mercoledì 27 febbraio 2013

Guerra Fredda

(nell'immagine un'opera di Zdzislaw Beksinski)


Ci fu una sera che
di Berlino il muro
lungo il cuore edificai
con lacrime di cemento.

Non era più tempo,
nel mio bunker amaro
amare non più che tenebre
e bevvi l'inerzia solenne.

Niente oltre quel freddo
lugubre reumatico spirito
neve a nascondere i fili
spinati ai tenaci invasori

arrampicati su lisci occhi
scivolosi come ghiacci,
li ho seppelliti tutti
col mio bacio antartico!

Rattrappisco ora, slavine
di corpi odo schiantarsi
arrembanti sulle pareti
e temo il mio stesso gelo.

Voi ribelli insudiciati
sapete dir di ciò che arde
o è per ideologico disprezzo
che lanciate rosse pietre?

Perché pallido arrossisco
leggermente sciolgo i passi
sopra i miei baci sepolti
se alto odo il grido "voluttà!"

Per voi io scelsi l'ombra
per risparmiar condanne
alla prigione mi volsi
lasciandovi gelide carezze.

È possibile morire oggi
d'un deliberato brivido?
Se è Amore che sia almeno
nucleare: o s'amino i muri.
A.G.

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sabato 23 febbraio 2013

Schegge di Shakespeare, 21-24 febbraio. Teatro Testaccio. Recensione

Se un giorno gli alieni invadessero la terra, sicuramente tra le cose che porterebbero via per studiare la natura umana ci sarebbero le opere di Shakespeare. Forse più d'ogni altro cimilio terrestre, esse possono aiutare gli studiosi extraterrestri a capire l'uomo. Non è un caso che la sua immensa eredità abbia cavalcato i secoli, rimanendo un punto di riferimento per la letteratura teatrale per 400 anni. Da quel tempo nessuno più è stato in grado di fare una fotografia così chiara delle varie forme che può assumere la nostra esistenza. Ed è il motivo per il quale spesso si rimane stravolti, impietriti, incapaci di andare avanti e dire qualcosa che sembri nuovo, perché tutto sembra essere stato detto. Capita di innamorarsi del Bardo, come capita di odiarlo. Quest'ultimo sentimento deriva probabilmente dall'incapicità di afferrarlo, ma anche dall'eccessivo tedio accademico con la quale - in buona fede - il nostro sistema scolastico ci educa. Gli stessi teatranti hanno contribuito a demonizzarlo, attraverso uno svuotamento di senso che è caduto nella staticità e nell'enfasi. In ultimo è una questione di linguaggio, un'elaborata elasticità linquistica e poetica che per chi non mastica poesia è difficile da afferrare al primo colpo. Eppure nonostante sembri incapibile parla proprio di noi, ancora oggi, e se parafrasiamo le sue parole ci accorgiamo di quanto sia moderno. Ci vorrebbe solo un buon cuoco, che sappia amalgamare gli ingredienti e renderli digeribili anche ai palati più rozzi. Il nostro gourmet si chiama Stefano Mondini, come tanti stregato dal fascino shakespeariano, come pochi impegnato in una crociata per riconciliare il mondo con Shakespeare. Con Schegge di Shakespeare Mondini fa un po' quello che Benigni ha fatto con la Divina Commedia: lo rende intelligibile, ne estrae il succo ricavandone una bevanda gradevole da somministrare a chiunque. Partendo da alcuni dei testi più rappresentativi - ma non esaustivamente, perché sarebbe un'operazione troppo lunga - Mondini ha estrapolato monologhi e dialoghi, analizzandoli e parafrasandoli servendosi spesso, per aumentare digeribilità e gusto, del dialetto, che più colore e sapore riesce a dare a certe espressioni. Dopodiché la parola va ai diretti interessati, ai personaggi appena illustrati, che daranno vita senza più lati oscuri alle parole. Rappresentazione in cui si alternano cinque giovanissimi attori e attrici - o per meglio dire allievi attori - che hanno la fortuna di affrontare un monumento del teatro senza tuttavia rimanerne schiacciati e macchiati indelebilmente, a cui si aggiungono due rievocazioni a cura dello stesso Mondini (Enrico V e Riccardo III). Tutto è estremamente chiaro e semplice, non si ricerca una chissà quale forma, ma l'intento è proprio la chiarezza espressiva. Gli estratti, accompagnati alla chitarra da Allison Mondini, sono tratti da Romeo e Giulietta, Otello, La Bisbetica Domata, Amleto, Sogno di una notte di mezza estate, Enrico V e Riccardo III, schegge che punzecchiano il pubblico senza annoiarlo. Non è per niente paragonabile a quegli sbrodolamenti accademici di cui abbiamo un vago ricordo scolastico, è tutto estremamente piacevole, condito dall'ironia - di cui non era certo privo lo stesso autore - e dalle gag che un po' fanno anche il verso ai vizi e crucci degli attori più consumati. Ciò che fa più piacere in questi casi, è sentire l'entusiamo di chi proprio non voleva saperne e che, costretti a varcare la soglia del teatro trascinati dalle proprie consorti, hanno scoperto in Shakesperare qualcosa di nuovo, di inaspettato, che non immaginavano di trovare e son decisi più che mai ad approfondirne la conoscenza. Uno spettacolo che dona nuova vita ad un autore immortale, tuttavia imbruttito da cattivi interpreti e docenti. Ideale dunque, sarebbe vedere queste schegge raggiungere le scuole, per mettere finalmente pace tra scuola, shakespeare e gli studenti. A proposito, Shakespeare come ordinebbe un caffè? - Oh, esauditore di desideri, indossa le ali di mercurio e và a procacciarmi quell'oscuro nettare che possa finalmente strapparmi dalle braccia di Morfeo.
A.G.

SCHEGGE DI SHAKESPEARE
di: Stefano Mondini 
Con: Martina Barone, Francesca Caracci, Fabio Cavalieri, Carlotta Guido e Sacha Pilara 
Alla chitarra: Allison Mondini

dal21 al 24 febbraio presso

TEATRO TESTACCIO
via R.Gessi 8 - Roma
info e prenotazioni: 06-5755482  
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mercoledì 20 febbraio 2013

Perdere la vita sui Tram

 (nell'immagine un dipinto di zdzislaw beksinski)

Muio dentro
non solo parole, cocci
di vita, assordante
logorio di carta
morta, morta
addio!

Chissà dove
o quando
Venere dei boschi
tentacoli
eternità

Ed ora non più
non più che macerie
ora non più, ora
reliquie della notte
su tram inesistenti.
A.G.
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domenica 17 febbraio 2013

E tu sei bellissima, con Giulia Bornacin e Michele Albini. Recensione

Entrare in un grande teatro può essere un'esperienza entusiasmante, spesso travolgente. Centinaia di poltrone rosse e palco a perdita d'occhio: ti siedi, ed è come aspettare che la terra compia un giro completo intorno al sole; tutto può accadere, le luci che si accendono aprono una porta mistica protesa verso nuovi mondi, vasti, infiniti. Per un attore è piantare la bandiera sulla vetta più alta e insidiosa, sei piccolo, devi ingigantirti e la voce, la tua voce, deve scalare l'aria e arrivare laddove l'atmosfera è più rarefatta. Un piccolo teatro è diverso, il confine tra la realtà e la finzione si assottiglia, è come un lampione, il quale illumina la luce su un piccolo angolo di strada dove loro, noi, improvvisamente prendiamo vita. Può essere una serata altrettanto allettante, talvolta anch'essa impagabile. L'incognita sta nel non conoscere la compagnia, nel non avere garanzie, essendo aperti un po' a tutti, emergenti talentuosi o saltimbanchi improvvisati in attesa di scegliere la propria strada. Questo spazio serve anche a questo, a dare una - seppur piccola - garanzia che quello cui assisterete possa essere godibile. Diciamo dunque che qualora trovaste i nomi di Michele Albini e Giulia Bornacin, potete star tranquilli. La coppia, già protagonista in altre commedie, è stata questa settimana al Teatro Manhattan con lo spettacolo E tu sei bellissima di Claudio Proietti. Lui e lei, in un "presanvalentiniano" addio - o arrivederci - Paolo e Cristina, ex coniugi vittime di un casuale incontro a distanza di cinque anni. Gli addii lasciano sempre qualcosa di sospeso, spesso è meglio non voltarsi e lasciare che le pagine sbiadiscano. Ma il mondo, si sa, è piccolo, non puoi fuggire per sempre e prima o poi la vita potrebbe metterti con le spalle al muro per farti affrontare quel che c'è di lasciato a metà. Un testo semplice, minimo ma non banale, sembra che niente accada, ma è uno di quei copioni che lascia ampio spazio al non detto, permettendo agli attori di esplorare maggiormente la parte interiore del personaggio. La situazione è di quelle che a tutti, almeno una volta, sarà capitata, di quelle che sei impietrito dall'inattesa apparizione, sconvolto dal non aver nessun discorso pronto e le parole si accavallano confusamente in testa, il cuore batte forte e tu dici "stai buono, calmati!" e d'improvviso il tempo non è passato, eccoti lì, cinque anni più giovane costretto ad affrontare la sospensione temporale e con fatica cerchi di far ripartire gli ingranaggi. Tutto questo accade - anche di più - restando però sommerso, influenzando quel tuo modo di dire "- Paolo! - Cristina!, goffo e scricchiolante. C'è solo una panchina sul palco, questo lo spazio concede, quanto basta per consentire a Michele Albini e Giulia Bornacin di riparare la clessidra inceppata e scavare cunicoli sottopelle, ricercare una via di fuga che è solo emotiva. E qui viene il bello del piccolo teatro: percepisci tutto, anche un ciglio, una piccola contrazione dello zigomo, una bocca schiusa leggermente, è teatro o vita? Vicini, tanto quanto lo era quel nostro stesso addio che ha sospeso il nostro, di tempo. Della Bornacin abbiamo già esaltato le doti di autenticità lo scorso anno, con piacere la rivediamo a distanza ravvicinata - cogliendone persino quel frenetico movimento di pupille - sorprendendoci ancora per quanto questa attrice riesca ad azzerare le barriere tra palco e platea, confondendosi con noi. Un'interpretazione sempre sul punto di rompersi in pianto, un groppo che a stento si trattiene, resistendo eroicamente all'assalto di quel dolore che si credeva ormai ingiallito: una delle migliori giovani attrici viste a Roma. Accompagnata dalla sincerità espressiva di Michele Albini, bravo ad indossare la maschera e dar corpo ad un comportamento tipicamente maschile. Se la donna a stento nasconde commozione, l'uomo sa interpretare bene la finta distrazione - svelando in una commozione silenziosa i reali sentimenti -  costruendo insieme un quadro, quantomai reale, di vecchi dissapori e amarezze. Se da una parte si sono mostrati abili nella reciproca tensione, dall'altra è forse mancato il rapporto con l'ambiente circostante e non vediamo molto al di là della panchina. Una piccola macchia, non indelebile, che non compromette la messa in scena, permettendo ugualmente al tempo di ripartire, senza più voltarsi, senza più fermarsi.
A.G.


E TU SEI BELLISSIMA
di Claudio Proietti
con Michele Albini e Giulia Bornacin
regia Bornalbini
luci e suoni Nicola Mariconda
musiche originali dei F.R.A.M.E
disegno in locandina Claudio Caldana

 ufficio stampa Rocchina Ceglia 
visto al 
TEATRO MANHATTAN
via del Boschetto 58, Roma



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sabato 16 febbraio 2013

L'archivio di Claudio Morici, Teatro dell'Orologio. 12-17 febbraio. Recensione


Gli uomini chiamano caso quello che non capiscono (cit. L'archivio, di C.Morici)


Ed ora siam lì che fissiamo il tombino, pronti ad un gesto estremo: scendere nelle fogne, raggiungere l'archivio, smarrirci, ritrovarci. O ritrovare gli oggetti che avevamo fino a qualche giorno fa. Giovedì, appunto, il giorno in cui andando via dal Teatro dell'Orologio dopo aver assistito all'Archivio di Claudio Morici, abbiamo smarrito un'agenda con parole preziose, che un po' sono anch'esse specchio della nostra storia. Ecco, sotto, da qualche parte, non l'inferno, ma un limbo, un limbo con le pareti fatte di libri in cui sono contenute le storie di tutti, le vostre, le nostre, poi qualche pagina sbiadita, qualcosa che forse tornando indietro avremmo la possibilità di fare diversamente. Capita di sbagliarsi, ma non sempre esiste la possibilità di riparare; curioso che la nostra agenda sia stata poggiata distrattamente su un sedile del tram 2 proprio dopo aver scritto qualche appunto sullo spettacolo. Che ci sia qualcosa che esuli dal nostro controllo, che ci sia qualcosa di più di una semplice finzione teatrale nello spettacolo di Morici? Vogliamo scendere, come i tre improvvisati rapinatori, quelli del "un solo colpo e ci sistemiamo", i quali per sfuggire al fuoco della polizia si infilano nelle fogne e perdono l'orientamento. È forse però, qualcosa che va al di là della loro reale volontà di ritrovare l'uscità, un ritorno "magico" sempre in quello stesso archivio sotterraneo, qualunque strada essi prendano. Una situazione grottesca, che rende i tre personaggi apparentemente comici, ma che oscilla continuamente tra ironia e drammaticità. Perché è sì una situazione buffa e paradossale, ma al tempo stessa critica, ed è proprio in certe situazioni al limite che inevitabilmente si è spinti ad interrogarsi su se stessi. Il misterioso archivio sotterraneo diventa presto un limbo interiore, un non-luogo all'interno del quale ripercorrere la propria vita per fare i conti con ciò che si è; un'analisi di sé che forse oggi si sta perdendo sotto le vesti pesanti dell'apparenza per appartenere a un mondo di vile schiavismo, nel quale interpretiamo il doppio ruolo di schiavisti e di schiavi - di noi stessi - un'esigenza che Claudio Morici ha voluto raccontare attraverso una magica favola teatrale. Non sempre però è così facile, quasi mai lo è, un archivio all'interno del quale correggere in corsa le nostre scelte non c'è, in questo veniamo catturati, incantati dall'allettante illusoria possibilità di redenzione, ma al tempo stesso traditi dal gioco scenico. Dunque questo archivio non è tanto un "come sarebbe bello se", ma è piuttosto una medicina preventiva per non oltrepassare il punto di non ritorno della nostra storia individuale. Gli attori (Claudio Morici, Corrado Scalia e Fabio Chi) si muovono bene in quella gocciolante distilleria di storie, nonché gradevole habitat scenico di  Cinzia Lo Fazio, accompagnati dal misterioso custode (l'ottimo Nanni Candelari) e dall'apparizione di quella donna leggera e fluttuante che è Sophia (Beatrice Fazi), ispirata probabilmente al romanzo Il mondo di Sophia di Jostein Gaarder, rappresentante dunque la sapienza. Bravura e simpatia pur dovendo fronteggiare un testo a tratti ridondante, per questo limitante dal punto di vista espressivo che non consente loro di allontanarsi troppo da quella prima fotografia iniziale. Nonostante ciò è uno spettacolo particolarmente interessante, di cui si coglie facilmente l'essenza e assolve il compito cui uno spettacolo dovrebbe tendere: far riflettere sull'uomo, senza prendersi troppo sul serio.
A.G.

L'ARCHIVIO
scritto e diretto da Claudio Morici
con Claudio Morici, Fabio Chi, Corrado Scalia, Nanni Candelari e la partecipazione di Beatrice Fazi
scene: Cinzia Lo Fazio
costumi: Carlotta Polidori
foto di scena: Cristian Gennari
ufficio stampa: Rocchina Ceglia

dal 12 al 17 febbraio ore 21.30, domenica 18.00 presso

TEATRO DELL'OROLOGIO (Sala Grande)
via dei Filippini 17/A - Roma
biglietti: intero €12 - ridotto €10 - INFO E PRENOTAZIONI

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martedì 5 febbraio 2013

Riflessi della settimana teatrale (14): consigli e sconti

Sarà che è stata una settimana fisicamente e psicologicamente non ottimale, fatto sta che il nostro tempo si è fermato. A dare un'occhiata ai cartelloni teatrali, ci accorgiamo che questa settimana non ci stuzzica come la scorsa e che, anzi, teniamo per buoni i consigli della settimana scorsa - è buona cosa controllare sempre, perché molti spettacoli restano in scena a lungo e non vogliamo ripeterci - con qualche aggiunta. Da aggiungere, anche, lo spettacolo non citato - ma recensito (leggi) - Ella's Secret, al Teatro Millelire per la terza ed ultima settimana. Visto che la settimana ci pare un po' fiacca (tolti, vi ripetiamo, quelli della scorsa ancora in scena) aggiungiamo alle classiche segnalazioni, tre spettacoli che sono prima di tutto per ragioni di prezzo ammazza-crisi: se vi volete togliere lo sfizio di spegnere la tv una sera, anche se non siete dei teatromani, vi lanciamo comunque la palla per tre scelte a prezzo piccolissimo, €5 appena per allietare con la vostra presenza degli attori, la cui fatica e preparazione ben più di questo prezzo è costata: facciamo uno sforzo? Appese a un filo, con l'esplosiva comicità di Antonia Fama, vi regala gioia di coppia al Teatro Sala Uno; un'attrice, una carriera nel cinema, un corpo che si concede a tutti gli uomini pur di coronare il sogno, un ritratto grottesco e irriverente ne La sua grande occasione di Alan Bennet, con Elisabetta Irrera al Teatro Le Sedie; scritto e diretto da Fabio Cicchiello, al teatro Furio Camillo - per i soliti €5 - ci sarà Opinioni di un uomo comune, uno spettacolo per esorcizzare la solitudine: andateci, anche soli! C'è chi crede che per distrarsi dai propri guai basti una commedia, ma la commedia spesso è come il solletico, non allieta, ma ti fa ridere dando l'illusione di scacciare via tutto, provate dunque con la suggestione visiva, con l'illusione poetica, con l'espressionismo del Teatro Valdoca al Teatro Palladium con Ora non hai più paura: lasciatevi andare, senza paura. Se però per scacciare i cattivi pensieri preferite il vecchio metodo magia e sorriso, potete accomodarvi al Teatro Eliseo, per l'intramontabile Sogno di una notte di mezza estate, gustandovi Leo Gullotta nei panni del commediante Bottom. Lui, lei, qualcosa che non va, una melodia di umori sotterranei dalle variegate sfumature in Exit, nuovo spettacolo di Fausto Paravidino al Piccolo Eliseo. E cosa può suggestionare più del linguaggio del corpo? Ci piacciono quelle drammaturgie che prendono forma dal connubio di voce e corpo, di prosa e circo, SS al Teatro dell'Orologio è liberamente ispirato a personaggi realmente esistiti, si snoda attraverso la narrazione onirica del ricordo infante di una bambina, che attraverso la visione caleidoscopica di un pazzo gioco di ruoli, dipinge l’orrore che l’ha imprigionata in una bolla di vetro; Auschwitz diviene il simbolo di un’innocenza rubata, un parco di divertimenti per i custodi dell’inferno, un quadro smembrato da quella piccola voce che, ormai anziana, tesse le fila di un ricordo direttamente sulla sua pelle. Ha sempre il suo fascino e forme oggi più di ieri, oggi che siamo bombardati da parole dall'apparente significato, la parola senza un senso apparente del teatro dell'assurdo di Eugene Ionesco sono più che mai attuali e toccasana: al Teatro Eutheca si rappresenta La lezione. Cari bambini, voi ancora non conoscete il valore del denaro, voi ancora non sapete cosa sia una crisi nella sua accezione economica, ma forse è meglio che restiate così; o se dovete crescere, fatelo mantenendo vivi i vostri sogni, non diventate come Mario Netta, giorno e notte con l'unico pensiero dei soldi, fin quando una notte riceve la visita del Mago dei Sogni, ricordando quanto sia povera una vita senza emozioni: voi l'avete, non perdeteli, è difficile recuperarli ma, affinché abbiate lunga memoria, accompagnate Mario Netta nel suo viaggio al Teatro Verde. Forse avrete visto il cartone animato, o magari vi avranno raccontato la favola prima di dormire, non c'è bisogno di dirvi chi sia Il gatto con gli stivali: tirate la giacca al babbo, battete i piedi come solo voi sapete fare, costringeteli ad accompagnarvi al Teatro Quirino per vederlo finalmente dal vivo. Poi, se vi va, un giro domenica in zona San Lorenzo per il comizio politico di Gaetanaccio al Carnevale Romano. Buona settimana teatrale.  


Riepilogo (vengono segnalati solo i ridotti generalizzati)

- Appese a un filo, regia Velia Viti, Teatro Sala Uno, 6-7 febbraio (Low! €10 €5, info e prenotazioni)
- La sua grande occasione, regia Elisabetta Irrera, Teatro Le sedie, 9-10 febbraio (Low! €10 €5, info e prenotazioni)
- Opinioni di un uomo comune, regia Francesco Spaziani, Teatro Furio Camillo, 9-10 febbraio (Low! €12 €5, info e prenotazioni)
- Ora non hai più paura, regia Cesare Ronconi, Teatro Palladium, 06-10 febbraio (€12-€15, info e prenotazioni)
- Exit, regia Fausto Paravidino, Piccolo Eliseo, 5-24 febbraio (ridottissimo! €22 €10, info e prenotazioni)
- Sogno di una notte di mezza estate, regia Fabio Grossi, Teatro Eliseo, 5-24 febbraio (ridotto! da €13 €10, info e prenotazioni)
- SS, di Mariaelena Masetti Zannini, Teatro Orologio, 4-10 febbraio (€10-€13, info e prenotazioni)
- La lezione, regia Fabio Galadini, Teatro Eutheca, 8-10 febbraio, (ridotto! €15 €7.50, info e prenotazioni)

BAMBINI
- Il Mago dei Sogni, Teatro Verde (informazioni)
- Il gatto con gli stivali, Teatro Quirino (ridotto! informazioni)

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