, simbolo dell’amore del Signor Evaristo (M.Strati) per la giovane Candida, nipote della sora Geltruda.

Ecco i due principali innamorati, i quali rimangono separati a causa di un fraintendimento di Candida, convinta che il ventaglio nelle mani di Giannina sia la prova che Evaristo le è infedele, motivo che la spinge e volersi maritare per vendetta con il Barone del Cedro. Ed ecco poi le baruffe e gli intrighi degli innamorati del popolo, dove la povera Giannina è contesa fra il ciabattino Crespino e l’oste Coronato, con il fratello di lei Moracchio che la vuole costringere a sposare il secondo piuttosto che il primo. Una Limoncina che tanto ricorda colombina, che volteggia per la scena, nei momenti di passaggio, facendo da tramite o introducendo alcuni momenti, rendendo il tutto ancora più gradevole.

Uno spettacolo con personaggi che non lasciano spazio a dubbi, tutti ben costruiti e riusciti, con una regia che rende le relazioni fra di loro senza intoppi e rendendo scorrevole la trama, anche per occhi ed orecchie meno avvezzi al linguaggio del teatro.
Valentina Nesi


IL VENTAGLIO di C.Goldoni
regia Mimmo Strati e Claudio Monzio Compagnoni
con  Mimmo Strati, Cesare Cesarini, Alexandra Filotei, Maia Orienti, Anna Monia Paura, Anita Pusceddu, Stefano Starna, Stefano Scaramuzzino, Francesco Trifilio Gabriele Tuccimei, Cecilia Zincone

visto al 

TEATRO DELLE MUSE
via Forlì 43 - Roma

  
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mercoledì 20 marzo 2013

Buonanotte Mamma, regia G. Oppedisano. Teatro Stanze Segrete. Recensione

Uno spettacolo del tutto singolare, che immerge il pubblico in un’atmosfera di tensione e suggestione, pur proponendo inizialmente una situazione assolutamente quotidiana. Vediamo in scena due donne, Thelma e Jessie, una vecchia madre che ospita una figlia, sola, fallita, impotente, forse come lo è stata la madre stessa. Due generazioni femminili dell’epoca moderna, prigioniere e conviventi in una casa-utero, dove ritornano sempre più indietro, cercando di capire dove si è interrotta la vita e come mai non c’è più la forza di ricostruire. Non c’è più l’amore, prevale la sconfitta, il dolore, la resa. Una madre impotente di fronte all’unica decisione che la figlia ha saputo prendere liberamente: quella di morire. Il pubblico è immerso in questa scena grazie al particolare spazio, il quale lasciando muovere le due attrici in un luogo neutro, senza palco né la classica quarta parete, circonda e protegge questa storia; tragica, grottesca e alquanto toccante, poiché fa rivivere a ciascuno un particolare ricordo famigliare. È impossibile rimanere indifferenti alla potenza di questo testo e alla relazione che esiste fra questa madre e questa figlia, esasperata fino ad assumere toni grotteschi, quando si agisce ancora nell’assurda quotidianità, ben coscienti di dover affrontare entrambe un imminente suicidio: passivamente la madre, direttamente la figlia. 
 

Molto intense e generose le attrici, sia nel percorso di creazione, sia nell’atto di rivelare la vita e la non-vita quotidiana di due donne arrivate ad un punto di svolta. Si muovono come fossero nella loro casa, riuscendo a stare in relazione grazie ad oggetti quotidiani, quali i barattoli del caffè e delle tisane, le ceste con la biancheria da ripiegare, pentolini per fare il cioccolato: le uniche vie di comunicazione per loro. Difficile la regia in uno spazio così particolare, ma costruita ad hoc riuscendo a permettere una ricostruzione reale di momenti importanti. Gesti e movimenti scenici sono molto precisi e aiutano a seguire anche i momenti di pesantezza, in cui il testo e l’interpretazione - a volte mantenuta su toni sempre uguali - potevano far disperdere l’attenzione del pubblico. Quest’ultimo, spesso elemento di distrazione per le attrici stesse, messe in contatto talmente ravvicinato con gli spettatori, che un semplice respiro rischiava di far esplodere la delicata bolla in cui le due attrici ricreavano una situazione tanto intima e intensa.


Risulta uno spettacolo ad ogni modo toccante e da vedere, che parla sicuramente ad ogni madre e ad ogni figlia, sebbene non sia una storia comune quella di una donna che decide di suicidarsi cercando di avvertire e allo stesso tempo confortare la sua genitrice. Si apre uno scenario che metaforicamente avvicina tutti alla storia di due donne rinchiuse in un utero ormai privo di sostanze nutritive, in apnea in un’atmosfera stagnante, dove si ricordano un passato ormai non più modificabile e scene di vita famigliare, emozioni, legami non più esistenti o vissuti con una sfumatura morbosamente edipica, in cui sia le attrici che il pubblico sono proiettati in un oblio infernale.
Valentina Nesi



BUONANOTTE MAMMA di Marsha Norman

regia G.Oppedisano
con Alessandra Ferro e Maurizia Grossi

visto al

TEATRO STANZE SEGRETE
Via della Penitenza 3 - Roma
06.6872690 / 3889246033 – info@stanzesegrete.it 

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lunedì 18 marzo 2013

Comunicati: Proiezione di Zoè @ Teatro Valle Occupato – Roma




CINEMA ALTRO

Proiezione di Zoè
di

Giuseppe  Varlotta


19 marzo 2013
ore 21.00

Teatro Valle Occupato


Al Teatro Valle Occupato ritorna il ciclo di CINEMA ALTRO con due proiezioni del regista Giuseppe Varlotta, ZOÉ l'opera prima, il lungometraggio girato nel 2005, con Francesco Baccini, Bebo Storti, Serena Grandi, Andrea Pinkettes e Camillo Grassi. Vincitore alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia Premio Cinema Italiano Cinecittà Holding – Istituto Italiano di Cultura di Los Angeles – Menzione Speciale Artistica al MIF; e NANÀ il cortometraggio con Felice Andreasi, Bebo Storti, e la partecipazione straordinaria di Mario Monicelli.

È l’occasione per parlare e conoscere Giuseppe Varlotta, regista originale, vincitore di numerosi premi nazionali e internazionali.
Saranno presenti in sala il regista e gli attori delle due opere.

www.giuseppevarlotta.com



 
Proiezione fim “Zoè” e “Nanà”
di Giuseppe Varlotta
Teatro Valle Occupato
Via del Teatro Valle 21, Roma
19 marzo 2013 ore 21
info e prenotazioni :
www.teatrovalleoccupato.it     cell. 333.2151236
Ingresso: a “Quota di complicità”

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venerdì 15 marzo 2013

Sono diventato Etero! Teatro Millelire 12-31 marzo. Recensione

Tutto e il contrario di tutto. Non sai da che parte guardarla, per dritto, di traverso, a testa in giù, eppure come le illusioni ottiche sembra che la prospettiva resti sempre la stessa. Sono diventato Etero!, commedia musicale di Lorenzo De Feo con musiche di Loriana Lana è un po' così. Non ha una precisa angolazione, è costruita intorno al dubbio, ispessita dai mille specchi che ti fanno rimbalzare da una parte all'altra per poi riportarti al punto di partenza, disseminata di continui depistaggi che ogni volta sembrano portarti alla soluzione finale e ti lasciano invece nuovamente a mani vuote. La verità è in una battuta, quella finale, quella che realmente svela, che getta la maschera del dubbio e mette fine agli inseguimenti. Punto d'arrivo. Quello che dovrebbe chiudere e invece non lo fa del tutto, perché poi volendo ripercorrere a ritroso vedi che è tutto un tranello, un diabolico ingannarsi, potrebbe essere successa ogni cosa, potrebbe esserci stato un passo in avanti e uno indietro, o forse non era nient'altro che un gioco perverso. E quel punto, quell'unico punto in cui Marco si ritrova solo è l'unico momento in cui non serve filtro, l'unica cosa certa. Ma allora perché tanto rincorrersi se.. si è tentati di dire alla fine. Si è girato in tondo o non ci si è mossi di un solo centimetro? Ognuno risponda come può, poi la verità la sa Marco (Cristiano Leopardi) e la sa Lorenzo De Feo. Sarà proprio per questo dubbio irrisolto, per la suggestione del paradosso, che questa commedia continua a macinare pubblico per la quinta stagione. Un pubblico che esce soddisfatto e divertito. Già, il paradosso. Basta leggere la sinossi e si è subito interessati: Marco, omosessuale accettato da famiglia e società, improvvisamente diventa eterosessuale. Sua madre Isabella (Sonia De Meo), donna rocciosa dal passato nei servizi segreti, preoccupata da questo improvviso sbandamento del suo amato figlio, tenta in tutti i modi di dissuaderlo, di riportarlo sulla retta via, aiutata da Dodo (Antonio Lupi, l'unico superstite della prima edizione), amico di Marco e di lui segretamente innamorato. Per farlo Isabella mette in scena una vera e propria operazione di spionaggio, impiegando ingenti risorse ed ogni mezzo possibile per seguire i movimenti di Marco. Una folle operazione, chiamata "Salvare mio figlio", durante la quale avverranno continui cambiamenti nelle alleanze: in realtà, ognuno è al servizio di se stesso, è un tutti contro tutti in cui ciascuno è mosso dal proprio personale egoismo. Un qualcosa di morboso tende ad emergere, che sia l'amore di una madre per un figlio (non disposta a vedersi scippata il figlio da un'altra donna), l'amore segreto per un amico o quello per la libertà. È questa ardente morbosità che porta i tre personaggi a farsi la guerra, a sacrificare la sincerità per il coronamento di se stessi e del proprio amore. Intrigo che per vie traverse conduce infine alla risoluzione, in cui tutto - o quasi - viene a galla. Una pièce che si regge sul ritmo crescente e l'equivoco costante, quest'ultimo forse un po' troppo ingarbugliato nel finale che porta a una perdità di fluidità. Però il guazzabuglio piace, forse è la cosa che piace di più al pubblico, perché quello è il momento in cui c'è da aspettarsi di tutto. Frizzante, sciolta di tanto in tanto nel mieloso accompagnamento canoro e musicale, dai toni spesso tendenti al farsesco - che trovano nell'impostazione sopra le righe di Sonia De Meo il loro eccesso - non è il nostro genere preferito e per questo il metro diventa anche l'umore del pubblico (tutto esaurito alla prima), ci aiuta a disimpegnarci dal nostro personale gusto dicendoci che Sono diventato Etero! piace, diverte e, visti i presupposti, c'è da aspettarsi che compirà anche il sesto anno. Non prima di aver spento tutte le candeline del quinto anno fino al 31 marzo. 
A.G.

SONO DIVENTATO ETERO!
scritto e diretto da Lorenzo De Feo

con Cristiano Leopardi, Sonia De Meo e Antonio Lupi

musiche e canzoni Loriana Lana

dal 12 al 31 marzo presso

TEATRO MILLELIRE
via Ruggero de Lauria 22 - Roma
Biglietti: intero 12 - ridotto 8 (prenota

 
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lunedì 11 marzo 2013

Riflessi della settimana teatrale (15): consigli e sconti

Eh sì, anche noi come tutti abbiamo i nostri impegni. Strana la storia degli impegni. Passi periodi che non c'è niente, poi d'improvviso "BAM!", tutto di un colpo sei catapultato in una moltitudine da uscirne pazzi. Ma ci piace la frenesia; questo, che è un po' uno spazio diciamo del "tempo liberato" che riusciamo a ritagliare nelle corte giornate, ne paga un po' le spese. Nonostante questo, ci par d'avere rimandato a lungo. Saremo brevi, dimenticandoci che ci piace dilungarci in parole e metafore. Diciamo dunque che potremmo ribattezzarli suggerimenti teatrali urlati da un treno in corsa. Iniziamo con l'Argentina,  dove Gabriele Lavia è protagonista del monologo interiore di Fabrizio nello spettacolo La Trappola, trappo da una meravigliosa novella di Pirandello. Di grande interesse è anche lo studio sui Sei Personaggi in cerca d'autore (sempre di Pirandello per gli impreparati) fatto da Luca Ronconi con gli ex allievi dell'accademia Silvio D'Amico, in scena al Teatro India. Riproposto da anni, è ormai un amatissimo cult (con cast rinnovato) lo spettacolo Sono diventato etero!, scritto e diretto da Lorenzo De Feo, in cui si affronta la costernazione di una madre alle prese con un figlio omosessuale che all'improvviso dichiara la sua eterosessualità; in scena al Teatro Millelire. Dedicato alle scrittrici russe Anna Politkovskaya e Natalia Estemirova, assassinate nel 2006 e 2009, La vita cronica, una produzione TSI La fabbrica dell'attore - Odin Teatret, con regia di Eugenio Barba, è in scena al Teatro Vascello. Il difficile rapporto tra una madre e una figlia, la prima vedova, la seconda tornata single per l'abbandono del marito, costrette ad una convivenza forzata dai risvolti drammatici, è il nucleo centrale di Buonanotte mamma al Teatro Stanze Segrete. Risate garantite al Teatro Quirino (eh sì, non facciamo sempre i seriosi), con la commedia di Michael Frayn Due di noi, con Lunetta Savino ed Emilio Solfrizzi. Per i più piccoli suggeriamo Luna sulla luna al Teatro Verde, una piacevole storia tra pupazzi e burattini, dove il pubblico non è solo spettatore, ma partecipa attivamente inventando filastrocche, cantando canzoni, rispondendo a indovinelli. Sempre al Teatro Verde, a partire da mercoledì 13, in scena Filiberto, il fantasma inesperto, liberamente tratto da "Il fanstasma di Canterville" di Oscar Wilde. Forse non esaustivi ma, da non credere, siamo riusciti ad essere sintetici: buon teatro.
A.G.


RIEPILOGO (vengono segnalati solo ridotti generalizzati)

- La Trappola, Regia Gabriele Lavia, Teatro Argentina, 9 - 24 marzo (ridotto! €18 €14, info e prenotazioni)**
- In cerca d'autore, studio sui "sei personaggi", Regia Luca Ronconi, Teatro India, 2 - 28 marzo (ridotto! €18 €10, info e prenotazioni)
- Sono diventato etero!, regia Lorenzo De Feo, Teatro Millelire, 12 - 31 marzo (ridotto! €12 €8, info e prenotazioni)
- La vita cronica, regia Eugenio Barba, Teatro Vascello, fino al 17 marzo (€15-€20, info e prenotazioni)
- Buonanotte mamma, regia Giuseppe Oppedisano, Teatro Stanze Segrete, 1 -17 marzo (€10-€13, info e prenotazioni)
- Due di noi, regia Leo Muscato, Teatro Quirino, 12 - 24 marzo (ridotto! €15 €10, info e prenotazioni)


BAMBINI
- Luna sulla luna, regia Mario Villani, Manuela Del Beato, Teatro Verde, 10-12 marzo (€7, info e prenotazioni)
- Filiberto, il fanstasma inesperto, regia Virginio De Matteo, Teatro Verde, 13-14 marzo (€7, info e prenotazioni)

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venerdì 8 marzo 2013

difattoteresa, di Silvia Bagnoli - Teatro Millelire. Recensione

È il rischio di ogni festa che faccia i conti con la memoria, quella di perdere il suo senso, di svuotarsi, di essere un abitudinario motivo di svago in cui si cerca di occupare il tempo come si può. Nessuna memoria sfugge al declino generazionale, distrattamente si fa storia insondabile, cartacea, senza quel motivo scatenante che l'ha portata ad essere un giorno da ricordare. Colpa del consumismo si è tentati di dire, o forse è semplicmente un processo naturale che porta a disinteressarsi di ciò che non si è vissuto? Ricordare un tempo di cui non si ha ricordo, se non quello bibliografico. Oggi è la festa della donna, si regalano mimose, ma quanti sanno - oltre la storia dell'8 marzo - che fu Teresa Mattei a proporre la mimosa come simbolo della festa? Al Teatro Millelire lo sanno, lo sa Silvia Bagnoli, madre spirituale dello spettacolo difattoteresa e interprete, che racconta l'evoluzione delle donne nell'Italia della seconda guerra mondiale. Sembra un tempo lontanissimo, ma se si considera che Teresa Mattei, la più giovane delle 21 donne della costituente, è ancora in vita, allora è un tempo che ancora in qualche modo appartiene e deve appartenere alle generazioni di oggi. Lo spettacolo, liberamente ispirato al libro di Patrizia Pacini "La costituente: storia di Teresa Mattei", è un omaggio ad una delle figure femminili di maggior rilievo del novecento italiano. Espulsa dalle scuole per rifiuto delle leggi razziali, partigiana e gappista, torturata dai nazisti, è un simbolo non solo della resistenza e delle lotte femminili per ottenere un'identità sociale, ma anche un grande esempio di coraggio per come ancor giovane ha avuto la forza di opporsi al regime e portare avanti battaglie ancora oggi motivo di disuguaglianza. Donne così andrebbero ricordate più spesso, non dovrebbero essere una bandiera da sventolare in un giorno speciale o essere ripescate a forza dal barile della dimenticanza da persone isolate come Silvia Bagnoli, la quale con gran passione tiene viva la memoria di questa donna straordinaria. Interessante da un punto di vista storico e culturale, teatralmente non è un lavoro particolarmente eccitante. Non c'è una vera drammaturgia, vengono elencati dei fatti storici così come li leggeremmo su un libro. Un procedimento narrativo molto accademico, più che spettatori ci sentiamo alunni, e in parte più simile ad una conferenza che non ad uno spettacolo. Qualche problema ad udire tutto chiaramente, il ritmo tende a stendersi su una linea troppo costante e monocorde, qualche problemino con le luci che non sempre riescono a trovare il volto della Bagnoli. Qualche idea interessante è venuta fuori dalla scenografia, dal gioco di luci e pannelli, dalle proiezioni - talvolta minimaliste e astratte - dal tentativo di prendere corpo al suo interno - e ciò poteva essere maggiormente sfruttato - ma tuttavia non si giunge ad un risultato penetrante. Di fatto resta Teresa e la memoria storica.
 A.G.

DI FATTO TERESA
storia di una donna della costituente 
di e con Silvia Bagnoli
voce registrata: Simona Peruzzi
scenografia: Letizia Maria Martini e Letizia Bianchi.

dal 5 al 10 marzo presso

TEATRO MILLELIRE
via Ruggero di Lauria 22 - Roma
Biglietti: Intero €12 - Ridotto: €6.50 (prenota)  

     
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