mercoledì 20 ottobre 2010

Delitto Pasolini, remake di un giallo irrisolto


Pier Paolo Pasolini

Qual è la verità sul delitto Pasolini? Ucciso per un complotto fascista, morto per una macabra storia di prostituzione giovanile o immolatosi per esser mito? Di verità sulla morte di Pier Paolo Pasolini, oltre a quella processuale che ha portato alla condanna del 17enne Pino Pelosi, ne esistono tante. Fu trovato morto presso l'idroscalo di Ostia la mattina del 2 novembre 1975; il suo corpo, irriconoscibile, portava i segni di un macabro massacro: bastonato e poi schiacciato dalle ruote della sua stessa macchina. A distanza di trent'anni, quella prematura e tragica morte, non smette di ossessionarci. Un giallo irrisolto del quale ognuno conserverà la propria verità.
"Delitto Pasolini - una considerazione inattuale", scritto e diretto da Leonardo Ferrari Carissimi per CK Teatro, ripercorre la memoria di quella mattina di novembre in cui si spense la voce del Poeta friulano. È lo stesso Ferrari a narrare nelle vesti di un giovane aspirante scrittore che sognava di essere come Pasolini; racconta, di quel che è stato, di quelle venti mila lire offerte da Pasolini ad un giovane romano per "farsi dare una toccatina"; poi, il mistero, la fine, il massacro. La scena è spaccata in due: le lamiere metalliche di un cantiere, un manifesto del PCI, la portiera di una vecchia auto, qualche copertone abbandonato, due attori ai due lati del palco. Si ripercorrono i fatti, le teorie, le mistificazioni e i complotti, le verità apparenti e quella che, a dire di Giuseppe Zigaina amico pittore di Pasolini, è l'unica verità: Pasolini organizza la propria morte per esprimere ciò che altrimenti sarebbe rimasto inespresso, attraverso il proprio corpo inerme il poeta ha voluto ricercare un nuovo linguaggio, realistico e mitico al tempo stesso. È questa la stessa verità a cui vuole giungere lo spettacolo, alternando alla narrazione intermezzi tratti dalle stesse parole del Poeta. Una voce registrata avvolge la sala magicamente buia, lo spirito di Pasolini rivive per mezzo delle sue parole e di una proiezione su telo bianco sul quale appariva l'iconografia pasoliniana coi suoi tipici occhiali da sole. È allora così che andarono le cose? Pasolini vide la propria morte? Questo è ciò che - oltre dalla tesi dell'amico Zigaina - emerge dai versi pasoliniani: vide la propria morte, la immaginò, si sentiva vicina ad essa e finì profeticamente come egli stesso aveva sognato. Amava la vita dissero a sinistra, la sua era una voce scomoda; era uno sporco frocio comunista che andava in giro a scoparsi giovanotti per quelli di destra; era ed è una superstar, come James Dean, per Leonardo Ferrari Carissimi.

Far rivivere attraverso il linguaggio teatrale l'ipotesi di una morte mistica è ciò che Ck Teatro ha voluto trasmettere, o ha tentato di trasmettere. Di fatto, l'intera rappresentazione manca di numerosi elementi per far vivere con forza la storia. Voleva essere una speculazione intellettuale; non lo è stata, riducendosi piuttosto ad una monocorde cronistoria di fatti già noti. Elencazione di quel che gli uni e gli altri dicono, contrapposto a quel che gli uni e gli altri rifiutano. Staticità, vibrazioni che mancano, narrazione blanda e ridondante, il fascino del mistero che si spegne come un fuoco in assenza di combustibile. Il teatro di narrazione non è mai contraddistinto da grande azione, l'azione è dettata dalla parola e se la parola non detta l'azione tutto diviene statico, vacuo, spento. Le stesse parole di Pasolini, tratte da poesie come Frammenti alla Morte e Ballata delle Madri (diligentemente scelte), producono cacofonie, distorte da una voce che pare quella delle omelie domenicali; la proiezione distrae, si prende l'attenzione che meriterebbero i versi e l'unica soluzione è chiudere gli occhi per non farsi rapire dal fantasma proiettato sulla scena. Un esperimento da rivedere e d'arricchire: manca infatti, una reale indagine, una forza espressiva che renda reale - almeno sulla scena - quella che è soltanto un'ipotesi. Forse andava posta più attenzione al testo, alla ricerca, per colmare quel vuoto narrativo e ricucire così, quel fil rouge spezzato tra la narrazione e l'audio poetico che avrebbero dovuti fondersi in un tuttuno unitario: un'unica, grande, ipotesi espressiva che assumesse la forza della verità.

Tuttavia, non mi sento di sconsigliarvi questo spettacolo; questo perché, sebbene non si sia prodotto un risultato eccellente, va sempre sostenuto il teatro, sostenuto e criticato, perché solo così si raggiunge una piena maturazione. Inoltre, non c'è spettacolo teatrale che non possa essere preferito alla televisione.

Recensione a cura di Matteo Di Stefano

Delitto Pasolini - una considerazione inattuale

Waiting for Superstar

scritto e direto da Leonardo Ferrari Carissimi e Fabio Morgan.
Con: Leonardo Ferrari Carissimi, Fabio Morgan e Anna Favella.

Teatro dell'Orologio, via dei Filippini 17/a, Roma.
Da venerdì 15 al 24 ottobre.

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