Geniale! Scriverei una recensione spoglia, senza pensieri articolati, con solo quel geniale a lasciare il lettore interdetto. Probabilmente però è un aggettivo che non verrebbe capito, mentre il significato di quel geniale può afferrarlo soltanto chi ha guardato o guarderà lo spettacolo di Filippo Giardina. Il Fondatore di “Satiriasi – L'officina della satira”, presenta al pubblico il suo quinto monologo satirico. Uno spettacolo di Stand-up comedy, genere poco cavalcato in Italia, ma che proprio grazie a Giardina si sta ora facendo largo.
Geniale, una parola abusata e sulla bocca di tutti. Svuotata, impoverita, lanciata nell'arena per mancanza di conoscenza, di spirito critico, di senso del bello, di linguaggio, o anche perché forse ormai è di moda. Filippo Giardina non è un uomo geniale. Il suo spettacolo non è geniale. È molto di più. È probabilmente un uomo che si è chiesto cosa è la satira, cosa comunicare attraverso essa, come comunicare nell'epoca in cui tutto è geniale. Soprattutto, come poter risollevare un genere, tanto svilito da quei personaggi geniali e televisivi: risate vuote, satiri asserviti, ammiccanti, pseudo-politicanti, che per non compromettersi scendono a compromessi, dicono ciò che il luogo comune impone, strizzano l'occhio allo spettatore compiaciuto. Il linguaggio di Giardina capovolge questo sistema consolidato e inerte, corrode e butta i semi di una satira dissacrante, che non risparmia, che non si piega, libera e viva, priva di quegli odiosi ammiccamenti, rovesciando luoghi comuni e il comune sentire, dicendo tutto quel che non avremmo pensato di ascoltare o non avremmo voluto. I temi sono quelli più noti: politica, preti, meritocrazia, omosessualità, donne e altro ancora. Vengono però tritati e mostrati sotto una nuova luce, feroce, insolita, affrontati con scaltrezza, e non privi di profondi spunti di riflessione. Tesi portate all'assurdo ma che lasciano trasparire una logica forte innescando il dubbio che potremmo trovarci di fronte a soluzioni ineccepibili. E se fosse davvero così? Se davvero occorresse aumentare gli stipendi ai politici? Se davvero i preti pedofili fossero le vere vittime? Forse qualcuno potrà obiettare: “Non sono d'accordo”. A questi risponderemo: obiettivo della satira è l'invettiva e non il consenso, il vero satiro provoca e non ammicca, può affermare sostenendo il contrario. Il satiro lancia, sta al pubblico saper raccogliere. Il vero scopo è dunque la reazione: che sia essa una risata (piena e riflessiva) o uno sdegnato grido. Giardina sa farlo, sa mordere, nonostante poi nessun grido si sia levato e tutti abbiano riso di gusto. Segno buono, nonostante l'acre e pungente linguaggio vietato ai minori di 18 anni, addolcito da un sorriso tenero e una faccia da ragazzone buono. Una ventata d'aria fresca; il resto è roba da ammiccatori, da comici svenduti, da personaggi geniali.
Recensione a cura di Alessandro Giova