venerdì 14 dicembre 2012

La Costruzione, Teatro Millelire, 11-16 dicembre. Recensione

La costruzione ha una forma fallica. Assomiglia in tutto e per tutto ad un organo genitale maschile. Alla base, c'è la società, il popolo, al suo apice c'è il culmine orgasmico, il potere, lo stato, sorretto da una compatta struttura, nei quali strati si inseriscono i vari strumenti di controllo: la morale, il senso di colpa, l'onore, la paura. Sono tutte componenti innaturali, che il potere ha creato per evitare il caos, per combattere la spinta alla libertà della società e "proteggerla". Innaturali perché prive d'amore. E l'amore? L'amore è un sentimento e come tale va scoraggiato, perché mette a rischio il controllo. Alcune tematiche sono e resteranno eterne, o almeno vivranno finché avrà vita l'uomo e la sua costruzione. Su questo si dibatte ne La Costruzione di Roberto Russo, autore contemporaneo napoletano, il cui testo è portato in scena al Teatro Millelire in questi giorni dalla Compagnia Luna Nova di Latina. Sebbene la compagnia sia dichiaratamente amatoriale, svolge una grande attività sul territorio non solo di provincia, ricevendo apprezzamenti e riconoscimenti, portando in scena con passione testi impegnativi senza demeritare. Questo per dire che non sempre l'amatoriale è da snobbare, va dato ad esso una possibilità di spazio e di pubblico. Tra le possibilità da sfruttare, certamente noi inviatamo ad assistere a La costruzione, testo interessante e attuale, con una solida struttura drammaturgica. Tanta passione, tanta intensità, in uno spettacolo che è fondamentalmente di parola, l'azione è in uno spazio ristretto, due attori rimangono sempre seduti, l'altro, un giudice, arringa muovendosi rimanendo comunque circoscritto in una determinata area. Nonostante la staticità fisica lo spettacolo possiede un incalzante ritmo, un'affascinante tesi di fondo, la costruzione appunto, mettendo sotto accusa la manipolazione continua e senza sosta cui noi, base, siamo costantemente sottoposti. L'opera di Russo prende spunto da una sentenza del 1883, dalla condanna di Luigi De Barbieri, accusato di aver compiuto atti osceni (sodomia) in un albergo; 130 anni dopo, il terrore omofodo sconvolge ancora le nostre società, ed è ai nostri occhi che i protagonisti della vicenda vengono a porre il contenzioso - accompagnato dalle note di Romeo e Giulietta di Tchaikovsky - per il dovere di esprimere il giudizio conclusivo. Il Consigliere Parini, giudice intollerante, cercherà di convincere la platea dell'oscenità compiuta da De Barbieri e confermare dopo oltre un secolo la sentenza che ancor oggi consente alla costruzione di restare in piedi. La pudica Lanza Antonietta è il terzo personaggio, volto popolare, la quale al tempo del fatto scandaloso era di servizio nella camera accanto a quella di De Barbieri. È lei più di tutti, nella sua ingenuità di persona semplice, a porsi domande, a non condannare senza mezze misure, a chiedersi perché De Barbieri usa la parola Amore così spesso. L'aspetto curioso è che pur restando fedeli al proprio tempo, i tre personaggi sono consapevoli di trovarsi in un teatro molti anni dopo, del decorso storico - citando anche alcuni agghiaccianti parole di Himmler - sanno che la sentenza è scritta e non si può mutare il corso della storia. La farsa serve soltanto al Consigliere Parini per perpetuare la costruzione, perché per avere ordine ad un po' di libertà bisogna pur rinunciare e perché la condanna sociale ha un peso più grande dei sentimenti. Il fatto storico è dunque un pretesto, per aggiornare il calendario della menzogna, fermo moralmente a quel 1883, mettendo a nudo quel che forse si dice ma alla base non si sospetta: la morale serve al potere per evitare il caos della libertà e questo è vero non soltanto per i rapporti omosessuali: si pensi ad esempio alla prostituzione (tema non presente nello spettacolo), la cui illegalità alimenta racket e delinquenza, ma che tuttavia la si mantiene fuorilegge per una questione di controllo e potere. La costruzione è dunque uno spettacolo piacevole e affascinante, ricco di spunti, fa pensare, riflettere intimamente sul senso profondo della società. In primo piano c'è senza dubbio il potere del Consigliere Parini, cui dà calda voce e vigore Roberto Becchimanzi, da buon uomo di potere si prende la scena per poter reprimere ogni spinta alla libertà. Ai margini De Barbieri (Cristian Mirante) e la signora Lanza (la genuina Marina Casaburi), meno enfatici, più sepolti, i quali però vincono una battaglia sociale importante: quella di smacherare il potere, di far crollare legge, morale, religione, stato. Una vittoria da niente, perché a crollare è solamente la maschera, il plastico, non l'intera costruzione. Merita fiducia.
Alessandro Giova


LA COSTRUZIONE di Roberto Russo
regia di Sara Pane
con Roberto Becchimanzi, Cristian Mirante, Marina Casaburi
luci e suoni  Linda Guarino
costumi Sartoria Sorrentino
aiuto regia Chiara Becchimanzi

dall'11 al 16 dicembre presso

TEATRO MILLELIRE
Via Ruggero de Lauria 22 - Roma
Biglietti: intero €12 - ridotti €8

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