Se sei fortunato qualcuno un giorno ti dirà: vai a vedere Antonio Rezza. La prima volta che ho sentito parlare di Antonio Rezza è stato lo scorso anno, quando un intero articolo gli era stato dedicato su TrovaRoma. Campeggiava ad ornamento una foto del volto plastico del Rezza infilato in una tela elastica; l'immagine mi mise addosso molta curiosità. Da allora ho sempre serbato la volontà di andare a vedere quell'uomo curioso che tanto m'aveva destato interesse. A distanza di un anno ho potuto leggere qualcosa su di lui e, soprattutto, vedere i cortometraggi presenti in rete che svelano molto del personaggio. Inevitabilmente quel pulpito di curiosità s'è mutato in smania di voler assistere ad un suo spettacolo dal vivo. Incredibile come personaggi di tale comicità e stazza scenica non vivano che di passa parola. Raramente mi è capitato di leggere di Rezza sui maggiori quotidiani e, perfino ora che si avvicina l'ultimo dell'anno e i giornali abbondano di proposte per il 31 a teatro, Rezza viene dimenticato (o volutamente messo da parte).
Ieri finalmente ho potuto soddisfare la mia curiosità. Ero al Teatro Vascello, parte del fiero pubblico di 7 14 21 28, quarto spettacolo dell'antologica Rezza-Mastrella. Tra il pubblico, composto per la maggior parte da giovani (ed è la prima volta che vedo una netta maggioranza giovanile), si vede anche Max Tortora. Lo spettacolo inizia, un uomo in tutina e a torso nudo si dondola su un'altalena, non parla, fa soltanto smorfie: tanto basta per far partire le prime risate tra il pubblico, tanto basta per capire il potenziale espressivo di Antonio Rezza. Il resto è un fluire bruciante di battute, situazioni, mutamenti, cambi d'espressione e di toni. È un vero vortice di energia che prende anche gli individui più freddi e li denuda dai loro atteggiamenti trattenuti. Imprendibile, si muove nel suo habitat (la scenografia della fedele Flavia Mastrella) come un ossesso funalbolo ed hai l'impressione che ti porterà fino al mattino seguente senza che tu possa rendertene conto. C'è da chiedersi dove finisca l'uomo di spettacolo e dove inizi la follia umana, ma lui è un uomo da palcoscenico e il palco, specialmente quello del Vascello, lo conosce in ogni millimetro. Sa aggrazziarsi i favori del pubblico, sa quando tacere e strappare risate con una semplice espressione facciale, sa improvvisare situazioni modellandosi alle reazioni del pubblico. E guai ad esser permalosi o religiosamente sensibili se non si vuol finire con l'essere oggetto preferito delle sue battute. Squilla un telefono, il nostro funambolo tace, il telefono smette di squillare: - stavo aspetta' che lo spegnevi! Scroscio d'applausi. Un one man show corrosivo, che alterna temi sensibili come il precariato, gli scandali sessuali o il disatro italiano e della sua politica, a scenette di raccordo ed esilaranti con giochi di parole imprevedibili. Inizi a capire perché non ne parlano: non risparmia niente e nessuno. Eppure, non è l'ironia ad personam a cui siamo abituati, Rezza prende il tutto e lo fa oggetto della sua polemica; senza far nomi, senza indicare colpevoli, perché non ne esistono e l'Italia è un fluire continuo in cui chi c'è oggi continua lo sfascio iniziato ieri. E ci scappa anche una bestemmia; lui è così, provocatore. Forse si può restare impressionati, si può gridare alla blasfemia, ma altro non è, il Teatro, che la rappresentazione della vita (e di bestemmiatori quotidiani) e Rezza il suo autorevole portavoce.
E un apprezzamento al "capriolo" Ivan Bellavista che preso dall'estasi rezziana quasi dimenticavo.
Ieri finalmente ho potuto soddisfare la mia curiosità. Ero al Teatro Vascello, parte del fiero pubblico di 7 14 21 28, quarto spettacolo dell'antologica Rezza-Mastrella. Tra il pubblico, composto per la maggior parte da giovani (ed è la prima volta che vedo una netta maggioranza giovanile), si vede anche Max Tortora. Lo spettacolo inizia, un uomo in tutina e a torso nudo si dondola su un'altalena, non parla, fa soltanto smorfie: tanto basta per far partire le prime risate tra il pubblico, tanto basta per capire il potenziale espressivo di Antonio Rezza. Il resto è un fluire bruciante di battute, situazioni, mutamenti, cambi d'espressione e di toni. È un vero vortice di energia che prende anche gli individui più freddi e li denuda dai loro atteggiamenti trattenuti. Imprendibile, si muove nel suo habitat (la scenografia della fedele Flavia Mastrella) come un ossesso funalbolo ed hai l'impressione che ti porterà fino al mattino seguente senza che tu possa rendertene conto. C'è da chiedersi dove finisca l'uomo di spettacolo e dove inizi la follia umana, ma lui è un uomo da palcoscenico e il palco, specialmente quello del Vascello, lo conosce in ogni millimetro. Sa aggrazziarsi i favori del pubblico, sa quando tacere e strappare risate con una semplice espressione facciale, sa improvvisare situazioni modellandosi alle reazioni del pubblico. E guai ad esser permalosi o religiosamente sensibili se non si vuol finire con l'essere oggetto preferito delle sue battute. Squilla un telefono, il nostro funambolo tace, il telefono smette di squillare: - stavo aspetta' che lo spegnevi! Scroscio d'applausi. Un one man show corrosivo, che alterna temi sensibili come il precariato, gli scandali sessuali o il disatro italiano e della sua politica, a scenette di raccordo ed esilaranti con giochi di parole imprevedibili. Inizi a capire perché non ne parlano: non risparmia niente e nessuno. Eppure, non è l'ironia ad personam a cui siamo abituati, Rezza prende il tutto e lo fa oggetto della sua polemica; senza far nomi, senza indicare colpevoli, perché non ne esistono e l'Italia è un fluire continuo in cui chi c'è oggi continua lo sfascio iniziato ieri. E ci scappa anche una bestemmia; lui è così, provocatore. Forse si può restare impressionati, si può gridare alla blasfemia, ma altro non è, il Teatro, che la rappresentazione della vita (e di bestemmiatori quotidiani) e Rezza il suo autorevole portavoce.
E un apprezzamento al "capriolo" Ivan Bellavista che preso dall'estasi rezziana quasi dimenticavo.
Alessandro Giova
7-14-21-28
Compagnia RezzaMastrella - Teatri 91 – Fondazione TPE
Regia di Antonio Rezza e Flavia Matrella
Interpreti: Antonio Rezza e Ivan Bellavista
al teatro Vascello fino al 2 gennaio
(speciale capodanno il 31 dicembre con cena a buffet, brindisi a mezzanotte e asta al buio)
Compagnia RezzaMastrella - Teatri 91 – Fondazione TPE
Regia di Antonio Rezza e Flavia Matrella
Interpreti: Antonio Rezza e Ivan Bellavista
al teatro Vascello fino al 2 gennaio
(speciale capodanno il 31 dicembre con cena a buffet, brindisi a mezzanotte e asta al buio)