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domenica 2 dicembre 2012

Sogni lugubri o nuove catastrofi

 (nell'immagine: un'opera di Salvator Dalì)

Ci siamo quasi
ad un tuffo dal cielo,
dalle macerie sorgi
profeta di catastrofi.
Zig zag dell'ego
scricchiolante mondo
crollo..


Necessità di vita
raccatta e fuggi
pria dello schianto,
boom boom
sprofondante,
fuggi
pria che rabbui
che raggiorni
pria
che ti beva
la sete.


Alessandro Giova

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lunedì 18 giugno 2012

Parole contro le parole - Ernesto Ragazzoni

 (nell'immagine: Il bibliotecario di Giuseppe Arcimboldo)

Oggi, non voglio far della poesia,
non voglio stare chiuso contro un tavolo.
Voglio prender la porta, andare via
andarmene, se càpita, anche al diavolo!
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In un giorno di ciel, d’aria e di sole
posso seduto, fabbricar parole?

Io, come il vecchio Amleto, sono stufo

di parole, parole, ancor parole!
Fra tanti pappagalli, sono un gufo
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e disdegno le chiacchiere e le fole.
Se si parlasse meno, quanto il mondo
più felice sarebbe, e più fecondo!

Abbasso i versi e chi li legge e scrive!

Primavera s’annuncia, e vo’ pei campi
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a veder in che modo si rivive
senza bisogno alcun che se ne stampi,
o ne filosofeggino due o tre
sui sedili dei tram, e nei caffè!

Senza soccorso di poeti e sofi

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le siepi vanno rimettendo il verde!
Su per le aiuole crescono i carciofi,
e l’asparago inver nulla ci perde
se vien fuori, a dispetto della critica,
senza affatto occuparsi di politica.

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E così fa la mammola, e fa l’erba,
il pero, il melo, il mandorlo, il ciliegio
che una veste di fiori hanno, e superba,
e daran frutto, senza ciarle, egregio.
Se facessimo un poco come loro:
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chiacchiere niente, e alquanto più lavoro?

Ernesto Ragazzoni
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sabato 26 maggio 2012

Disavanzo quotidiano

 (mell'immagine: Autoritratto con la morte che suona il violino di Arnold Böcklin)

...Stamane il mattino era sì caldo
che a me dettava questa confusione...
(da Alda Merini)


Immenso che non ho
pietra dura, come il cuore
nascondiglio d'insetti

Potrebbe piovere, dentro
gli amari rifugi mentali
capanna di fango, anima

Il perché non chiedere
meglio tristi che illusi
- anche oggi si muore un po'.

Matteo Di Stefano

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domenica 6 maggio 2012

Oggetti

(nell'immagine: Tasso in the madhouse di Eugene Delacroix)


Non andai sulla luna, molto più lontano andai..
Perché è il tempo la linea più lunga tra due punti.


Sei ancora qui
a farmi male
anima trattenuta
nel respiro delle cose.

Scheggia di tempo
d'una vita pur breve
tremula tu fiorisci
ancor tra fiori recisi.

Nel mio bagaglio io
ti porto, caro oblio,
preferito tra i giorni
quello che fu insonne.

Rimarremo sempre;
noi soli sapremo
nel silenzio delle cose
quanto si nasconde.

Alessandro Giova
 
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venerdì 27 aprile 2012

Una poesia di Alberto Bevilacqua

(nell'immagine: The Love Letter di Thomas Sully)


con te
è lo stesso privilegio ogni giorno:
l'esserci già destinati e ancora ignorare
come si fa a morire
(A.B.)

***

amore
distanza che mi tocca con mano
dal suo ambiguo lontano accontenta voglie,
sotterfugio e presagio:
è il dolore che si strazia con l'incanto

occorre tutta la memoria
per tanta storia mai vissuta:
di te mi accorgo solo ora
mia gioia oltrepassata
- qui aspetto
anche se nulla m'invita
che non sia l'eterno invito che da sempre
risorge da se stesso se deluso

sopravvivi, sopravvivi, ragazzetta
arcana come un graffito
nel tuo occhio girato
a guardarmi per l'ultima volta,
occhio che si vela nel vivere e si svela nell'addio

la seduzione, a volte, credimi
è l'essere zero con chi tutto si crede

 (da: Poesie)
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martedì 17 aprile 2012

Casualità sospese

(nell'immagine: un'opera di Enrico Schinetti)

E poi s'incontrano in posti vuoti
le inattese fatalità dei destini,
magma di vite e coincidenze.

Hanno gli occhi bassi, sui fogli
risoluti di vite pianificate;
si tuffano in guizzi d'inchiostro
e scrutano solo ipotesi non dette
nell'affrettarsi del frastuono, binari..
delle porte che vomitano gente,
schermi filtranti pixel emozianali.

Senza sussulti svaniscono infine
come il ghiaccio dai vetri al mattino;
sarebbe potuto è stato e non fu
altro che un passeggero miraggio
un punto in movimento, pensiero
ipotetico; - ed è già folla indistinta.

Matteo Di Stefano
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giovedì 1 marzo 2012

Divergenze

(nell'immagine: un'opera di Zdzisław Beksiński)

L'uomo ama la vita, che è dolore e angoscia, perché ama l'angoscia ed il dolore.
- Fedor Dostoevskij -

***

Quel che voi dite Vita
lo chiamo io annegamento
lento asservirsi alla Noia,
scarna elusione dell'Essere.

Peggio ancora del non-vivere
l'imposizione morale del vivere:
adagiatemi su rive melmose
ch'io viva qui, morendo.

All'ultimo respiro pensiero
udirò pulsante alle tempie
annunciarmi un paradosso:
vivere è fuggir la vita.

Mi spinga allora il vento
ove solo su bianca arena
famelici granchi punzecchieranno
queste amare carni rancide.

Ch'io rinasca tra i flutti
in cui s'incagliano liberi pesci
e s'allontana l'uomo dall'uomo
irretito da ipnotici guizzi;

a me piacciono le bettole
regno di fango, estremo limite
tra umano e inumano, dove
il prodigio ancor mi coglie.

Matteo Di Stefano

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venerdì 17 febbraio 2012

Tracce

(nell'immagine: Natura morta di Fazio Lauria)


Voglio svegliarmi di buon mattino
quando tutto ancora riposa
parzialmente, si stiracchiano i gatti
il sole tende un raggio ai ciuffi,

veder come compatta resiste
la neve, sui tetti e negli angoli
mentr'è già, quasi, primavera
si preparano pollini e mimose,

trovarsi lì, punto di mezzo
nel mezzo d'una mezza stagione
noce di buio nell'universo di luce
frammento di tempo nell'eterno divenire.

Matteo Di Stefano

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sabato 4 febbraio 2012

Il senso ultimo di un autoritratto

(nell'immagine: Il mimo di Mauro Colombo)



Dare forma al sono
non so.
Non esisto.

Ho un corpo,
una faccia,
un sorriso,
una lacrima,
ma vuoto è lo specchio.

Non c'è vita al di là
del recinto.

Noce d'argilla,
goccia di sudore
che scioglie il cerone

Voce,

vibrazione che colma
lo spazio.

Dove mi vedo
se non qui a respirare
la luce tagliente, dove
se non qui a sentire
nascere e morire
una vita.

E Sono,
finché resto qui,
nel recinto di luce.

Matteo Di Stefano
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