giovedì 29 novembre 2012

Coma profondo, Teatro Millelire 27 nov - 12 dic. Recensione

La cosa che più amiamo del teatro è la sua capacità di potere creare ambienti, reali o immaginari, riuscire a penetrare anche in quei luoghi che a noi rimangono invalicabili. Così, è possibile immaginare un cervello umano, il suo interno, popolarlo di personaggi, attingendo da Freud e dalla fantasia. Questo è ciò che accade in Coma Profondo, la nuova commedia del giovane gruppo teatrale diretto da Simone Iovino e Emilia Di Pietro, in scena al Teatro Millelire fino a domenica 2. Ci troviamo all'interno del cervello di un uomo in coma. Partendo da questo piccolo incidente, di cui non si conosce la causa, Simone Iovino ha costruito un testo che strizza l'occhio al teatro dell'assurdo. Non a caso uno dei personaggi che gironzola ciabattando nel cervello del pover'uomo si chiama Beckett. È la figura più enigmatica della pièce, quella che tutto sa ma nulla dice, che vive in una bolla immagifica e gira in vestaglia tra le sinapsi. È il Beckett che è in ognuno di noi, la parte folle, assurda, l'Ego, il tutto e il niente, ognuno può dare la sua interpretazione. Gli altri personaggi, sono una trasposizione teatrale di alcuni elementi dell'inconscio: troviamo ES, dalle irrefrenabili pulsioni erotiche e alla continua ricerca del piacere; il super-io, testimone diretto delle azioni effettuate dall'uomo prima del coma; infine l'istinto di conservazione, il quale tenta una disperata ricostruzione dei fatti per poter intervenire. Un'idea davvero apprezzabile e originale, un'ora di accesa diatriba nella mente di un corpo inerme. Quello che in ogni momento avviene nella nostra mente, siamo noi coscienti o incoscienti, reso pubblico ed evocato con dei toni non da psicanalisi, ma con istrionico spirito comico. C'è da immaginarselo, l'istinto di conservazione, il quale riposa fino al momento dell'azione, brancolare nel buio dei fatti, alla ricerca di una causa per poter finalmente intervenire, cercare un indizio nei racconti del Super-io, impegnato a progettare sogni, o rivolgendosi ad Es, un fanciullo dalla memoria corta e continuamente alla ricerca di una soddisfazione sessuale, o ancora all'imperscrutabile Beckett, sempre disperso in qualche altro mondo. Una ricerca che ripercorre vent'anni della vita dell'uomo, da quel lontano 1992, cercando un dato, un indizio: nomi, Don Calogero, fatti, banche, massoneria, controllo del mondo. Un universo di movimenti segreti che attinge un po' dalla teoria del complotto (mantenendo comunque l'ago oscillante tra teoria, realtà e finzione) che non appare da intercettazioni ma si vede dall'interno di chi ha agito concretamente. Sullo sfondo l'immagine vegetativa di una camera d'ospedale, gli transitano accanto infermieri, medici, la moglie, si viaggia nella memoria emotiva a lungo termine, intoppi, imprevisti, nuovi indizi. Questo ed altro accade nel cervello, mentre noi viviamo, mentre noi moriamo, mentre noi siamo. Uno spettacolo che non annoia i presenti, che mostra uno scarto evolutivo rispetto al precedente lavoro That's Amori, più strutturato, fantasioso e azzardato. Un andare gradevole, ma proceduto a sbalzi, dall'inizio scoppiettante e seguito da un'evoluzione che non sempre riusciva a tenere lo stesso passo. Mattoncini che mancano, nell'articolata rete sinapsica, sono quelli di un consistente nucleo evolutivo centrale, che si affida soprattutto alle apparizione dell'esilarante Es (Josafat Vagni, il quale insieme al Beckett di Matteo Vanni sono i personaggi più riusciti), vera spina nel fianco dell'instinto di conservazione del buono Edoardo Andreani. Alcuni inconvenienti, come i personaggi che entrano nella sala d'ospedale, o alcuni viaggi nelle funzioni più interessanti della memoria, sono divertenti diversivi che rimandano continuamente la narrazione - risultata un po' nodosa - degli avvenimenti da parte del troppo acuto Super-io di Mariangela Calia. La sensazione è dunque di un lavoro ancora con dei margini enormi di crescita (e in un campo come la mente la libertà di movimento è infinita), che se si arricchisse di elementi narrativi più concreti, elevando l'istinto di conservazione e il Super-io al livello di Es e Beckett, potrebbe diventare uno spettacolo amatissimo. Già qualcosa di più si muove, perché Coma Profondo diventerà anche una web-series: e mo' so' cazzi! (cit.)

Alessandro Giova

Ti interessa? Prenotalo ridotto €12 €6.50 

COMA PROFONDO
di Simone Iovino
regia Simone Iovino e Emilia Di Pietro
con Edoardo Andreani, Josafat Vagni, Mariangela Calia e Matteo Vanni
Video Giacomo Cursi

dal 27 novembre al 2 dicembre, ore 21.00 domenica ore 18.00, presso

TEATRO MILLELIRE
Via Ruggero de Lauria 22 - Roma
Biglietti:intero €12 - ridotto €6.50 prenotando con Atrapalo

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domenica 25 novembre 2012

Riflessi della settimana teatrale (11): consigli e sconti.

Mentre scriviamo continua lo spoglio dei voti per le primarie, i primi risultati evidenziano una certa tendenza - seppur non maggioritaria - al nuovo. È dunque dal giovane teatro che vogliamo partire oggi. Un'apertura che vale come riconoscimento e augurio, Simone Iovino e Emilia Di Pietro, che già hanno riscontrato un buon successo al Cometa Off e al Teatro Millelire con That's Amori, presentano da martedì il loro nuovo spettacolo Coma Profondo, ancora al Teatro Millelire, uno spettacolo che ripercorre venti anni della vita di un personaggio e della nazione, attraverso una narrazione che si svolge all'interno del cervello di un uomo in coma (sconto 46%). Le rassegne offrono sempre qualcosa si nuovo, al Teatro Orologio parte lunedì 26 la rassegna Exit - Emergenze per identità teatrali, che vedrà protagiste nove compagnie laziali (programma). Altri rampanti giovani, appartenenti a tutt'altro genere, sono gli 8 giovani di Satiriasi, che tornano alla Locanda Atlantide lunedì 26 per il secondo appuntamento stagionale (recensione). Gli interpreti non sono una novità, essendo nomi noti di teatro e cinema, ma Martin Crimp è senz'altro un autore di punta della nuova drammaturgia contemporanea: dunque annoveriamo tra il "nuovo" anche The country al Teatro Eliseo da martedì 27, con Laura Morante e Gigio Alberti (sconto 67%). Nuovo è anche chi sta per nascere: Marta racconta la propria comica famiglia da prima che lei nascesse al Teatro Biblioteca Quarticciolo, in uno spettacolo dal titolo La bicicletta rossa, in scena martedì e mercoledì alle ore 10.30 (e qui facciamo uno strappo alla regola, visto che lo spazio per i bambini lo inseriamo sempre alla fine. Biglietti €5-6.50). Una grande esperienza di integrazione è l'evento La città dei sordi al Teatro Due Roma, che coagula su un palco un cast composto da attori udenti e non udenti, i quali saranno protagonisti di tre differenti spettacoli: il 27 e il 28 novembre “Amori” il 29 e il 30 novembre “Attese” il 1 e il 2 dicembre “Conflitti”. Al Teatro Vascello fino al 2 dicembre, nell'ambito de Le vie dei Festival, è in scena Interno 3, un trittico di atti uici, di autori di diversa estrazione artistico letteraria: A lunar woman di Antonella Anedda, viaggio poetico tra ricordo e ricerca; Ritratto di coniugi in festa di Igor Esposito, triangolo di ossessioni di un un uomo, una donna e un fantasma; Dimensione affettiva di King Kong di Massimiliano Virgilio che gioca sull'inquietudine di un gorilla diventato produttore a New York nel 1941. Non certo nuovo, ma pluripremiato e in sella dal 2004  - comunque meno di certi dinosauri del parlamento italiano - con notevole successo di pubblico e critica, W la mafia è in scena da lunedì 26 a domenica 16 al Teatro Duse (sconto 50%). Finito? Assolutamente no: al Belli c'è Exiles, l'unica opera teatrale di Joyce, la quale esplora le dinamiche paludose degli intimi impulsi della coppia (sconto 50%). Luca De Bei dirige al Teatro dei Conciatori Giorni Scontati, una commedia in cui quattro personaggi femminili si ritrovano a dividere una cella; in scena da mercoledì 28 a domenica 16 dicembre, lo spettacolo si avvale del Patrocinio e del sostegno del Garante dei Detenuti della Regione Lazio e del Ministero della Giustizia D.A.P. Venerdì 30 e sabato 1 al Teatro Tor Bella Monaca, non perdetevi la rivisitazione in chiave contemporanea del Saryricon di Petronio, ideata e diretta da Massimo Verdastro e che ha visto coinvolto sette autori: Antonio Tarantino, Luca Scarlini, Marco Palladini, Letizia Russo, Magda Barile, Lina Prosa (biglietti €5.00-6.50). Per la danza suggeriamo Just another normal day di Francesco Sgrò martedì e mercoledì, il quale attraverso una drammaturgia emotiva cerca di stimolare la parte onirica del pubblico (sconto 33%). Per i bambini, oltre al già citato La bicicletta rossa, segnaliamo lo spettacolo del progetto Eliseo ragazzi Nonno Charlie e il mistero dell'anello mancante, ovvero i racconti di nonno Darwin, rappresentazione che spiega i misteri della preistoria e dell'evoluzione della specie (fino al 6 gennaio). Sembrerebbe uno spettacolo più rivolto ad una ossessione femminile, che non a un pubblico di giovanissimi, Scarpe, sempre al Vascello e sempre con Francesco Sgrò, parte dai piedi per rammentare e ricreare tutta una successioni di immagini, tra poesia e memoria collettiva (sconto 47%). Ora è tutto. Anzi, no: gli amanti possono recarsi al Teatro Argentina dove si esibiscono i Freon Ensemble con Lo stile e la forma, un ricordo a Aldo Clementi (al ridottissimo prezzo di €5 con Atrapalo). Ora sì: buon teatro, danza e musica.
Alessandro Giova

Riepilogo

- Coma profondo, regia di Simone Iovino e Emilia di Pietro, Teatro Millelire, 27/11 - 02/12 (ridotto! 46% prenotando con Atrapalo)
- Satiriasi - stand up comedy, Locanda Atlantide, lunedì 26;
- The country, regia Roberto Andò, Teatro Eliseo, 27/11 - 16/12 (ridotto! 67% prenontando con Atrapalo)
- La città dei sordi, regia Giuditta Cambieri, Teatro Due Roma, 27/11 - 02/12;
- Interno 3, regia Francesco Saponaro, nell'ambito de Le vie dei Festival, Teatro Vascello, 23/11 - 02/12
- W la mafia, regia Nicola Vero, Teatro Duese, 26/11 -16/12 (ridotto! 50% prenotando con Atrapalo)
- Exiles, regia Gianni Leonetti, Teatro Belli, 27/11 -02/12 (ridotto! 50% prenotando con Atrapalo)
- Giorni scontati, regia Luca De Bei, Teatro dei Conciatori, 28/11 -16/11
- Satyricon - una visione contemporanea, regia Massimo Verdastro, Teatro Tor Bella Monaca, 30 e 1 (Low! €5 - €6.50);

DANZA
-Just another normal day, di Francesco Sgrò, Teatro Vascello, 27 e 28 novembre. (ridotto! 33% prenotando con Atrapalo)

MUSICA
- Lo stile e la forma - Freon Ensemble, Teatro Argentina, 2 dicembre (ridotto! €5.00 prenotando con Atrapalo)

RASSEGNE
- Exit - emergenze per identità teatrali, Teatro Orologio, 26/11 -  9/12 (programma)

BAMBINI/RAGAZZI
- La bicicletta rossa, regia Giuseppe Semeraro, Teatro Tor Bella Monaca, 27 e 28 novembre ore 10.30 (Low! €5.00 - €6.50);
- Nonno Charlie e il mistero dell'anello mancante, progetto Eliseo ragazzi, Teatro Eliseo, fino al 6 gennaio;
- Scarpe, di Giorgio Rossi, Teatro Vascello, 30/11 - 02/12 (ridotto! 47% prenotando con Atrapalo)

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venerdì 23 novembre 2012

Comunicati: La città di plastica, Teatro Due Roma 23 - 25 novembre

Teatro Due Roma
Dal 23 AL 25 NOVEMBRE 2012

Rondini in collaborazione con Compagnia della Luna eProgettoarte
presenta

LA CITTA' DI PLASTICA
nel giardino dei sogni

Di
Silvia Resta e Francesco Zarzanà
con 
Claudia Campagnola
scene 
Camilla Grappelli e Francesco Pellicano
suoni 
David Barittoni
regia 
Norma martelli

NOVITÀ ITALIANA


Rondini, in collaborazione con la Compagnia della Luna e Progettarte presenta La città di Plastica di Silvia Resta e Francesco Zarzana, interpretato da Claudia Campagnola, con la regia di Norma Martelli al Teatro Due di Roma nell’ambito della rassegnaSguardi S-velati: punti di vista al femminile III edizione.

La Città di Plastica ha ricevuto il patrocinio di ALDA - Association of the Local Democracy Agencies (sede presso il  Consiglio d'Europa di Strasburgo), dellaRegione Lazio - Assessorato alla Cultura Arte e Sport, della Provincia di Roma – Assessorato alle Politiche Culturali ed è stato invitato quest’anno nella rassegna internazionale “Migraction 5” al Theatre de l’Opprimé di Parigi.

Lo spettacolo sostiene il WFP Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite.


Neda, Hanifa e Rose, dall’Iran, dall’Afghanistan e dal Kenya, ci raccontano  il dolore, realmente vissuto dalle protagoniste, di chi ancora oggi in quanto donna, non solo non può scegliere della propria vita ma anzi viene costretta a subire la completa mancanza di libertà, fino ad essere ridotta allo stato di schiavitù. Tre donne contemporanee. Neda, Hanifa e Rose. Tre voci  dalle cronache dei nostri tempi.

Dall’Iran, la voce di Neda Salehi Agha Soltan, la studentessa uccisa a Teheran, durante le proteste divampate dopo le elezioni presidenziali del 2009 e barbaramente represse dal regime.  La sua storia ha emozionato il mondo grazie alla diffusione di un video amatoriale che ne ha documentato la morte.

Dall'Afghanistan, la storia di Hanifa. E lo strazio di migliaia di ragazze che per sfuggire alla schiavitù dei matrimoni combinati, all'orrore di un marito vecchio e brutto, scelgono di darsi fuoco. Si cospargono di benzina e si bruciano. Alcune muoiono, altre finiscono ustionate a vita. È la loro dannata strada per la libertà.

Dal Kenya, l' ultima protagonista: si chiama  Rose. Come le rose che lei va a tagliare, nelle serre sul lago Neivasha. Costretta per pochi dollari a respirare polveri tossiche  e concimi killer, dieci ore al giorno sotto i teloni a più di quaranta gradi. Una città di plastica sorta per il profitto delle multinazionali, che produce tumori e fiori. Fiori che finiscono in occidente, comprati e scambiati come simbolo d' amore.
"Ho incontrato tante donne sulla mia strada di cronista.  Ricche e povere. Sottomesse e ribelli. Vittime di violenze  e di abusi, o attive protagoniste della loro vita. Ho capito che non ce n' è una, in fondo, che non abbia lo stesso sogno. Lo stesso bisogno di libertà. Ho conosciuto Rose e Hanifa, e non le dimentico. Portare in teatro il loro sogno spezzato è la mia piccola dedica."  Silvia Resta
"Scrivere un testo sui diritti umani e sui diritti delle donne in particolare, è sempre un atto doveroso che diventa spesso denuncia. E basta solo dare uno sguardo alle situazioni internazionali per capire che c’è  molto da fare. E ancora una volta è il linguaggio del teatro, crudo, che dà voce a chi non ce l’ha. La città di plastica offre al pubblico le storie di tre ragazze, tutte drammaticamente autentiche e drammaticamente reali, come quelle di tante che nel mondo non riescono a raggiungere i loro sogni e le loro speranze."  Francesco Zarzana
"Per raccontare, per permettere alle parole di Francesco e Silvia di arrivare al pubblico attraverso le mie emozioni,  le emozioni, i pensieri, i sogni, i desideri e le paure di tre giovani donne  come me, mi sono affidata al "sentire", cercando di gestire il troppo coinvolgimento. La mia anima, il mio corpo, la mia voce sono diventati uno strumento. Neda nel testo dice: "Il pensiero e' libero, nessuno puo' metterlo in catene...la voce corre nell'aria"; la mia voce, raccontando di Neda, di Hanifa e di Rose "corre nell'aria" cercando di raggiungere il cuore di chi ascolta." Claudia Campagnola

"Raccontare teatralmente la verità è il traguardo al quale tendo ogni volta che mi accosto a un testo per far vivere in scena i personaggi.
Questa volta il compito è stato più arduo. Non sono personaggi nati dalla fantasia dello scrittore, ma persone vive che parlano di se stesse e la verità è già nelle parole. Pudore, rispetto, impegno sono i sentimenti che hanno accompagnato la messa in scena: pudore di usare parole piene di sogni e di strazio, rispetto per il dolore e il coraggio, a volte incosciente, della giovane età, e l’impegno di far arrivare in platea, attraverso l’emozione, riflessioni sulla condizione di tante ragazze, giovani donne che hanno una sola grande colpa quella di volere vivere".  Norma Martelli
                                                                                             



La rassegna "Sguardi s-velati: punti di vista al femminile III Edizione" è realizzata in collaborazione con A.T.C.L. (Associazione teatrale fra i comuni del Lazio) e Regione Lazio (Assessorato alla Cultura, Arte e Sport)

e con il patrocinio di 
Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, MIBAC, Provincia di Roma, Roma Capitale, I Municipio, Biblioteche di Roma, Federculture, Casa Internazionale delle Donne, Accademia NAzionale D’Arte Drammatica Silvio D’Amico, Fondazione IntegrA/Azione, Cooperativa Sociale Abitus e ISSR (Istituto Statale Sordi di Roma)



Orario spettacoli: dal martedì al sabato ore 21.00 - domenica ore 18.00
Biglietti: 12€ intero, 10€ ridotto
Riduzioni: Over 65/Under 26,  Studenti universitari (previa esibizione di un documento attestante l’iscrizione per l’anno in corso), Gruppi oltre le 10 persone.
CIRCUITI CONVENZIONATI:  CARTA PER DUE, BIBLIOCARD, CARTA GIOVANI, MArteCard, ROMA PASS, Ass. Cult. “ArteSenzaTempo”, Ass. Cult. “Gocce di Arte”, Ass. Cult. “INSIEME PER IL TRULLO”, OFFICINA TEATRO XI, INTER CLUB, CTS (Centro Turistico Studentesco), ISIC  (International Student Identity Card Association), LAZIO SERVICES, AGENZIA DEL TERRITORIO, SIL (Società Delle Letterate), INFO.ROMA.ITISTITUTO DI CULTURA RUSSA, ASSOINTESA, FONDERIA DELLE ARTI. ART A PART OF CULT(URE), Centro Musica Ottava,  Ass. Cult. MeetArt, UPPER – UNIVERSITA’ POPOLARE DI ROMA PERIFERIE
CRAL E DOPOLAVORO: BANCA INTESA, ENI, FIMMG (Fed. It. Medici di Famiglia), DOPO LAVORO FERROVIARIO, Dipendenti ZETEMA-Progetto Cultura, ALLIANZ, CGIL, Associazione Nazionale POLIZIA DI STATO.
Per poter usufruire delle riduzioni è obbligatorio presentare, prima dell’emissione del biglietto, un documento che attesti l’appartenenza ad una delle categorie per le quali ne è prevista l’applicazione. I biglietti stampati non potranno essere sostituiti né rimborsati. 
Il diritto di prenotazione è valido fino a un quarto d'ora dall'inizio dello spettacolo, i biglietti non ritirati saranno quindi rimessi in vendita.




Ufficio Stampa Teatro Due Roma:
Annalisa Siciliano: anniesiciliano@gmail.com +39 327/7849.167

Teatro Due Roma teatro stabile d'essai
Vicolo due Macelli, 37 (M Piazza di Spagna)
Tel. 06/6788.259 – fax 06/6793.349

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mercoledì 21 novembre 2012

Campane da salotto, da Achille Campanile, Teatro Millelire 20 | 25 novembre

Immaginate un uomo che lavorava come cronista; che questo debba scrivere un articolo su di una donna la quale ogni giorno si recava a portare fiori alla tomba del marito morto, che un giorno tale donna venga trovata morta sulla tomba; immaginatelo svolgere il suo lavoro come sempre, il freddo lavoro cronistico, per poi titolare il pezzo "Tanto va la gatta al lardo". Spiazzante, geniale, anticonvenzionale. Questo era Achille Campanile, o almeno questo la leggenda ci narrà dei suoi inizi. Scrittore, drammaturgo, giornalista, soprattutto umorista. Uno stile inconfondobile, assurdo e paradossale, un distillato di giochi di parole, in apparenza semplici, in realtà frutto di una ricerca minuziona, estremamente logica ed una grande conoscenza della lingua. Campane da salotto è il lavoro con cui Alessandra Frabetti e Marcella De Marinis rendono omaggio al grande umorista. Un po' dimenticato in cassetti disincantati di una risata che non abbiamo più, al Teatro Millelire le due attrici propongono un assaggio umoristico con brani scelti dall'ampio repertorio. La logica dissacrante dell'arte lessicale, che demolisce ogni forma di convenzionalismo, che vortica come una giostra impazzita, qui vuole - o tenta di - legarsi ad un filo, che è soprattutto quello di far emergere l'esperienza di madre e di figlia delle attrici.
Sono specialmente racconti o stralci di romanzi, tra cui si inserisce una scena della pièce teatrale Visita di condoglianze e de Il povero Piero. Il resto dei brani sono estratti da Vite degli uomini illustri (Cornelia e i Gracchi, Lord Brummel), dagli Asparagi o dell’immortalità dell’anima (Le seppie coi piselli), dal Manuale di conversazione (La quercia del Tasso) e Agosto moglie mia non ti conosco. Una scelta in cui ha prevalso la narrativa, piuttosto che il teatrale, traducendosi dunque in un reading, in cui fondamentale diventa la capacità di creare dinamicità attraverso il solo uso della voce. Questo certo non ha agevolato uno spettacolo che, pur avvalendosi dei testi di un funalbolo della parola, è sembrato rotolare con fatica, l'approccio non ha mascherato una semplicità e forse addirittura una certa scolasticità interpretativa. Le due interpreti, nonostante abbiano mostrato buone qualità vocali e un'ottima dizione, si sono un po' impantanate nella buona lettura, senza il divertimento di scomporre e vorticare esse stesse insieme alla parola. Insomma, "l'umorista, diceva Umberto Eco, è uno che sente il ridicolo del senso comune e dunque è portato a fare l'opposto", dunque perché lasciare che la tecnica ristagni nell'eccessivo rigore, non prenda piuttosto il volo, non si inerpichi con destrezza sul filo dell'arte vocale e interpretativa? Mancavano note briose e imprevedibili, ma forse la narrativa di Campanile poco si adatta ad una lettura in pubblico e più attenzione poteva darsi a brani teatrali o con un approccio più diretto. Variabile che ha aggiunto un po' di vivacità, è stato l'intervento di Maurizio Micheli, cui pochi minuti sono bastati per strappare risate ad un pubblico perso in un religioso silenzio contemplativo e gustativo delle seppie coi piselli. Micheli è solo il primo ospite, cui seguiranno tra gli altri (non in ordine di apparizione) Ivano Mareschotti, Paila Pavese, Roberto Latini, Lino Guanciale. Ogni sera infatti, un ospite a sorpresa offrirà al pubblico il proprio approccio ai testi di Campanile o una propria personale interpretazione, sempre in chiave umoristica.
 Alessandro Giova

CAMPANE DA SALOTTO
liberamente ispirato ai testi di Achille Campanile

regia Alessandra Frabetti
con Alessandra Frabetti e Marcella De Marinis

20 | 25 novembre presso

TEATRO MILLELIRE
via Ruggero de Lauria, 22
Biglietti: intero €12 -  ridotto €6.50 prenotando online  

 
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lunedì 19 novembre 2012

Riflessi della settimana teatrale (10): consigli e sconti

Conclusosi due giorni il festival del cinema di Roma, torniamo ad occuparci di teatro. A dire il vero non ci siamo occupati d'altro: non è che siamo contro il cinema, anzi, siamo certamente favoreli ai buoni film, ma c'è sempre una certa distanza tra noi e la pellicola; ci piace la carne viva, che pulsa e suda sotto i nostri occhi. Sì, siamo teatranti teatrosi senza possibilità di salvezza. Forse voi siete l'esatto contrario, ma potrete un giorno innamorarvi, stupirvi, non scuotete la testa, è così, può accadere che becchiate lo spettacolo giusto, il buon attore, la regia da morrare il fiato, direte "ma dunque questo è il teatro?", per questo ci ostiniamo a suggerirvi spettacoli. Tra gli imperdibili questa settimana annoveriamo la rivisitazione di Amleto operata da Filippo Timi al Teatro Ambra Jovinelli fino al 25 novembre, considerato da molti l'erede di Carmelo Bene. Con immenso piacere constatiamo che quest'anno Atrapalo avrà un grande teatro in più tra le sue offerte: finalmente il Teatro Argentina offre constantemente biglietti ridotti. Una buona notizia, per quanti vogliano seguire la programmazione di questo importante teatro romano. Ne abbiamo approfittato per la Divina Commedia di Nekrosius (dai comodissimi e centrali palchi di platea), varrà la pena approfittarne per l'apertura della stagione ufficile: biglietti ridotti a partire da €10 per Servo di scena di Ronald Harwood, con Franco Branciaroli fino nei panni di Sir Ronald fino al 2 dicembre, un vecchio attore stanco e malato, il quale continua ad andare in scena grazie soprattutto al sostegno di Norman, il fedele servo di scena che ogni sera lo assiste, lo nutre, lo aiuta con le battute e lo rincuora psicologicamente per dargli l'entusiasmo a recitare. Al Teatro Argot l'immenso flusso di coscienza di Joyce prenderà vita in Molly da martedì 20, con Chiara Caselli (la quale ha curato l'adattamento) e la regia di Maurizio Panici. Guardando la foto dello spettacolo al Teatro Biblioteca Quarticciolo, è inevitabile un collegamento con Vladimiro e Estragone di Aspettando Godot, loro però sono Totò e Vicè, due poetici e surreali clochard di un quartiere periferico di Palermo, sono legati da un'amicizia reciproca assoluta e vivono di frammenti di sogni che li fanno stare in bilico tra la natura e il cielo, in un tempo imprendibile tra passato e futuro, con la necessità di essere in due, per essere (gioverdì 22 e venerdì 23 novembre, biglietti €5, tel 06 98951725). Per il Romaeuropa Festival da giovedì 22 a sabato 24 al Teatro Vascello Disgrace, dal romanzo del premio Nobel John Maxwell - J. M.- Coetzee, partendo da una struggente storia di apartheid in Sudafrica si trasforma in metafora dell'Europa di oggi; regia di Kornél Mundruczó. Novecento di Baricco dice già tutto, per chi non ha letto il libro sarebbe meglio citare il film La leggenda del pianista sull'oceano di Tornatore; Antonello Avallone ripropone al Teatro dell'Angelo da martedì 20 a domenica 2 dicembre la sua personale rivisitazione dell'opera di Baricco. Rivoluzione? Staremo a vedere, quando si ruota intorno alla politica il rischio è sempre quello di precipitare nel retorico o nell'ideologismo, provateci se siete dalle parti di Ostia: Revolution (Belli e ribelli) al Teatro Fara Nume da venerdì 23 a domenica 25, è ambientato a Roma nel 1977, in un locale occupato, dove un gruppo di ragazze e ragazzi, spinti dalla voglia di libertà e di giustizia sociale, fondano un comitato dove discutono e si confrontano, analizzando una società in cui non si riconoscono più. Secondo noi però, non c'è miglior rivoluzione di quella che parte dai più piccoli, una rivoluzione civile e possibile, dunque a loro dedichiamo sempre la chiusura della rubrica. Per i piccoli (ma anche per i grandi) segnaliamo Fiabe Pop Up al Teatro Tor Bella Monaca, un palcoscenico che è una pagina bianca da riempire insieme al pubblico, invitato pertanto a portare ognuno un libro di fiabe (da martedì 20 a sabato 24, biglietti da 2 a 5 euro, ore 10.30, sabato ore 17.00, tel. 06 2010579); al Teatro Mongiovino dal 24 novembre al 2 dicembre, Storie per una buonanotte: tre bambini annoiati in una fredda stanza d’ospedale. Un’infermiera con i capelli azzurri che nasconde un sorprendente segreto. Uno sciacquone che, grazie ad una formula magica, apre un passaggio per mondi e regni incantati (sconto 13%). Già, forse ci vuole una formula magica, forse la sola cosa da rivoluzionare è la nostra fantasia. Buon Teatro.
A.G.

Riepilogo:

- Amleto² (il popolo non ha il pane? Diamogli le brioche) di e con Filippo Timi Teatro Ambra Jovinelli 15 | 25 novembre;
- Servo di scena, regia Franco Branciaroli, Teatro Argentina, 20 novembre - 2 dicembre (ridotto! sconto 60% prenotando con Atrapalo)
- Molly, da Ulisse di Joyce, regia Maurizio Panici, Teatro Argot Studio, 20 novembre
- 2 dicembre;
- Totò e Vicè, regia e interpretazione Enzo Vetrano e Stefano Randisi, Teatro Biblioteca Quarticciolo, 22 e 23 novembre (Low! €5, tel 06 98951725)
- Disgrace, regia Kornél Mundruczó, Teatro Vascello, 22 | 24 novembre; - Novecento, di e con Antonello Avallone, Teatro dell'Angelo, 20/11 - 2/12;
- Revolution (Belli e ribelli), da un’idea di Ilary Artemisia Rossi ed Emiliano Luccisano, Teatro Fara Nume, 23 | 25 novembre.

BAMBINI
 - Fiabe Pop Up, di Fabrizio Pallara e Dario Garofalo, Teatro Tor Bella Monaca, 20 - 24, ore 10.30, sabato ore 17,00 (Low! da 2 a 5 euro, tel 06 2010579)
- Storie per una buona notte, regia Alessandro Accettella e Gianni Silano, Teatro Mongiovino, 24 novembre - 2 dicembre (ridotto! sconto 13% prenotando con Atrapalo)
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venerdì 16 novembre 2012

Il pugile sentimentale, Teatro Millelire 13 - 18 novembre. Recensione



Se sali su un ring ci sono diverse possibilità: sei una donna venuta a raccogliere il tuo amante massacrato; sei un arbitro; o molto più probabilmente sei un pugile. Se lo sei, allora il tuo scopo è dare pugni e prenderne il meno possibile; ma soprattutto darne. Devi avere forza, grinta, coraggio, anche intelligenza: non è solo uno sport animale, devi avere una strategia, studiare il tuo avversario, capire come stancarlo e quando è il momento colpire. Un gran pugile è dunque un insieme di elementi, non solo forza bruta. Davide Mancini è un attore, Frank è il suo personaggio: un pugile, appunto; il ring è quello del Teatro Millelire fino al 18 novembre. Dilettante, con una caratteristica del tutto particolare: pensa troppo e non dà pugni. Frank e il suo coach (la voce registrata di Joe) sono entrambi convinti che per la boxe bisogna sapere usare la testa, non tanto dare pugni, credendo di poter atterrare Van Terrible con un solo gancio dialettico sferzato dal pensiero. Frank ha una laurea breve in filosofia, ha fatto un corso d'inglese, uno di astronomia, letto molti libri. Non è nato ai bordi di una strada, non ha un passato da prendere a pugni, il suo viso è quello di un ragazzotto buono, e lo è. Il ring da boxe è l'unico luogo dove si può fare filosofia, o forse no, forse un pugno bisogna pur darlo, altro che Schopenhauer, Marx, Weber. Van Terrible è un animale e grugnisce, Frank le prende, non le dà mai, pensando, filosofando, ripensendo, cadendo. Il momento migliore, essere stesi a terra, mentre la voce gracchiante dell'arbitro inizia il conteggio, sette o otto secondi, prima di alzarsi per un nuovo fendente, pochi secondi in cui Frank può pensare libero. Tra un pugno e l'altro, egli riflette, filosofeggia, ascolta il pubblico e le loro storie, sogna perdendosi in esilaranti e paradossali pensieri. Non elabora alcuna teoria sul mondo, ma l'incontro diventa un pretesto per esplorare il legame emotivo che ha con esso. Ogni colpo è un ricordo, ogni colpo una sensazione che riaffiora, un'idea, e mentre la sua faccia si adatta al guantone di Van Terrible sorride e narra: in fondo lui e Joe altro non sono che due idealisti, innamorati di una certa immagine della boxe, del suo mito, a loro modo cercano di farne parte proiettando una certa immagine ideale di se stessi a quegli occhi familiari (il padre di Frank e la fidanzata di Joe) che li guardano dall'esterno. Dimostrare qualcosa o credere a un'illusione, facendo i conti con se stessi e la vita. E quando finalmente Frank giunge a capire una verità inconfutabile, ovvero che è proprio ciò che sappiamo da sempre a farci paura, Joe realizza che non deve pensare, deve menare, sferrare pugni: è la rivelazione, il K.O., il momento del godimento e della liberazione. 
Dal punto di vista registico non c'è un gran lavoro, tutto si regge sull'abilità attoriale del saper tradurre scenicamente un buon testo (rappresentato anche negli Stati Uniti), comico e leggero, senza la pretesa di impartire una lezione di filosofia o sciorinare teorie esistenziali. Proprio per questo suo intento non didattico, oltre che per l'assurdità della situazione, lo spettacolo è praticamente alla portata di tutti. L'obiettivo, forse, è anche quello di avvicinare due mondi, quello dello sport e della cultura, i quali spesso si guardano di traverso perché non trovano punti in comune. Se così fosse, Frank può dire di aver vinto ai punti perché la prossima tappa per Davide Mancini (che pure si è allenato ed ha frequentato palestre per avvicinarsi al personaggio) potrebbe essere non più un teatro, ma un vero ring. Infatti in sala erano presenti alcuni membri della Federazione Pugilistica Italiana, i quali hanno manifestato interesse per Il pugile sentimentale, tanto da volerlo trasformare in un intermezzo teatrale nelle competizioni di boxe: ora Frank può davvero accarezzare il mito.


IL PUGILE SENTIMENTALE
di Alberto Righettini

regia: Marco Ghelardi
con Davide Mancini

Scene e costumi: Elena Greco
Light Designer: Gabriele Guatti
Sound Designer: Edoardo Ambrosio
Assistente alla regia: Simona Schito
Organizzazione: Sara Ravetta

dal 13 al 18 novembre presso

TEATRO MILLELIRE
via Ruggero de Lauria 22, 00192, Roma
Biglietti: intero €12 - ridotto €6.50 (prenota online)

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martedì 13 novembre 2012

Satiriasi, riparte l'officina della Satira che fa tremare la televisione

La prima volta che sentimmo parlare di Satiriasi, fu al Teatro dei Satiri: si dava Bolle di sapone, il quinto monologo satirico di Filippo Giardina. Partimmo scettici, perché la parola satira ci rimanda ormai ad un mondo chiuso in scatola che si guarda dal divano; uscimmo - pur non essendo degli appassionati del genere - soddisfatti, grati a Giardina per averci dimostrato quanto ancora sia possibile esprimersi liberamente. Ora siamo andati sul luogo del delitto, alla Locanda Atlantide, per il primo dei dieci appuntamenti di Satiriasi. Giunta alla quarta edizione, con un crescente successo di pubblico, l'Officina della Satira fondata da Filippo Giardina nel 2009 è un palcoscenico incontaminato, libero, sul quale otto comici si alternano con monologhi originali e dissacranti, seguendo lo stile della stand up comedy. Ad aprire il suo fondatore, con la sua satira "sporca", quasi a luci rosse, senza esclusioni di colpi diretta a uomini e donne, che squarcia il velo protettivo della coppia e crea qualche imbarazzo: tra chi ride, c'è anche chi ride per non far scoprire d'essere lui l'oggetto della satira. Non è la televisione insomma, dove la volgarità porta panni sempre più sottili ma si copre con garbo la bocca, qui - fortunatamente - tutti indossano i vestiti, è la parola a scorrere nuda e gaia come un bicchiere di vino. Certe cose in tv non si possono dire, come ricorda Mauro Fratini, forte dell'esperienza a La7 e fiero di essere tornato libero, depravato mentale tra i depravati mentali, ma felici perché nicchia sincera. Il sesso è uno degli argomenti più gettonati, ma non si nasconde dietro qualche doppio senso ammiccante, viene affrontato apertamente anche facendo uso di un linguaggio che qualcuno definirebbe volgare, dimenticando che la volgarità è ovunque, non c'è certo bisogno di sussultare per un "cazzo" a teatro. Nessuno si scandalizza, tutti adulti (Satiriasi è vietato ai minori) e certamente allenati a digerire le sprezzanti sciabolate degli otto comedian. Il sesso però non è l'unico cavallo di battaglia, i comici di satiriasi hanno un repertorio di argomenti ampio, senza venir mai meno al tagliente umorismo, senza indietreggiare di un passo, senza censure, offrendo il proprio viso, il proprio nome, le proprie idee, al grido del mai superato "chi ci ama ci segua". E i tanti accorsi ridono, c'è chi per poco non dimentica il respiro e piange, ma è una risata che non vuole essere fine, bensì mezzo (punto primo del manifesto). Società, politica, religione, famiglia, niente sfugge alla lingua affilata, con tesi portate avanti su un binario che rasenta l'assurdo, che tuttavia ha una sua logicità. Lo stesso linguaggio, feroce e diretto, non diviene fine, è uno strumento per portare avanti senza annoiare argomentazioni talvolta molto acute, come il regime democratico di Saverio Raimondo, che recrimina la volontà di scegliere chi vota e non chi governa; o come l'eccentricità di chi baratta i sentimenti su facebook nel monologo di Giorgio Montanini; o lo spietato padre per caso Pietro Sparacino, che prima avvelenerebbe il figlio col detersivo, poi giunge a un finale che fa venire i lucciconi alle donne sentimentali.
In un paese che arranca e recrimina libertà, c'è anche chi quella libertà se la prende. E visto il calore con cui questi otto irriverenti umoristi vengono accolti (il locale è colmo fino al soffitto) e con il quale verranno presumibilmente accolti in futuro, c'è da scommettere che Satiriasi sarà sempre meno progetto e sempre più evento imperdibile, arrivando progressivamente a rosicchiare e infettare quel pubblico ancorato al divano; o persino ad essere il sogno espressivo dei nuovi comici. A proposito, la televisione? È morta.


I comedians: Filippo Giardina, Mauro Fratini, Francesco De Carlo, Daniele Fabbri, Velia Lalli, Pietro Sparacino, Saverio Raimondo e Giorgio Montanini.


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domenica 11 novembre 2012

Alcune parole sulla Divina Commedia di Nekrosius.

Probabilmente ciò che rende un uomo grande, è la sua capacità di essere conteso, di porsi al centro tra chi ama e chi odia, non portando a giudizi univoci. A certi livelli inoltre, si va anche incontro ad una perdita di sincerità sia da parte di chi né esalta il genio, sia di quelli che ne minimizzano l'opera. Eimuntas Nekrosius è uno di quei grandi uomini, considerato uno dei più grandi maestri del teatro contemporaneo, il suo teatro affascina, ma al tempo stesso si presta a invettive e critiche dei delusi. Tuttavia egli si pone sempre al centro, col suo intenso lavoro, con la sua grande opera - che piaccia o meno - regalando al mondo sempre un qualcosa su cui si possa almeno discutere. Sulla Divina Commedia di Nekrosius hanno scritto in tanti, in tanti hanno criticato negativamente la messa in scena e lamentato una perdita di poesia o di brillantezza immaginifica del suo teatro. Tutti gli artisti si muovono su una linea oscillante, che non segue mai una crescita continua, ma procede a sbarlzi, può dunque starci che alcuni lavori perdano rispetto ai precedenti. Tuttavia, assistendo allo spettacolo, alcune critiche che abbiamo letto ci sono forse sembrate non sincere, alla forzata ricerca di un male da trovare a tutti i costi, ingigantite dal malumore delle aspettative deluse. Questo è uno dei punti: le aspettative. Ciò che non si dovrebbe mai fare è nutrire aspettative, perché si finisce per "voler vedere" e non "scoprir vedendo". In questo caso le aspettative erano di due tipi: l'una è direttamente attribuile al percorso teatrale di Nekrosius, il quale ha abituato critici e pubblico ad un certo tipo di teatro e rappresentazioni visionarie; la seconda è che si rappresentava la Divina Commedia di Dante, e tutti si aspettavano di vedere la Divina Commedia quale testo simbolo e capolavoro. Tutti avrebbero desiderato l'esaltazione dell'opera di Dante, la quale grande vanto è per la nostra cultura. Nekrosius va però in una direzione diversa (non tutti se ne avvedono), perché prende sì un testo poetico, ma cerca di estrapolare da esso l'umano, ovvero Dante stesso; e non il Dante osannato dagli studiosi, quale monumento della letteratura, ma un Dante più terreno, il quale mostra un lato tenero e umano, indagine che necessità a nostro avviso di grande sensibilità. In questo il lavoro di Nekrosius è stato da noi apprezzatissimo. Infatti, come tanti, avrebbe potuto esaltare - aulicamente ed enfaticamente come avviene spesso - la poetica della Divina, rendere quel decantato omaggio - più sperato dai dantisti che non ricercato dal regista lituano - alla cultura italiana. Ma non sarebbe stato né il primo né l'ultimo: e non sarebbe stato di certo originale. Invece ciò su cui si è concentrato Nekrosius, è stata proprio la figura di Dante uomo, non più gigante compositore, non più relegato all'ombra dell'opera stessa, ma protagonista in una fase germinale, di speranza, di sogno, di ambizione. Il Dante che ci viene proposto, sembra quasi un adolescente, un ragazzo che ancora non sa di essere Dante il grande poeta, che studia e sogna di avere un posto tra i grandi, che esplora l'inferno per avvicinarsi al mito. Un'intuizione di grande sensibilità artistica, che riesce a mostrarci Dante per la prima volta più vicino a noi e a tutti coloro che hanno sogni di grandezza, non sapendo ancora di esserlo. La Divina Commedia come la si conosce è solo nel titolo, divenendo dunque, per una volta, non racconto di sé stessa, ma pretesto per raccontare l'uomo che la creò in una forma non convenzionale. Chiaramente questo ha fatto sì che Nekrosius scegliesse i canti non in base alla forza poetica, bensì rispetto al suo obiettivo registico. E per far questo si concede qualche deviazione (il bacio di Francesca a Dante), un personaggio in più (ovvero il criticatissimo postino, che però per la lettura data non veniva a noia e soprattutto svolgeva più un funzionale ruolo di riassunto e spiegazione che non di messaggero), un inferno non fiammeggiante ma non privo di angosce. Tuttavia è vero che rispetto ad altri lavori l'euforia visionaria è attenuata - ma non spenta - e forse discontinua, ma lo spettacolo segue una linea crescente e costante di energia che lo rende comunque attraente. Bravi e di notevole presenza i giovani attori, i quali come sempre svolgono un lavoro enorme. Un lavoro che non pensiamo sia da cestinare, credendo piuttosto che sia stata più l'affezione letteraria (o persino un certo patriottismo culturale) che non una sincera visione, a guidare alcune - non tutte - critiche negative.

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giovedì 8 novembre 2012

La divina commedia di Nekrosius, il divino sconto di Atrapalo


 

"La divina commedia è un lago profondo, una fonte inesauribile di sapienza e di poesia. Una tentazione forte, per me: rendere in linguaggio umano e teatrale quella creazione, un’impresa al limite dell’impossibile". 
Eimuntas Nekrosius


Verrebbe da dire: finalmente! Dopo aver debuttato in prima mondiale al Teatro Verde di Brindisi ed essere stato a Modena, quasi i fanatici romani del regista lituano avevano avuto un colpo al cuore: e Roma? si chiedevano. Come poteva mancare? Come poteva Nekrosius prendere uno dei maggiori capolavori della cultura italiana e dimenticare di fare una gita nella sua città simbolo? Nekrosius sarà dunque a Roma, precisamente al Teatro Argentina da domani (venerdì 9) fino a domenica. Chi lo conosce sa già a cosa va incontro; chi no, è bene che venga a conoscenza che parliamo di uno spettacolo di 4 ore in lingua lituana. Eppure parliamo di uno spettacolo imperdibile, perché il teatro di Nekrosius supera ogni barriera linguistica, è in grado di affascinare con la sua potenza, di trasportare con la sue evocazioni all'interno di un mondo immaginifico, remoto, magico. Nekrosius parla con le immagini prima ancora che con la parola. Immagina, crea, oltrepassa la linea gialla che solitamente non bisogna oltrepassare, fa compiere un viaggio. Occorre scoprire per capire, occorre provare cosa vuol dire sedere di fronte ad uno spettacolo in lituano, dimenticarsi di guardare i sopratitoli (per chi vorrà comunque capire ciò che si dice), alzarsi dicendo "già finito?". Fa questo effetto; dunque, data anche la rarità dell'evento, perché non lasciarsi alle spalle quell'insano pragmatismo quotidiano e accendere le luci della fantasia, dell'immaginazione, vedere anche Dante sotto una luce diversa, in grado forse di affascinare anche coloro che a scuola non ci andavano volentieri. Sì, qualcuno potrebbe dire che lo si conosce, che pur nella sua ardente follia visionaria c'è qualcosa di prevedibile. Ma potrebbe ben dirsi - anche - che trattasi in realtà di un marchio di fabbrica, firma indelebile e inimitabile, la quale sempre riesce a riempire, catturare, far dimenticare il tempo. Riconoscibilità non è certo sinonimo di medriocrità. Questo lo sanno bene gli ormai ossessionati fan della compagnia Meno Fortas, che al pari dei fanatici degli iPhone dormirebbero davanti al teatro pur di assistere a un suo spettacolo. Lo diciamo scherzosamente, si parla pur sempre di teatro, perciò una piccola nicchia, ma è comunque un atto ragionevole anticiparsi e non presentarsi il giorno stesso. Specialmente quando un teatro che raramente troviamo su Atrapalo, come il Teatro Argentina, offre ai navigatori un ghiotto sconto (dal 22 al 27% per la sola replica di sabato 10): tuttavia già terminati tutti i biglietti di platea, restano ancora liberi posti in galleria e sui palchi. Pensarci; pensarci e soprattutto agire in fretta, prima che i divoratori famelici fagocitino gli ultimi posti rosicchiando appagati le vostre ossicine come popcorn. Carpe Diem e, guardatevi intorno, i nostri occhi potrebbero incrociarsi.



DIVINA COMMEDIA

di Eimuntas Nekrošius
tratto da Dante Alighieri
Regia: Eimuntas Nekrošius
Scenografie: Marius Nekrošius
Costumi: Nadežda Gultiajeva
Musica originale: Andrius Mamontovas
Luci: Džiugas Vakrinas

Cast:
Dante - Rolandas Kazlas
Virgilio - Vaidas Vilius
Beatrice - Ieva Triškauskaitė
Papa - Remigijus Vilkaitis
Messanges - Paulius Markevičius
2πR - Audronis Rūkas
Italia - Marija Petravičiūtė
Sapia - Julija Šatkauskaitė
Francesca - Beata Tiškevič
Gemma - Milda Noreikaitė
Pia - Jurgita Jurkutė
Vanni Fuci - Darius Petrovskis
Brunetto Latini - Simonas Dovidauskas
Casela / Charon- Vygandas Vadeiša
Cittadino di Firenze - Pijus Ganusauskas
Nino - Justas Valinskas

Assistente alla regia: Tauras Čižas
Tecnico del suono: Arvydas Dūkšta
Oggetti di scena: Genadijus Virkovskis
Tecnico di scena: Olegas Virkovskis
Compagnia MenoFortas
Prodotto da Teatro Pubblico Pugliese (Bari), International Stanislavsky Foundation (Mosca), "Baltic house" festival (San Pietroburgo), Lithuanian National Drama theatre
con il supporto del Ministero Lituano della Cultura e di Aldo Miguel Grompone (Roma)


Venerdì 9 e sabato 10 ore 19.00, domenica 11 ore 17.00

TEATRO ARGENTINA
Largo di Torre Argentina 52, Roma
Biglietti: 18, 25, 30  Ridotti: 14, 20, 22  

 
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mercoledì 7 novembre 2012

Comunicato stampa: programma LE VIE DEI FESTIVAL 2012

LE VIE DEI FESTIVAL 2012
XIX edizione
16 ottobre - 20 novembre



Torna l’appuntamento con Le vie dei festival, diretto da Natalia Di Iorio - momento d’incontro, luogo di visioni privilegiate per gli spettatori più attenti che vogliono confrontarsi con tematiche e linguaggi attuali. “Festival dei festival”, che da sempre presenta spettacoli e compagnie scelte tra le migliori delle manifestazioni dell’estate, Le vie dei festival, realizzato dall’Associazione Cadmo con il sostegno di Roma Capitale - Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico, e da quest’anno con il contributo della Regione Lazio - Assessorato alla Cultura Arte e Sport e del MIBAC, ha sempre espresso la sua vocazione internazionale. Qui si sono incontrati per la prima volta artisti che oggi sono unanimemente considerati i maestri della nuova scena non solo europea (Eimuntas Nekrosius, William Kentridge, Alain Platel, Alvis Hermanis, solo per citarne alcuni) e qui negli anni si sono potute conoscere alcune delle esperienze recenti più innovative della drammaturgia contemporanea italiana: una ricerca di nuovi talenti che ha dato negli anni ottimi frutti.
Le vie dei Festival sceglie quest’anno di concentrare l’attenzione su opere e compagnie nazionali obbedendo alla volontà di dare in primo luogo testimonianza di quel teatro italiano che da più di quarant’anni ha saputo imporsi per forza espressiva e capacità di rinnovamento, ma anche all’esigenza di compiere un gesto di sostegno e di vicinanza, rivendicando il valore di un impegno incessante, nel momento in cui la stretta economica sembra rendere ancora più incerta la vita del teatro. Ed ecco svilupparsi nel programma un confronto tra generazioni diverse della nostra scena teatrale: chi, come la Raffaello Sanzio, si è da tempo imposta fra i protagonisti a livello internazionale o come Enzo Moscato, è il riconosciuto creatore di una delle più originali scritture in Italia, e chi sta maturando il proprio percorso espressivo, ma già rivela personalità e rigore.
Dopo l’apertura internazionale con il Circus Klezmer della compagnia spagnola Aire Aire di Barcellona al Teatro Argentina, che ha visto una grande partecipazione di pubblico entusiasta, Le vie dei Festival prosegue con altri rilevanti appuntamenti al 

 TEATRO VASCELLO

Un atteso debutto è quello della Compagnia di ballo Mòra della Socìetas Raffaello Sanzio che presenta La Seconda Neanderthal, regia di Claudia Castellucci (6 e 7 novembre, ore 21.00). L’artista, che ha lavorato sulla partitura originale di Le Sacre du Printemps di Igor Strawinskij, ha poi affidato al compositore statunitense Scott Gibbons - storico collaboratore della compagnia - il compito di riscrivere interamente la musica in base ai movimenti della danza.
Un gradito ritorno è quello di Enzo Moscato attore, autore e regista, innovatore della scena teatrale partenopea e italiana che l’8 e il 9 novembre, alle 21.00, presenta Tà-kài-Tà (in greco antico - Questo e quello), dedicato al grande Eduardo De Filippo, accolto con entusiasmo al suo recente debutto al Napoli Teatro Festival. Uno spettacolo a due voci che non è un racconto né una sorta di sinossi riepilogativa della sua vicenda artistica ed umana. Così come non si basa – né vuole farlo – su alcun dato biografico ‘scientifico‘ o storicamente fondato sulla vita, interiore ed esteriore, che a lui è toccato ‘veramente‘ di condurre. E’ piuttosto un periplo immaginario, fantastico, intorno ai pensieri e ai sentimenti – ante e post mortem - che possono avergli sfiorato, per un attimo, l’anima ed il cuore”. Sul palcoscenico, insieme a Moscato, un’interprete d’eccezione, Isa Danieli, l’attrice forse più eduardiana per rigore, memoria storica e legami artistici.
Presentato nei festival estivi InEquilibrio di Castiglioncello, Castel dei Mondi di Andria e Voci di Fonte di Siena in differenti fasi di elaborazione, Tre atti unici da Anton Cechov arriva alle Vie dei Festival nella sua forma compiuta e debutta in prima nazionale il 10 novembre, ore 19.00 (replica l’11, ore 21.00). La nuova produzione della Compagnia Costanzo Rustioni, è realizzata in collaborazione con Fattore K e con l’Associazione Olinda di Milano, la traduzione è di Fausto Malcovati, la regia è di Roberto Rustioni, anche interprete insieme ad Antonio Gargiulo, Valentina Picello, Roberta Rovelli. Siamo dinanzi a una riscrittura scenica che tenta di scardinare la struttura da vaudeville/farsa di questi atti unici (L'orso, La domanda di matrimonio,) per arrivare all'universale presente in questi piccoli gioielli cechoviani.
La giovanissima formazione, Monstera – rivelazione del Fringe Festival di Napoli - propone Elettra, biografia di una persona comune di Nicola Russo e Sara Borsarelli (10 novembre, ore 21.00; 11 nov., ore 19.00). La vera storia, però, di Elettra Romani - ex ballerina, subrettina e attrice di avanspettacolo - su cui si basa lo spettacolo, è tutt’altro che quella di una persona comune, e i due autori sanno trarre dalle vicende drammatiche che hanno caratterizzato la vita della donna una leggerezza che riesce a divertire e a commuovere, senza cedere a nessun compiacimento. In scena Nicola Russo e Laura Mazzi.
Il 3 e il 4 novembre alle ore 21.00, Marinella Anaclerio affronta Guerra di Lars Norèn, un testo che parla della pace che segue la guerra; uno spettacolo impietoso, duro, costruito su tempi veloci, su di una provocatoria fisicità, un esempio rigoroso di teatro necessario. La storia inizia in modo molto piano: una giornata qualsiasi di una famiglia sopravvissuta ad una guerra civile (Bosnia? Kossovo? Cecenia?): la madre, due figlie, padre disperso. All’improvviso il padre appare al cancello: ha perso la vista... Con la precisione di un entomologo in Guerra (2003) Norèn procede ad analizzare tutte le ferite aperte che queste persone portano come medaglie indelebili, facendole assurgere ad altezze tragiche, dove la cecità del reduce è forse il male minore. Protagonisti Francesco Acquaroli e Antonella Attili, insieme a Pietro Faiella, Cristina Spina, Ornella Lorenzano

Nuovi sguardi per un pubblico giovane è invece un progetto del Teatro delle Briciole dedicato ai ragazzi; dal 2010 la compagnia di Parma ha deciso infatti di ampliare il proprio campo di intervento, affidando a giovani gruppi della ricerca italiana la creazione di uno spettacolo per bambini. La contaminazione del teatro di ricerca con il teatro ragazzi ha stimolato la ricerca di nuovi linguaggi scenici, con risultati davvero originali. Ha dato un esito estremamente interessante l’esperienza con Babilonia Teatri che, per realizzare Baby don’t cry (4 novembre, ore 17.00), ha organizzato tanti laboratori con i bambini, cercando di esplorare il loro mondo; mentre La Repubblica dei bambini (11 novembre, ore 17.00) è forse il miglior spettacolo mai realizzato da Teatro Sotterraneo. E, cosa fondamentale, ciascun gruppo ha portato nelle rappresentazioni gli stessi segni e le stesse poetiche con cui sono da tempo apprezzati e conosciuti.

TEATRO DUE

La sezione ospitata a Teatro Due è dedicata alla Nuova creatività, con la coppia Carullo-Minasi, e alle giovani leve impegnate nella loro formazione nelle strutture didattiche, con gli allievi della Scuola Paolo Grassi di Milano e dell’Accademia Silvio d’Amico di Roma.
I siciliani Giuseppe Carullo e Cristiana Minasi (autori, registi e interpreti) - propongono Due passi sono, progetto vincitore del Premio Scenario per Ustica e del Premio In-Box, in scena il 30 e 31 ottobre e il 1° novembre alle ore 21.00. Due piccoli esseri umani, un uomo e una donna dalle fattezze ridotte rinchiusi in un quadrato-casa come in una scatola, agiscono un delicatissimo dramma. Dialogano, aprendo al pubblico una conversazione che ha un sapore intimo e profondamente umano; una coppia di anti-eroi, Romeo e Giulietta in miniatura, che vogliono sfidare il mito e celebrare il lieto fine nella vita, o quantomeno nella speranza di essa.
Prosegue anche la collaborazione avviata lo scorso anno da Le vie dei Festival con due delle più importanti scuole di Teatro italiane: l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico e la Scuola Paolo Grassi di Milano.
Un passaggio di testimone alle giovani generazioni di artisti: questo il senso più autentico del progetto che ha portato alla creazione di Mistero Buffo e altre storie di Dario Fo e Franca Rame, interpretato dagli allievi della Scuola Paolo Grassi di Milano, insieme a quelli della Civica Accademia d’Arte Drammatica Nico Pepe di Udine, con il partecipe sostegno dei due autori e il coordinamento artistico di Massimo Navone.
Presentato nell’Off dell’ultima edizione del Festival d’Avignone, lo spettacolo giunge a Roma, al Teatro Due, per Le vie dei Festival, venerdì 2 e sabato 3 novembre, alle ore 21.00.
La Storia é fatta di tante storie, ufficiali e popolari: questo è uno dei predicati di Mistero Buffo, ≪giullarata≫ che Dario Fo e Franca Rame misero in scena per la prima volta nel 1969. Lo spettacolo nacque con l'intento di dimostrare l’esistenza storica di un teatro popolare di grande valore, che nulla aveva da invidiare ai testi di tradizione erudita. A più di quarant’anni di distanza, in un contesto storico-sociale profondamente cambiato, l’impatto di queste storie sul pubblico continua a essere forte, immediato, capace di far emergere emozioni, pensieri e ideali condivisi di partecipazione.
Gli omologhi romani della Silvio d’Amico avranno invece ‘carta bianca’ con Battuta libera – monologhi e azioni sceniche: sul palcoscenico si avvicenderanno gli allievi del primo e del secondo anno alle prese con un repertorio, (già sperimentato nel Festival Contaminazioni, autogestito dai ragazzi) che spazierà da autori classici come Maeterlinck alla drammaturgia contemporanea (4 novembre, ore 19.00).
Le vie dei Festival si conclude il 20 novembre con Interno 3, una produzione di Onorevole Teatro Casertano, progetto speciale della Direzione Generale dello Spettacolo del MIBAC. Gli interpreti Nicoletta Braschi, Enrico Ianniello e Tony Laudadio, sono diretti da Francesco Saponaro, l’impianto visuale è curato da Lino Fiorito. Il progetto coinvolge tre drammaturghi provenienti da diverse esperienze letterarie, uno scrittore di narrativa, un poeta e uno sceneggiatore (Igor Esposito, Antonella Anedda, Massimiliano Virgilio); ad ogni autore è stato commissionato un testo che compone un terzo dell'intero spettacolo, i tre atti costituiscono la struttura della messa in scena finale. Luogo e ora restano da definire poiché, per la complessità della sua struttura drammaturgica, lo spettacolo ha bisogno di uno spazio non teatrale.

Il festival conferma inoltre la sua costante sensibilità verso un pubblico che voglia confrontarsi con tematiche e linguaggi attuali e abbassa il prezzo dei biglietti a 15 euro, con riduzione a 12 per i più giovani.
Per Nuovi sguardi per un pubblico giovane, il costo è di 10 euro con il ridotto per i ragazzi a 8 euro;
per gli spettacoli della Paolo Grassi e della Silvio d’Amico è di 7 euro.


Ufficio stampa Simona Carlucci 
 tel. 0765. 24182 - 3355952789 

Associazione Cadmo
 tel. 06. 3202102 - 331.2019941


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