“Avevamo finito di cenare. Davanti a me il mio amico, il banchiere, grande commerciante e monopolista ragguardevole, fumava […]. Sorridendo, mi rivolsi a lui. «Pensi: alcuni giorni fa mi hanno detto che lei un tempo è stato anarchico». «Non è che lo sia stato: lo sono stato e lo sono. Non sono cambiato a questo riguardo. Sono anarchico». «Questa è buona! Lei anarchico! E in che cosa lei è anarchico?...A meno che non voglia attribuire alla parola un senso differente...». «Dal comune? No, non glielo attribuisco. Uso la parola nel senso comune».
Comincia così il banchiere anarchico del poeta e scrittore portoghese Fernando Pessoa, pubblicato per la prima volta sulla rivista "Contemporanea" nel maggio del 1922. Il testo, scritto nella forma di un colloquio, è tra i più affascinanti del repertorio Pessoano; un banchiere racconta ad un giornalista le scelte che lo hanno portato ad intraprendere una carriera "apparentemente" in contraddizione con quanto dettato dall'anarchismo. Il giornalista chiede se il banchiere ha rinnegato le sue idee, ma questo risponde con un lungo ragionamento, con il quale spiega perché l'unico modo per essere anarchico fosse diventare ricco.
“Il vero male, l’unico male, sono le convenzioni e le finzioni sociali, che si sovrappongono alle realtà naturali – tutto, dalla famiglia al denaro, dalla religione allo stato. Si nasce uomo o donna – voglio dire, si nasce per essere, da adulti, uomo o donna; non si nasce, a buon diritto naturale, né per essere marito, né per essere ricco o povero, come non si nasce per essere cattolico o protestante, o portoghese o inglese”. Un ragionamento coinvolgente che, passo dopo passo, porta alla decadenza delle false verità e all'affermazione della riscossa individuale come unica forma per affermare l'anarchismo.
Questo capolavoro dello scrittore portoghese va ora in scena dal 1 al 22 febbraio presso il
Teatro Arsenale di Milano, dopo il notevole successo riscosso nella passata stagione. Adattamento e regia sono di Marina Spreafico che afferma in merito:
"Ho scelto Pessoa perché, a mio parere, è uno dei grandi autori, una delle ‘menti lucide’ del Novecento. Ama il paradosso, che amo anch’io, perché è un procedimento che rivela la realtà ‘per assurdo’. Una variazione dell’antico e sempre attuale Castigat, ridendo, mores (castiga, col riso, i costumi). Credo quindi che questo testo sia una miniera di pensiero e che, nella sua spietata inesorabilità, apra voragini sugli usi, i costumi e i comportamenti di oggi e di sempre (...)
L’opera è un racconto in forma di dialogo. Ne ho fatto un adattamento per renderlo fruibile a un ascoltatore, che è persona diversa dal lettore. Il tema è solo in apparenza paradossale in quanto, come sostiene Pessoa, un paradosso ha valore solo quando non lo è. Il banchiere poi viene dal popolo: è un tipo simpatico, accattivante e pieno di senso dell’umorismo: quello che ci vuole per farne un personaggio teatrale".Spreafico che nel suo adattamento aumenta il numero dei personaggi da due a tre: mentre nel testo di Pessoa assistiamo al dialogo tra il giornalista e il banchiere (più che altro un monologo di quest'ultimo), nell'adattamento della Spreafico assistiamo alla comparsa di un personaggio femminile: è l'Anarchia stessa, interpretata da Vanessa Korn, che movimenta e sostiene la causa del banchiere al fine di dimostrare la propria stessa esistenza. Uno spettacolo da tenere in considerazione per quei fortunati che vivono a Milano ed avranno la possibilità di vederlo.
Nota: vivendo a Roma non ho possibilità né di vedere, né di recensire questo spettacolo. Chiunque abbia volontà di scrivere una recensione su questo spettacolo, può farlo inviandola a riflessialmargine@gmail.com. Grazie per il contributo che saprete dare.