domenica 17 febbraio 2013

E tu sei bellissima, con Giulia Bornacin e Michele Albini. Recensione

Entrare in un grande teatro può essere un'esperienza entusiasmante, spesso travolgente. Centinaia di poltrone rosse e palco a perdita d'occhio: ti siedi, ed è come aspettare che la terra compia un giro completo intorno al sole; tutto può accadere, le luci che si accendono aprono una porta mistica protesa verso nuovi mondi, vasti, infiniti. Per un attore è piantare la bandiera sulla vetta più alta e insidiosa, sei piccolo, devi ingigantirti e la voce, la tua voce, deve scalare l'aria e arrivare laddove l'atmosfera è più rarefatta. Un piccolo teatro è diverso, il confine tra la realtà e la finzione si assottiglia, è come un lampione, il quale illumina la luce su un piccolo angolo di strada dove loro, noi, improvvisamente prendiamo vita. Può essere una serata altrettanto allettante, talvolta anch'essa impagabile. L'incognita sta nel non conoscere la compagnia, nel non avere garanzie, essendo aperti un po' a tutti, emergenti talentuosi o saltimbanchi improvvisati in attesa di scegliere la propria strada. Questo spazio serve anche a questo, a dare una - seppur piccola - garanzia che quello cui assisterete possa essere godibile. Diciamo dunque che qualora trovaste i nomi di Michele Albini e Giulia Bornacin, potete star tranquilli. La coppia, già protagonista in altre commedie, è stata questa settimana al Teatro Manhattan con lo spettacolo E tu sei bellissima di Claudio Proietti. Lui e lei, in un "presanvalentiniano" addio - o arrivederci - Paolo e Cristina, ex coniugi vittime di un casuale incontro a distanza di cinque anni. Gli addii lasciano sempre qualcosa di sospeso, spesso è meglio non voltarsi e lasciare che le pagine sbiadiscano. Ma il mondo, si sa, è piccolo, non puoi fuggire per sempre e prima o poi la vita potrebbe metterti con le spalle al muro per farti affrontare quel che c'è di lasciato a metà. Un testo semplice, minimo ma non banale, sembra che niente accada, ma è uno di quei copioni che lascia ampio spazio al non detto, permettendo agli attori di esplorare maggiormente la parte interiore del personaggio. La situazione è di quelle che a tutti, almeno una volta, sarà capitata, di quelle che sei impietrito dall'inattesa apparizione, sconvolto dal non aver nessun discorso pronto e le parole si accavallano confusamente in testa, il cuore batte forte e tu dici "stai buono, calmati!" e d'improvviso il tempo non è passato, eccoti lì, cinque anni più giovane costretto ad affrontare la sospensione temporale e con fatica cerchi di far ripartire gli ingranaggi. Tutto questo accade - anche di più - restando però sommerso, influenzando quel tuo modo di dire "- Paolo! - Cristina!, goffo e scricchiolante. C'è solo una panchina sul palco, questo lo spazio concede, quanto basta per consentire a Michele Albini e Giulia Bornacin di riparare la clessidra inceppata e scavare cunicoli sottopelle, ricercare una via di fuga che è solo emotiva. E qui viene il bello del piccolo teatro: percepisci tutto, anche un ciglio, una piccola contrazione dello zigomo, una bocca schiusa leggermente, è teatro o vita? Vicini, tanto quanto lo era quel nostro stesso addio che ha sospeso il nostro, di tempo. Della Bornacin abbiamo già esaltato le doti di autenticità lo scorso anno, con piacere la rivediamo a distanza ravvicinata - cogliendone persino quel frenetico movimento di pupille - sorprendendoci ancora per quanto questa attrice riesca ad azzerare le barriere tra palco e platea, confondendosi con noi. Un'interpretazione sempre sul punto di rompersi in pianto, un groppo che a stento si trattiene, resistendo eroicamente all'assalto di quel dolore che si credeva ormai ingiallito: una delle migliori giovani attrici viste a Roma. Accompagnata dalla sincerità espressiva di Michele Albini, bravo ad indossare la maschera e dar corpo ad un comportamento tipicamente maschile. Se la donna a stento nasconde commozione, l'uomo sa interpretare bene la finta distrazione - svelando in una commozione silenziosa i reali sentimenti -  costruendo insieme un quadro, quantomai reale, di vecchi dissapori e amarezze. Se da una parte si sono mostrati abili nella reciproca tensione, dall'altra è forse mancato il rapporto con l'ambiente circostante e non vediamo molto al di là della panchina. Una piccola macchia, non indelebile, che non compromette la messa in scena, permettendo ugualmente al tempo di ripartire, senza più voltarsi, senza più fermarsi.
A.G.


E TU SEI BELLISSIMA
di Claudio Proietti
con Michele Albini e Giulia Bornacin
regia Bornalbini
luci e suoni Nicola Mariconda
musiche originali dei F.R.A.M.E
disegno in locandina Claudio Caldana

 ufficio stampa Rocchina Ceglia 
visto al 
TEATRO MANHATTAN
via del Boschetto 58, Roma



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